L’unità e la coesione nazionale nel pensiero di Napolitano. Ma 5 Stelle si chiama fuori

ROMA – Una giornata eccezionale, una iniezione di democrazia, un fermo invito all’unità nazionale, che riguarda il Parlamento, le forze politiche,le istituzioni. Giorgio Napolitano ,  88 anni la cui storia , a partire da quella di comunista,va di pari passi con tutti i più grandi , belli, brutti, terribili, avvenimenti del secolo che se ne  è andato, nel suo intervento alla Camera subito dopo aver giurato sulla Costituzione, ha tenuto una vera e propria  “lectio magistralis”.

Ha suscitato emozioni, si è commosso ed ha commosso, ha  raccolto ovazioni da stadio, più volte deputati e senatori si sono alzati in piedi in segno di rispetto e di consenso. Già consenso ,anche quando Napolitano   li ha bacchettati per non  essere stati capaci di fare le riforme, prima fra tutte quella elettorale e quella della seconda parte della Costituzione  In alcuni passaggi  ha usato toni durissimi,  di una forza eccezionale pur nella semplicità del parlare.  “ Troppe le omissioni,i guasti,e le irresponsabilità tra le forze politiche”, ma dice anche che senza partiti non c’è democrazia, che i partiti devono cambiare profondamente. Gli applausi scrosciano “ Il vostro applauso- risponde il Capo dello Stato- non induca a nessuna indulgenza” I grillini non battono le mani, non si alzano in piedi, come fanno i parlamentari di tutti i gruppi a dimostrazione che le parole del Capo dello Stato colpiscono nel segno. Si alzano in piedi solo all’entrata nell’aula di Napolitano. Qualcuno  non ottempera l’ordine di scuderia e applaude.

Offrire una immagine di fiducia e coesione nazionale

. Addirittura hanno avuto bisogno di una riunione per decidere il loro comportamento in aula. Fatto gravissimo. Non si trattava di un  voto per cui il gruppo si riunisce e discute. Qui era in gioco il rispetto al Capo dello Stato. Si poteva , certo non applaudire, i passaggi che si fossero ritenuti contrari alle scelte politiche di 5 Stelle. Ma non essersi degnati di un applauso neppure quando Napolitano ha giurato sulla Costituzioine  è stato un segno chiaro di distinzione, quasi che il Parlamento, il Capo dello Stato non fosse anche “ cosa loro”. E poi alla fine nessun commento alle parole del Presidente della repubblica. Altra riunione, nessuno può parlare, sembra che deputati e senatori che dovrebbero rappresentare,oltre i loro elettori, il popolo italiano, senza vincolo di mandato come dice la Carta  siano imbavagliati, incapaci  di dare un segno di autonomia. Napolitano motiva la sua rielezione, cosa mai avvenuta. E quando ne parla si commuove. L’aula avverta la eccezionalità dell’avvenimento. “ Non prevedevo la  rielezione- afferma- è un fatto legittimo ma eccezionale. Bisogna  offrire al mondo un’immagine di fiducia  e di  coesione nazionale. Pedr questo non poteva declinare, ero preoccupato per le sorti del Paese”. “ Coesione nazionale” sarà questo il filo rosso del messaggio che il Capo dello Stato rivolge alle forze politiche. La sostanza della “ lectio magistralis”è tutta qui. La La “lezione” affronta il problema delle alleanze, delle intese che non sono “inciucio”, della necessità che le forze politiche trovino nforme di accordo per governare quando nessuna, da sola, è in grado di farlo. Ancora sulla democrazia, la piazza, il web, il Parlamento , le istituzioni, non ci può essere contrapposizione. E si rivolge a tutte le forze politiche presenti.

Respingere gli accordi, una regressione della democrazia

Ai grillini  indirizza parole molto chiare. Apprezza  il loro impegno per il cambiamento, ma indica la giusta via, quella di “ una feconda, anche se aspra dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante  della contrapposizione tra Piazza , Rete e Parlamento”. A maggior chiarezza, senza mai indicare formule di governo, perché – sottolinea-non è nei compiti c la Costituzione gli assegna, afferma che “respingere gli accordi è una regressione della democrazia”. Ed alza la voce, per farsi meglio ascoltare: “ Se mi trovo di nuovo di fronte a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze  dinanzi al Paese”. La giornata , emozionante, solenne, si conclude con la deposizione della corona all’altare della patria, poi Napolitano rientra in quel Palazzo che pensava di dover lasciare. Suona l’inno di Mameli. Sventola il tricolore. Domani è un altro giorno. Riprendono le consultazioni per dare un governo al Paese. Ma quell’unità nazionale , quella coesione che Napolitano auspica non c’è.’ 5 Stelle si chiama fuori, boccia l’intervento del Capo dello Stato. Dice Matteo Orfini delle segreteria dimissionaria del Pd che  “ l’unità nazionale c’è se tutte le forze politiche sono d’accordo. Ma i grillini non lo sono. Un governo  che non vede il consenso di tutti non lo voterei”. Domani é un altro giorno anche per il Pd che riunisce la direzione nazionale. Il futuro ha un volto ignoto.

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