Gli sgomberi portano ai Rom depressione e allucinazioni

Rapporto allarmante sui danni provocati alle comunità che vengono forzatamente sfrattate dai campi

 

Sgomberi e trasferimenti avvenuti a Roma negli ultimi anni hanno avuto dirette conseguenze sulla psiche e sulla salute di bambini, giovani e adulti rom, come “esperienze traumatiche sia a livello individuale che collettivo”.

A lanciare l’allarme, a due anni dalla chiusura del piu’ grande campo rom della capitale, il Casilino 900, e’ l’associazione ’21 luglio’, impegnata per difendere i diritti dei minori rom, nel report ‘Anime smarrite’ presentato questo pomeriggio insieme all’Osservatorio sul razzismo e le diversita’ ‘M.G. Favara’ presso il dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Universita’ di Roma tre.

La ricerca ripercorre il tempo passato dall’inizio dei trasferimenti dei residenti del campo ad oggi, non solo attraverso numeri e dati, ma soprattutto con le storie di chi ha vissuto tutto questo sulla propria pelle. Testimonianze di una “perdita” di uno spazio familiare, di “profanazione” di memoria e di una “violenza sui corpi e sullo spazio subita dalla comunita’ rom”, oggi divisa in diversi villaggi attrezzati o centri d’accoglienza predisposti dal Comune di Roma.

Un’esperienza raccontata da bambini, adulti, famiglie che non riescono a nascondere una “sofferenza nel corpo e nella mente” documentata da ’21 luglio’ e che oggi vivono una situazione di “congelamento forzato”, da cui nella Capitale d’Italia e nella culla della carita’ cristianita, sembra quasi impossibile uscire. La ricerca, realizzata all’interno del programma ‘Italian Roma rights projects’ e finanziata dall’Open society institute, e’ uno studio “etnografico sul malessere psico-sociale che la politica degli sgomberi e dei trasferimenti forzati causa sui bambini, sulle donne, sulle famiglie rom”.

“Forti emicranie, sintomi depressivi, allucinazioni, stati d’ansia, attacchi di panico, insonnia- si legge nel report- Molte persone a seguito di questa diaspora hanno davvero presentato delle sofferenze manifestatesi nel corpo e nella mente e difficilmente risolvibili. La violenza simbolica che in loro ha esercitato lo sgombero- prosegue- ha avuto degli effetti inattesi e dolorosi. Non e’ stata solo una deportazione di corpi da un posto all’altro, ma e’ stata anche una violenza sulla rappresentazione che dell’abitare aveva un’intera comunita’”.

“Lo sgombero di Casilino 900- spiega l’associazione ’21 luglio’- ha provocato negli ex residenti, spostati come oggetti scomodi in realta’ abitative provvisorie e marginali, conseguenze psico-sociali, uno strappo multiplo dal territorio con conseguenze drammatiche: da una parte lacerando la memoria dei ‘se” e violentando le storie individuali fatte di ricordi, di oggetti, di storia e di luoghi, dall’altra tentando di sgretolare la memoria identitaria di un popolo perennemente in diaspora quale e’ quello rom”.

I rom del Casilino 900 (618 persone tra cui 273 minori, spiega il report), sono stati trasferiti in 4 campi autorizzati: Salone (circa 200 persone), Candoni (96), Camping River (173), Gordiani (40) e in un centro di accoglienza del Comune di Roma in via Amarilli (64). Altri invece hanno trovato soluzioni autonome.

“Lo sgombero e trasferimento forzato degli abitanti del Casilino 900- prosegue l’associazione- sono iniziati il 19 gennaio 2010 e si sono conclusi il 15 febbraio 2010. Poco tempo per sradicare e strappare la vita di piu’ di 600 persone. Ancora una volta l’abitare imposto ai rom si e’ connotato come un abitare inferiore, ai margini, spostati ancora da quelle che ormai erano le loro radici, fisse al territorio. Ancora una volta l’alibi del presunto nomadismo dei rom, molto utile soprattutto nelle campagne elettorali, ha legittimato la violazione del diritto alla casa degli stessi”.

Sott’accusa anche i piu’ di 420 sgomberi realizzati dall’inizio del Piano nomadi a Roma. Secondo l’associazione, durante gli stessi “sono stati sistematicamente violati i diritti dei minori all’abitazione, all’integrita’ personale, alla salute, all’istruzione, nonche’ il divieto di discriminazione sancito dalla Convenzione internazionale di New York sui diritti dell’infanzia”, ratificata anche dall’Italia.

“Speriamo che questo report- conclude l’associazione- che si propone come una piccola testimonianza di negazione del diritto a star bene, possa contribuire allo ‘scongelamento’ e serva a molti per conoscere e riconoscere il diritto che ogni uomo e donna ha di abitare la propria storia”.

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