La crisi è finita. Non si suicida più nessuno. Tutte balle

Dall’inizio dell’anno 135 suicidi. Nel 2011 oltre 11mila aziende fallite

ROMA – Ma chi mai avrà messo in giro la voce che ormai la crisi economica sta lasciando il nostro Paese, quasi fosse una perturbazione meteorologica? E per quale motivo adesso non si parla più di suicidi?
Di uomini e donne che mangiati dalla crisi economica tentano il gesto estremo. Di quelli che non riescono a far fronte alle tasse, al costo della vita diventato impossibile. Quello di imprenditori onesti che chiudono le aziende schiacciati dalla concorrenza dei prezzi a ribasso. Quello di operai e lavoratori che perdono il lavoro e cadono nel dimenticatoio delle politiche.
Insomma sembra quasi che se il fenomeno viene dimenticato significa che è stato superato, anzi è scomparso del tutto.

Tuttavia il bollettino riportato attraverso i fatti di cronaca parla da solo, nonostante i dati siano parziali. Dall’inizio del 2012, infatti,  si sono suicidate ben 135 persone. Non ultima la tragedia avvenuta ieri dalla Sardegna, dove Luca Guspini, 37 anni, si è tolto la vita perchè aveva perso il lavoro e non riusciva a trovare un’altra occupazione. Non è servita una laurea da 110 e lode in Scienze del Turismo e l’iscrizione nel registro professionale delle guide turistiche, a salvare dalla disperata situazione il giovane, ormai in preda all’incertezza.
E sempre ieri, proprio un collega di Guspini, avendo anche lui perso il lavoro, ha tentato di darsi fuoco con la benzina, ma è stato fermato appena in tempo evitando così l’ennesima tragedia.

Un dramma sul dramma che l’Associazione Artigiani e Piccola Impresa CGIA Mestre  conosce molto bene, tant’è che qualche mese fa aveva  chiesto “al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di intervenire facendo capire che le istituzioni sono vicine a chi quotidianamente è chiamato, tra mille difficoltà, a fare impresa”.
E a finire su questo lungo bollettino di guerra emergono drammi inconfessabili. Emerge l’impotenza e la vergogna di chi ha perso il lavoro, la piccola azienda, oppure di chi cade nella perenne  frustrazione a causa delle difficoltà economiche, in cui la dignità viene spesso cancellata come neve al sole.  
 
E poi  c’è qualcosa che accomuna tutti, ovvero il grande senso di ingiustizia che di fatto fa perdere ogni speranza, che aumenta  la vergogna in cui il silenzio diventa l’unica arma di sopravvivenza.

Dal 2008 al 2010 – sempre secondo la Cgia Mestre – i suicidi per motivi economici aumentarono del 24,6%.  E pochi mesi fa sempre l’associazione mestrina scrisse che i suicidi continueranno ad aumentare. Ancora una volta sono i dati a parlare da soli.

Solo nel 2011 sono state ben 11.615 le aziende costrette a chiudere i battenti per fallimento. Un primato negativo che non si verificava da anni. A questi si aggiungono  migliaia di lavoratori e lavoratrici rimasti senza lavoro e senza, quindi, nessuna fonte di sostentamento.
E ancora il premier Monti, quasi volesse farci credere di avere la verità in tasca, ci racconta la favola della crisi superata. Intanto di suicidi si parla sempre meno perchè quando la carne brucia non servono gli estintori, ma una politica dell’umanità.

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