Referendum: D’Alema, con no addio partito nazione. LE FOTO

ROMA – E ora le stoccate si intrecciano intorno alla questione della data di celebrazione del Referendum sulle riforme.

“Abbiamo parlato a lungo delle personalizzazioni referendarie fatte dai politici, ora vedo anche professori universitari e tutti hanno detto che e’ un errore fare le personalizzazioni. Bene: adesso abbiamo smesso di personalizzare. Adesso che la discussione non e’ piu’ sulla personalizzazione, io speravo che si arrivasse alla questione sul contenuto del Referendum, non sulla data”. Matteo Renzi lo dice dalla Cina e Massimo D’Alema gli risponde da Roma, all’esordio del Comitato per il No che sara’ presieduto da Guido Calvi. “Trovo sgradevole questo non voler dire la data del Referendum. Una furbizia. Vorrei che si definisse la data perche’ ci si possa pronunciare. 

Abbiamo ascoltato minacce di dimissioni, di caduta del governo. Salvo poi tornare indietro e dire che non ci si dimette piu’, perche’ intanto i sondaggi erano cambiati”, accusa l’ex premier. “Se vince il no non ci saranno elezioni anticipate”, aggiunge D’Alema che trae pero’ comunque una conseguenza politica da un simile esito del Referendum: “Segnerebbe la fine di questa idea del Partito della Nazione, un progetto dannoso che ha provocato una frattura fra il popolo della sinistra e il Pd. Sarebbe un risveglio positivo per l’Italia. Anche per questo vorrei che questa organizzazione su base volontaria”. E allora, e’ vero che D’Alema torna a rimproverare che “solo alle ultime elezioni il Pd ha perduto piu’ di un milione di voti, una parte importante di quello che un tempo era definito il popolo della sinistra”, e a chiarire che “a questo popolo vogliano offrire una occasione di impegno civile, di partecipazione, di impegno politico e non – sottolinea – offrire un partito”, tuttavia l’ex premier si rivolge alla platea con un “non perdiamoci di vista, non solo da qui al Referendum ma anche dopo”. Perche’, avverte, “c’e’ bisogno di uno spazio di partecipazione e militanza in cui si possa sentirsi orgogliosi di essere militanti della sinistra, del centrosinistra e del mondo cattolico democratico”. Nel muro contro muro a distanza, Renzi non e’ tenero con i suoi critici, cui manda a dire che “se dedicheremo almeno lo stesso tempo che abbiamo dedicato alla personalizzazione e alla data, al dibattito su che cosa cambiera’ dopo questo Referendum, sara’ un grandissimo servizio che tutti insieme svolgeremo al Paese”. 

Se il Referendum passera’, e’ il mantra dell’inquilino di Palazzo Chigi, “sara’ molto piu’ semplice per i cittadini partecipare alla cosa pubblica perche’ ci sara’ un obbligo per il parlamento di discutere le leggi di iniziativa popolare, cosa che oggi non esiste, e contemporaneamente ci sara’ l’abbassamento del quorum, e quindi elementi che aiuteranno la partecipazione”. Di tutt’altro avviso il fronte del No. E’ ancora D’Alema a dire “non voglio negare il valore della governabilita’, ma il tema della democrazia non puo’ essere ridotto al problema della governabilita’”. Peggio, “il Paese – accusa – e’ vittima di una idea della riforma fasulla. Non so quali cose straordinarie dovrebbero derivare da questa pasticciata riforma costituzionale e una parte della campagna dovra’ tendere a demistificare questa paccottiglia ideologica”. Il tutto, sottolinea ancora l’ex presidente del Consiglio, con un’aggravante: “Questa riforma e’ stata approvata da un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale. Senza quella legge non ci sarebbe stata la riforma. Nessuno, come e’ noto, ha vinto le elezioni. 

Non si puo’ dire che la maggioranza di governo che ha cambiato la costituzione avesse il mandato dei cittadini. Si tratta di una maggioranza che si e’ formata grazie alla trasmigrazione di parlamentari da un gruppo ad un altro. C’e’ un vizio di origine molto grave che costituisce un precedente preoccupante. E’ chiaro che non e’ cosi’ che si cambiano le Costituzioni”. E se D’Alema pungola la sinistra Dem ammonendo che “attendono che Renzi cambi la legge elettorale ma questa iniziativa non c’e’, ne’ e’ stata annunciata”, ecco Gianni Cuperlo rivendicare che “c’e’ una parte della sinistra che al Referendum vuole votare No e anche l’incontro di oggi a Roma ne ha offerto un’immagine chiara” e che “l’errore piu’ grande per il vertice del Pd e’ ritenere quelle donne e uomini un avversario o espressione della conservazione”. “Ancora una volta, come da mesi, il mio appello – avverte – e’ a non sottovalutare le ricadute di una frattura destinata a pesare anche sul clima e sulle speranze di ripresa”. Un’altra bordata verso il Nazareno arriva proprio da Guido Calvi, a lungo parlamentare Pds e Ds, e avvocato, anche per conto del partito: “Questi continui rinvii sono inquietanti e mi ricordano molto quello che accade nei tribunali quando l’imputato non sa come  difendersi e cerca di dilatare i tempi, fino ad arrivare alla prescrizione”, dice sempre parlando del nodo convocazione del Referendum

Condividi sui social

Articoli correlati