Grillo Casaleggio. E’ facile barare giocando al solitario

ROMA – È facile vincere barando a un solitario. Se non ti vedono, poi, non rischi neanche di fare brutte figure. Se non con te stesso. In politica, e all’interno di uno schema democratico, non è altrettanto facile farlo. Prima di tutto perché non sei il solo a giocare.

E poi perché c’è, o almeno si spera che ci sia, un soggetto che ha il compito di stare lì, dietro alle tue spalle, a verificare e nel caso segnalare a tutti quelli che con te stanno giocando se stai barando: fino a poco tempo fa questo soggetto lo avrei definito “stampa”, oggi lo chiamo”informazione” come insieme di soggetti formali e informali che operano in un sistema ogni giorno di più articolato e multiplo.

Chiariamo.
Ogni soggetto politico che voglia barare è allergico al sistema informativo. Berlusconi per vent’anni ha messo sotto tutela e a suo servizio la televisione generalistica e ha tentato in tutti i modi di fare altrettanto con la carta stampata e l’editoria cercando di soffocarle attraverso il controllo dell’acquisizione della pubblicità e della distribuzione e ricattando i giornali con il continuo tira e molla sull’erogazione dei contributi pubblici unico salvagente rimasto per molti medi e piccoli giornali non allineati davanti allo strapotere pubblicitario e distributivo del Cavaliere. Ma è difficile davvero tenere sotto controllo un sistema così vasto e ogni giorno sempre più articolato anche con il presentarsi sulla scena di nuovi media o il riemergere di vecchi come la radio.


Lentamente, un altro protagonista di oggi della scena politica italiana ha tentato – e con successo – di controllare i flussi di informazioni e di accreditamento dei messaggi e delle fonti su Internet. Non lo ha fatto attraverso un processo commerciale e imprenditoriale massivo come Berlusconi su Tv e editoria (anche se investimenti è evidente che siano stati fatti) ma attraverso un’operazione di marketing spregiudicata e progettata con largo anticipo. E fondata su un doppio binario: auto accreditamento come fonte e manipolazione dell’informazione. Sto parlando ovviamente del duo Grillo (il corpo fisico del messaggio) e Casaleggio (lo stratega e organizzatore dell’operazione). E per mettere in atto l’operazione hanno fatto conto sulla natura stessa del target sul quale avevano deciso di operare: gli italiani. Gli italiani allergici allo studio e alla conoscenza delle lingue e quindi impossibilitati a osservare quali fossero i processi in atto su Internet nel resto del mondo. Gli italiani con un ritardo di almeno 5 anni sugli standard europei e americani sia sul piano culturale che tecnologico sempre in relazione all’uso e all’accesso della rete. Gli italiani delusi e disgustati da vent’anni di berlusconismo, che non ha interessato con la sua degenerazione politica, etica e culturale solo Berlusconi e i suoi supporter ma l’intero sistema politico, culturale e informativo tradizionale. Gli italiani, perciò, senza nessun antidoto davanti a un’operazione di marketing politico fondata su un mix di populismo, senso di missione identitaria, creazione di una descrizione della realtà altra e non confrontabile, discredito e rifiuto di ogni voce o soggetto esterno al cerchio degli eletti e illuminati dal messaggio.
Come è successo? Quale è stata l’operazione?

Partiamo da un fatto, analizzato e descritto con attenzione dagli esperti di marketing virale e e-commerce sulla rete (fra i quali Gianroberto Casaleggio che su questo ha scritto più volte). Il 90% dei contenuti della rete vengono prodotti dal 10% degli utenti della rete stessa. Tecnicamente i soggetti che compongono questo 10% vengono definiti “influencer”, e sono quei soggetti che con i propri contenuti spostano le percentuali di accreditamento di soggetti, informazioni, messaggi e merci nei flussi di informazione della rete stessa. Questo era già stato assodato prima della comparsa e del successo dei Social network. Dove l’azione e il peso delle informazioni messe in rete dagli influencer vengono moltiplicate a dismisura dai meccanismi di condivisione. Con effetti ancora piu “distorsivi” visto che i social ogni giorno di più vengono utilizzati come fonte primaria dai media tradizionali.

