Nella Sicilia che brucia il centrodestra continua a perdere pezzi

PALERMO – “C’è tanto odio che ritenevo umanamente inimmaginabile”. Con queste parole Nello Musumeci, candidato per l’espace d’un matin  del blocco politico destro- autonomistico, ha sintetizzato l’impossibilità in Sicilia di definire un credibile quadro unitario del centrodestra.

In questo modo  si sta dipanando la vicenda elettorale del dopo Lombardo nelle destre siciliane, che nulla ha a che vedere con il cosiddetto progetto regionalista. Si tratta piuttosto di una resa dei conti tra i primi responsabili del disastro siciliano in una terra che brucia.
La Regione è sull’orlo del baratro non ha più risorse, come ha dichiarato l’assessore al bilancio Gaetano Armao. Niente stipendi per i dipendenti a tempo determinato, al precariato, niente cofinanziamento  per la spesa sanitaria, per la forestazione, per i dissalatori, per le attività antincendio e ovviamente per la catastrofe dei rifiuti. Insomma con la crisi di liquidità e il rischio di sforare il patto di stabilità il fallimento economico della Regione è alle porte.

Un quadro  economico allarmante e disperato

In questo quadro allarmante e a tratti disperato dal punto di vista economico e sociale con a rischio 120 mila posti di lavoro nel prossimo anno, le elezioni  regionali anziché semplificare il quadro lo aggravano ulteriormente. Le contraddizioni i personalismi e le cristallizazioni del centrodestra stanno esplodendo in tutta la loro deflagrante violenza. E’ stata ormai sancita la spaccatura tra Musumeci e Miccichè con l’ufficializzazione della candidatura alla presidenza di Gianfranco Miccichè l’eterno ribelle che, nonostante la benedizione di Berlusconi, ha rotto gli indugi lanciando la sfida della ”lega sud” dopo aver ricevuto il sostegno del Partito dei Siciliani (l’ex MPA di Lombardo) di Movimento Popolare e FLI) “da questo momento- ha dichiarato il leader di Grande Sud – il mio impegno sarà rivolto all’allargamento della base politica che mi sostiene”. Una dichiarazione generica che non vede all’orizzonte concrete possibilità di coagulo atteso che Nello Musumeci ha già chiuso l’alleanza con PDL, PID, ADC, la Destra,  la componente Fare futuro di Urso e la lista civica “fai da te” del capogruppo all’ARS Innocenzo Leontini. Un centrodestra diviso e appesantito da veti incrociati che continua a perdere pezzi se è vero che anche il dimissionario sindaco di Ragusa Nello Dipasquale, ex esponente di spicco del PDL, ora promotore del  movimento Territorio, collegato con il gruppo di Zamparini avrebbe deciso di fare il salto dello steccato, candidandosi con la lista di Crocetta.

L’unica proposta innovativa è quella di Crocetta

L’unica proposta realmente innovativa e rivoluzionaria appare,appunto, quella di Saro Crocetta al quale  andrà oggi l’ufficializzazione del sostegno del PD Siciliano che ha convocato la sua direzione, anticipata da una dichiarazione del segretario Peppe Lupo il quale ha ribadito che l’alleanza con l’UDC post e anti Cuffaro, non può essere messa in discussione perché rappresenta il vero germe del cambiamento in Sicilia.
Certo anche in questo campo non mancano i distinguo legati soprattutto alla posizione della sinistra SEL e Federazione della Sinistra che avrebbero indicato alla poltrona di governatore Claudio Fava, il quale nonostante le resistenze di Orlando e IDV – che starebbero interloquendo con il magistrato Antonio Ingroia – ha dichiarato che quest’ultimo non accetterà mai, e che quindi lui andrà avanti.

 Assessori nominati da Lombardo attaccano l’ex governatore

Intanto alcuni assessori (Vecchio e Venturi) nominati da Lombardo lanciano strali contro l’ex governatore contestandolo apertamente, l’ultimo in ordine di tempo è il vicepresidente della regione il magistrato Massimo Russo che ha annunciato le sue dimissioni dichiarando la propria netta contrarietà alle scelte di Lombardo. In un clima da Titanic dunque si gioca una partita sul filo di lana fra i tre contendenti principali che, con il centrodestra diviso, vede Crocetta in crescita soprattutto per il grande consenso che sta ottenedno fuori dalle tradizionali geometrie politiche grazie ad associazioni, movimenti e personalità che in Sicilia si stanno schierando al suo fianco all’interno una rivoluzione della dignità siciliana con un programma all’insegna dello sviluppo, del lavoro e della legalità.
Intanto a Roma si osserva con grande attenzione questo laboratorio nel quale si stanno sperimentando alchimie vecchie e nuove che lasceranno segni importanti nel quadro politico. Nel profondo tutti sanno infatti che mai come in questo caso è valida l’affermazione di Goethe secondo la quale “La Sicilia è la chiave di tutto”.  Nella nostra Isola in queste otto settimane si gioca una sfida che anticipa e forse apre la strada a quella per il governo del Paese.

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