Berlusconi fonda il partito dei piazzisti. Un premio a chi vende di più

ROMA – Visto che nei prossimi anni i finanziamenti ai partiti verranno aboliti o comunque fortemente ridotti, ecco la trovata del Cavaliere che punta ad un partito con un organigramma tipo Fininvest e soprattutto economicamente autosufficiente.

Il progetto su cui sta ragionando il Cavaliere (al quale pensa sin dalla sua discesa in campo, ndr)  prevedrebbe una rivoluzione nel modo stesso di intendere il partito politico. Ovvero, addio Pdl in quanto forza politica strutturata secondo i vecchi schemi e riti, e avanti tutta su una struttura snella, senza tessere e sedi locali, capace di autofinanziarsi, e soprattutto non imbrigliata in scale gerarchiche. Il che significa che Berlusconi resterà sino alla fine il vero e solo deus ex machina del partito.
Ovviamente sta già selezionando i candidati alla poltrona di amministratore delegato al servizio del presidente, tra i papabili Montezemolo, Barilla, Todini, Averna, Benetton, Marchini, ma sin ora nessuno di questi sembrerebbe davvero interessato. Nello specifico Marchini e Barilla hanno già fatto sapere di non essere interessati. Ma serve un candidato da trovare nel caso in cui il prossimo pretendente del centrosinistra a Palazzo Chigi fosse Matteo Renzi, contro il quale Berlusconi ha già dichiarato più volte di non voler correre.

Il primo effetto simbolico della svolta impressa da Silvio Berlusconi è il cambio della sede. Ai primi di luglio, gli uffici del partito che potrebbe tornare a chiamarsi Forza Italia si trasferiranno in un palazzo di piazza San Lorenzo in Lucina, abbandonando l’edificio di via dell’Umiltà, che ospitò nel secolo scorso il padre del Partito popolare don Luigi Sturzo. L’atto in sé rientra nella politica del contenimento dei costi, dopo l’abolizione del finanziamento pubblico. Il risparmio si aggira sui due milioni di euro l’anno (dagli attuali 2 milioni e 800 mila a 720 mila). Il trasloco però ha un valore simbolico. Si chiude un’era e se ne apre un’altra. Azzerati gli attuali coordinatori, spazio a manager e imprenditori che dovranno garantire obiettivi finanziari attraverso la raccolta di fondi per sostenere l’attività politica. A ognuno dei neo “amministratori” del partito sarà infatti affidato un traguardo economico così come in passato si faceva con le tessere o più nobilmente con un programma politico da realizzare illustrato semmai durante un congresso. Il progetto di Berlusconi, è però suscettibile di ulteriori modifiche o definitivi ripensamenti, visto che il termine fissato per rifare il Pdl è quello del prossimo settembre, sempre che le sentenze in arrivo non facciano precipitare tutto.
Infatti si sarebbero formati subito due opposti gruppi: Verdini, Capezzone e Santanchè i paladini della rifondazione; sul fronte opposto Matteoli, Gasparri, Gelmini, Schifani e Carfagna, quest’ultima protagonista di un appassionato intervento a favore di un modello-partito radicato nei territori tanto da concludere con il dubbio che l’operazione possa apparire di solo marketing. In mezzo alle due fazioni, Brunetta, Alfano e Fitto che a tratti hanno solidarizzato con Berlusconi ma in alcuni punti hanno mostrato di condividere le perplessità degli altri. La discussione resta aperta. E oggi arriva l’apertura di Alfano dice sì al partito dei manager: “Non escludiamo affatto il ritorno a Forza Italia -spiega il vicepremier – e pensiamo che il rinnovamento sul territorio debba giovarsi di nuove linfe di soggetti che vengono dalla società civile e che siano protagonisti sul campo, anche nella trincea imprenditoriale della loro vita, e che possano dare una bella mano d’aiuto a questo rinascimento azzurro che avrà come leader Silvio Berlusconi, come è successo in questi anni”. Lo segue a ruota Mariastella Gelmini che illustra i tempi: “Saremo pronti a settembre per il lancio definitivo del nuovo modello di partito”. Dunque i vertici del partito, dopo l’iniziale spiazzamento, non possono fare altro che prendere atto delle scelte del solo e unico capo che detta la linea, oggi come ieri. Alla fine dei giochi il nuovo partito 2.0 in questo non sarà poi tanto differente da quello vecchio.

 

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