Papa Bergolio riceverà Putin. Gli ricordi le Pussy Riot e gli attivisti di GreenPeace

ROMA – Un incontro storico e dal valore politico-religioso considerevole, quello che avverrà il prossimo 25 novembre tra Papa Francesco e il presidente russo Vladimir Putin. Due protagonisti contemporanei, due personaggi assai carismatici, entrambi a capo di realtà storicamente spesso distanti e ideologicamente contrastanti , ma che si sono parecchio avvicinate negli ultimi tempi. 

Progressi sono stati fatti in seguito alla lettera inviata da Papa Bergoglio a Putin, in occasione del vertice del G20 dello scorso settembre. Durante i lavori a San Pietroburgo, nel corso dei quali si decideva il destino del conflitto siriano, l’ex primo ministro russo ricopriva la carica di presidente, nettamente schierato a voler evitare a tutti i costi l’intervento internazionale. Una presa di posizione legata all’alleanza che da sempre lega Mosca con Damasco. Non può infatti essere ignorata la presenza militare della flotta russa che proprio in quell’area ha delle basi navali strategiche nel Mediterraneo. D’altra parte, la lettera scritta da Bergoglio intimava una soluzione diplomatica del conflitto, senza l’uso delle armi. Una posizione da considerarsi squisitamente umanitaria, oltre che di difesa di una comunità cristiana influente, ma minoritaria, in quel paese. Tuttavia la lettera riconosceva alla Russia un ruolo preminente nei processi di risoluzione di questo conflitto. Dopo San Pietroburgo, Putin avrebbe insistito affinché si potesse organizzare quanto prima un incontro col Papa. Secondo il sito VaticanInsider “Nei piani alti del potere russo ha preso forza l’impressione che con Papa Francesco anche il rapporto tra la Russia e la Chiesa cattolica potrà imboccare sentieri non battuti”. Qui il nocciolo della questione: di fatto la contrapposizione tra la Chiesta cattolica e quella ortodossa ha radici secolari, così come la diffidenza antipapista coltivata dalle gerarchie dell’ortodossia russa negli ultimi decenni. Dunque, quello del 25 novembre, rappresenta un incontro all’insegna della distensione nei rapporti tra le istituzioni cristiane: in passato altri leader del Cremlino sono giunti in Vaticano, mai però un Papa ha varcato i confini russi, segnale incontrovertibile dell’opposizione ortodossa. Questo primo passo di Putin e Bergoglio potrebbe preparare il terreno ad una potenziale apertura di un dialogo tra il Vaticano e il Patriarcato di Mosca. Tuttavia, nell’incontro potrebbero essere affrontati anche temi molto scottanti per la Russia, come il caso di Christian D’Alessandro, l’attivista italiano di Greenpeace arrestato lo scorso ottobre in seguito ad un blitz di protesta su una piattaforma petrolifera nel Baltico.  Il giovane è attualmente rinchiuso in una prigione di Mosca, accusato prima di pirateria e poi di vandalismo, e rischia fino a sette anni di carcere insieme ad altre 29 persone. Da settimane la famiglia D’Alessandro si rivolge a istituzioni e associazioni affinché riportino Christian in Italia. Altro difficile argomento è, inoltre, quello relativo alle giovani femministe russe note come Pussy Riot, protagoniste di diverse forme di protesta antigovernativa e per questo finite agli arresti. Nei giorni scorsi, una di loro, Nadia Tolokonnikova è stata spedita in Siberia. In attesa del vertice, proprio in questi giorni, l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, è in Russia e incontrerà martedì il patriarca ortodosso Cirillo per una visita “di cortesia”. Quello tra Putin e Papa Francesco sarà “Un incontro che si inserisce nella grande tradizione delle chiese, compresa quella cattolica, di dialogare con tutti, necessario più che mai in una società plurale” ha detto il cardinale Scola in vista della visita del presidente russo a Roma. Insomma, nell’attesa di una futura visita da parte di un papa in Russia, quest’oggi forse non più un’utopia, gli argomenti da discutere nel frattempo a Roma sono molti e assai delicati.

Condividi sui social

Articoli correlati