“Contro la Dea tangente”, la corruzione è una droga. L’anatema di Papa Francesco

ROMA – In un paese dove i ministri della giustizia telefonano ai parenti di chi è appena finito in carcere (essendosi appropriato di soldi non suoi) e gridano (i ministri) che l’arresto degli accusati “Non è giusto, non è giusto”, si leva oggi nuovamente la voce di papa Francesco che denuncia senza mezzi termini il dilagare della papa francescocorruzione e chiede di pregare per far cambiare strada ai corrotti “Pregare perché il Signore cambi il cuore di questi devoti della dea tangente e perché si accorgano che la dignità viene dal lavoro degno, dal lavoro onesto, dal lavoro di ogni giorno e non da queste strade più facili che alla fine ti tolgono tutto”.

L’anatema arriva in una giornata in cui le ultime notizie ci danno consiglieri regionali arrestati in Sardegna, un sindaco leghista (Adro, Brescia) ai domiciliari per appalti truccati, una mega azienda romana (Atac) dove si ipotizzano fondi neri a vantaggio di politici. Papa Francesco non fa sconti e dice che la corruzione è come una droga, si comincia con una piccola bustarella, ma poi si entra in una spirale senza fondo al termine della quale c’è la totale perdita di dignità dell’individuo come dell’intera comunità.
Per giustificare il fatto che da noi non valgono le regole usate negli Stati Uniti (per frode fiscale anche 20 anni di galera) o in Germania ( ci si dimette per una tesi copiata), gli imbroglioni di casa nostra chiamano sempre in causa la “morale cattolica”, più permissiva e incline al perdono. Papa Francesco intende voltare pagina. Non è detto che ci riesca (anche perché crescono gli “anticorpi” nella società italiana come in Vaticano). Ma qualcosa sta cambiando. Se non lo fermeranno, “sconvolgerà” in positivo pure la nostra vita pubblica.

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