Roma. Chioschi abusivi nella spiaggia di Capocotta, l’ombra dei clan

A Ostia il lungomuro di cemento resiste nonostante le denunce dei Radicali

ROMA – Le recenti cronache sulla chiusura di alcuni chioschi, tra cui quello naturalistico, sulla spiaggia di Capocotta ha lasciato molti habituè attoniti. Anche perchè il provvedimento è arrivato proprio alla vigilia del Ferragosto.

La storia è ben nota. Nel 1999 la giunta Rutelli rilasciò un’autorizzazione per mettere un po’ d’ordine su questo fazzoletto di litorale da sempre meta anche dei naturalisti. Così al km 9,500 della via Litoranea Ostia-Anzio le baracche improvvisate da gestori senza licenza lasciano il posto ad alcuni chioschi autorizzati dallo stesso comune fino al 2010, ai quali verrà poi data una proroga di altri 5 anni. Ed eccoci al 2015 quando il X municipio di Roma Capitale scopre improvvisamente che l’oasi è abusiva, che i gestori dei chioschi non hanno pagato quanto dovuto per le concessioni e  ordina la demolizione delle strutture Zagaja, Mediterranea, Settimo cielo, Porto di Enea e Mecs Village.

Il Corriere della Sera riporta che proprio in quell’area “Sic”, Sito di Interesse Comunitario e Zona a Protezione Speciale,  sta indagando la Procura per far luce su alcuni aspetti poco chiari. In primis sulle società fittizie che orbitano attorno a questo business, alcune delle quali  sarebbero riconducibili al clan dei Casamonica.

Questa vicenda  tuttavia innesca alcune riflessioni e domande. Ad esempio sul perchè vengono fatti i controlli solo adesso e perchè i gestori hanno potuto operare nella massima tranquillità. I chioschi, infatti, dovevano occupare un’area massima pari a 60 metri quadrati. Invece, queste strutture si sono allargate con il tempo, senza che gli enti di controllo intervenissero. 

Ma c’è dell’altro. Non si riesce a capire come mai nella vicina Ostia non sia stato abbattuto  il lungomuro di cemento, come chiedono da mesi i Radicali, per dare la possibilità ai cittadini  di accedere in qualsiasi momento dell’anno alla spiaggia. Insomma siamo alle solite, due pesi e due misure. C’è chi parla di Capocotta come del Far West, ma le regole dovrebbero essere valide per tutti.

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