Non è un caso che ancor prima dell’esplosione del fenomeno Social, Casaleggio e Grillo abbiano creato un network interno attraverso il blog e soprattutto attraverso la rete di MeetUp. È li dove si è sperimentato il ruolo che poteva giocare un gruppo coeso e professionale di influencer su una rete e su un gruppo sociale (i lettori/commentatori del blog e la comunity dei MeetUp). È li dove si sono sperimentate le tecniche che paradossalmente ieri Grillo (ma sospetto che sia stato Casaleggio a scriverlo quel post) denunciava come “schizzi di merda” messi in atto da troll, fake e multiuser etc pagati da chi vorrebbe creare divisioni e spaccature nel M5S. Il movimento si è formato (anche ideologicamente) grazie a quelle tecniche. La sua coesione si è creata attraverso la selezione operata attraverso tecniche di attacco e discredito di ogni dubbio e voce critica. Fa sorridere oggi che Grillo (Casaleggio) denunci tecniche e operazioni che per anni lui (loro) hanno teorizzato, sperimentato e poi messe in atto.


Attenzione, non si tratta di una novità questo tipo di marketing e di manipolazione del consenso su uomini, idee e merci. Lo è in Italia. Nel resto del mondo queste tecniche vengono utilizzate abitualmente da grossi gruppi economici e lobby. Ci sono numerosi casi (negli Usa quelli più documentati) di scienziati, tanto per fare un esempio, che si erano esposti pubblicamente sulla riduzione della CO2 e hanno subito attacchi uniformi e coordinati in rete (insulti, calunnie, insinuazioni, informazioni false, studi falsi che smentivano le loro ricerche etc etc) messi in atto da centinaia di identità che, a distanza di tempo e dopo che questi scienziati erano stati discreditati e avevano subito danni anche molto gravi sul piano accademico e professionale, si sono rilevate fittizie e riconducibili a pochissime persone che in alcuni casi sono state individuate come dipendenti di società collegate alla lobby del settore petrolifero.
Il M5S è passato in poco meno di un anno da un 7 o 8% a livello nazionale al 25 di oggi. Milioni di elettori delusi dagli altri partiti che hanno dato fiducia al movimento e al loro programma di profondo e radicale cambiamento grazie a nessaggi rilanciati in rete da un gruppo impressionante per corsione e continuità di influencer. Ma si tratta anche di milioni di elettori e simpatizzanti e in alcuni casi attivisti che non sono stati selezionati e formati all’interno della rete chiusa ideata da Casaleggio e Grillo, e che quindi mantengono senso critico e soprattutto si confrontano nella società. Non sono “cittadini a 5 stelle”, sono cittadini e basta. E che se vedono che le azioni e le dichiarazioni degli eletti e Grillo non corrispondono a quel progetto al quale hanno aderito e soprattutto toccano con mano che le decisioni le prende solo il megafono, che c’è uno che conta molto più di uno e che non c’è nessuna consultazione con gli elettori, parlano, scrivono sul blog, protestano. Ci sarà anche qualche ex avvelenato (e qui mi domando quante siano state davvero le epurazioni negli anni partendo dalla base), dubito che ci siano soggetti organizzati (vista la pochezza sul web di partiti tradizionali), ma la stragrande maggioranza dei commenti critici sul blog e sulla rete tutta è di persone che hanno votato una cosa e hanno scoperto, indignati, che era altro. E con il post di ieri Grillo (Casaleggio) ha fatto una scelta: tenersi stretti gli attivisti formati e selezionati, loro unica arma di propaganda certa, e insultare, e perdersi per strada, una fetta dell’elettorato di opinione che si erano conquistati in pochi mesi.
Questo mi fa pensare che anche il blocco di parlamentari a 5 stelle non sia così monolitico come hanno cercato di farci credere.

Condividi sui social

Articoli correlati