La Gambaro non è Bucharin e Grillo non è Gheddafi, anche se gli piacerebbe

ROMA – La Gambaro non è Bucharin. Non ce ne voglia la ormai in libera uscita senatrice M5S ma il livello non è certo lo stesso. Il metodo stalinista del processo tarocco a cui è stata sottoposta è identico. Anche se su un piano grottesco. Piccoli funzionari zelanti, commissari del popolo, guardiani interessati dell’ortodossia: si sono dati tutti molto da fare gli imitatori appannati dei guardiani della rivoluzione. Una rivoluzione che non c’è.

Tutto per proteggere se stessi all’ombra del capo. Triste e piccolo spettacolo di inizio estate. Il bisogno dello sfogo. Del sangue (virtuale) del nemico e dell’umiliazione del proprio compagno di viaggio sacrificabile per alimentare a dismisura il narcisismo vittimista del leader. E cercarne i suoi favori. Tutto presunto, tutto teatro senza la nobiltà del teatro vero.
Nikolaj Ivanovi? Bucharin, dirigente e intellettuale della rivoluzione russa, osò porsi criticamente verso alcuni dei temi imposti dal compagno Stalin a metà degli anni ’20. Subì un processo per tradimento, con esito drammatico. Un processo che è entrato nella storia dell’Unione sovietica e del comunismo. I Cinque stelle hanno cercato in questi giorni di mettere in scena una macchietta d’avanspettacolo di serie B parodiando malamente quel pezzo di storia. Precipitando, inconsapevoli, nella solitudine del ridicolo.

Vediamo come.
In meno di 24 ore i cinque stelle sono riusciti a liquidare ogni residuo della propria credibilitá. Se ne era rimasta ancora traccia. Prima con il processo sommario alla senatrice Gambaro messo in scena per “stanare” ogni voce minimamente autonoma dagli umori di Beppe Grillo (e avviare, non abbiamo dubbi, una serie di ulteriori espulsioni o pressioni per dimissioni) e denunciando contemporaneamente infiltrati e traditori (inesistenti se non nella realtà virtuale del blog di Grillo e Casaleggio) e il tentativo da parte del Pd e di Sel di comprare deputati e senatori grillini (senza fare nomi o fornire elementi atti a dimostrare la tesi), Poi il colpo di genio che ci fa pensare che gli strateghi della comunicazione e del marketing politico del blog siano esageratamente pagati con quei soldi pubblici destinati all’attività parlamentari e dirottati invece al nebuloso mondo della comunicazione.  Qui di espertoni  non se n’è vista traccia. Parliamo della manifestazione in sostegno di Grillo tenutasi questa mattina davanti alla camera. Convocata per solidarietà al capo in pieno stile non stalinista ma libico pre caduta di Gheddafi. Il popolo del web che circonda il parlamento e difende l’ortodossia dei cittadini stellati dal vile tradimento dell’orrida traditrice e dei suoi alleati occulti. Con tanto di vademecum al popolo su come comportarsi e soprattutto cosa dire (e come dirlo) a quei venduti di giornalisti. Pensavate a una folla oceanica e delirante? Pensavate alla presa del palazzo nella canicola romana? Neanche per sogno. Duecento persone al massimo compresi parlamentari e giornalisti e fotografi e servizio d’ordine (privato e non dubitiamo pagato). Di attivisti arrivati in piazza a difendere il leader a malapena un centinaio. I più  giovani sono i deputati stellati. L’età media si avvicina più ai 60 anni che ai 50. Due terzi del già esiguo spazio è vuoto. Il popolo segue l’ombra. Ed è in affanno. Ogni tanto qualcuno cerca con un megafono di ravvivare la folla ma la folla non c’è. C’è solo caldo. E facce serie di chi si conta e scopre che la realtà è nei numeri.

Passa Civati, che deve raggiungere alcuni amministratori locali nella stessa piazza. Le telecamere lo inseguono, gli stellati pure. Qualcuno prova a provocarlo, lo insulta. Finisce lì. Il caldo fa bollire la testa ma anche mette a tacere gli eccessi. “Bastardo, venduto, hai rotto il cazzo”, poi gli argomenti si dissolvono in sudore. C’è un giovanotto de La Cosa che deve avere qualche problema nella lettura della realtà. Si avvicina a Civati e gli chiede se è anche lui a manifestare la sua solidarietà a Grillo. Civati lo guarda e non sa se rispondere o scoppiare a ridergli in faccia: “Veramente io sono qui per caso. Sono uscito dalla camera per incontrare degli amministratori locali, voi siete qui nel punto di passaggio e di qui dovevo passare per forza”. i difensori dell’ortodossia grillina distolgono lo sguardo, un operatore tv si sganascia dalle risate.
Erano molto meglio gli autori di un tempo, Beppe. Benni, Serra, la regia di Gaber. Quelli di oggi sono buoni solo per il vaffanculo.

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