Povera Italia, Italia povera. Eurostat, Confcommercio e Inps descrivono un Paese in miseria

ROMA – Per Eurostat l’Italia ha una quota di persone a rischio povertà o di esclusione sociale inferiore, in Eurolandia, solo alla Grecia. Per Confcommercio i consumi sono fermi al palo e non mostrano segnali di miglioramento con l’unica nota positiva rappresentata dall’inflazione ridotta.

Per l’Inps il potere d’acquisto delle famiglie è crollato del 10% dall’inizio della crisi, il numero dei dipendenti pubblici si riduce in maniera massiccia nel 2012 e secondo D’Alia scenderà sotto i 3 milioni nel 2013. Non sembrano semplici numeri quelli resi noti oggi ma un coro dolente che trova eco nell’annuncio della Bce di lasciare i tassi ai livelli minimi di sempre.

 

Eurostat. 18,2 milioni di poveri in Italia

Eurostat, in un rapporto reso noto oggi rende noto che l’Italia ha una quota di persone a rischio povertà o di esclusione sociale inferiore solo alla Grecia tra i paesi della zona Euro. In Italia la quota di persone a rischio nel 2012 era del 29,9%, pari a 18,2 milioni di persone, subito dietro alla sola Grecia che ha una percentuale del 34,6%, pari a 3,8 milioni di persone.  A preoccupare è anche l’accelerazione del trend negativo, nel 2008 la quota era infatti del 25,3%, nel 2011 del 28,2%.  Nella Ue a 28, che include quindi anche i Paesi non inclusi nell’area Euro, nel 2012, un quarto della popolazione era a rischio di povertà o esclusione sociale, pari a circa 125 milioni di persone. 

In cima alla classifica la Bulgaria (49%), Romania (42%), Lettonia (37%) Grecia (35%) e Italia quasi al 30%. In fondo Paesi Bassi e la Repubblica Ceca (entrambi 15%), Finlandia (17%), Svezia e Lussemburgo (entrambi 18%). Non esente quindi da una certa preoccupazione anche la Germania dove il 19,6% della popolazione e’ a rischio, 15,9 milioni di persone. 

 

Confcommercio. Consumi senza luce. Freddi ormai anche i prezzi

Oggi Confcommercio ha reso noto i dati relativi all’Indicatore dei consumi Confcommercio (IcC) che registra, ad ottobre, una diminuzione del 2,1% rispetto allo scorso ed un aumento dello 0,1% rispetto a settembre. Per Confcommercio è da confermare la tendenza alla stabilizzazione su questo livello dei consumi che potrebbe preludere ad una qualche ripresa anche se i modesti segnali di attenuazione della fase recessiva e di un possibile riavvio dell’attività economica nella parte finale del 2013 non si sono ancora trasferiti alle famiglie in termini di reddito disponibile, complice l’elevata pressione fiscale.

L’unico elemento positivo per le famiglie viene rappresentato dal ridimensionamento dell’inflazione, che è sui livelli minimi degli ultimi quattro anni. La presenza di un’evoluzione dei prezzi al consumo, soprattutto per i beni ad alta frequenza di acquisto il cosiddetto ‘carrello della spesa’, meno dinamica rispetto al passato, viene visto come uno dei fattori che più ha contribuito, nelle ultime settimane al miglioramento, dopo il regresso di ottobre, del sentiment delle famiglie italiane. Resterebbe da analizzare l’altro verso della medaglia, se cioè l’inflazione si sia abbassata in risposta ad una domanda asfittica.

 

Inps. Crolla il potere d’acquisto delle famiglie. Metà dei pensionati sotto i 1.000 euro

La colpa va ovviamente data alla crisi, ma il dato è che crolla il potere di acquisto delle famiglie italiane. Dal 2008 al 2012 il potere d’acquisto è tracrollato del 9,4%.  Il dato emerge dal bilancio sociale Inps,che evidenzia come solo tra il 2011 e 2012 il calo sia stato del 4,9%.  Sale invece la spesa per gli ammortizzatori sociali che nel 2012 e’ aumentata del 19% rispetto al 2011 superando quota 22,7 miliardi 13,8 miliardi dei quali per la disoccupazione, oltre due miliardi in più rispetto ai 11,684 miliardi spesi nel 2011.  Note amare anche per i pensionati dove quasi la metà dei pensionati Inps (il 45,2%) ha un reddito da pensione inferiore ai 1.000 euro al mese. Su quasi 7,2 milioni di pensionati che non arrivano a 1.000 euro ce ne sono poi 2,26 milioni (il 14,3% del complesso) che non arriva a 500 euro.  All’altro capo del filo i poco più di 650 mila pensionati che godono di assegni oltre i 3.000 euro al mese.

 

Inps. Grosso disavanzo ma conti solidi

Dopo la fusione con l’Inpdap l’Inps ha chiuso il bilancio sociale 2012 con un disavanzo complessivo di 9,8 miliardi, derivante da un aumento delle uscite complessive di oltre 17 miliardi mentre le entrate sono aumentate di 6,7 miliardi, incremento quasi interamente determinato dall’aumento dei trasferimenti dello Stato (+ 9,7 miliardi) e dalla riduzione delle entrate da contributi (- 2,4 miliardi). 

Difende l’Ente il presidente, Antonio Mastrapasqua, che afferma “il bilancio dell’Inps è solido; c’è certezza dei conti e piena sostenibilità finanziaria. Il disavanzo deriva da tecnicalità contabili che potranno essere superate nella legge di Stabilità”. 

 

D’Alia Dipendenti pubblici sotto i 3 milioni. Ora entrino i giovani

Gianpiero D’Alia, ministro per la Pa e la Semplificazione, ha commentato i dati Inps sui dipendenti pubblici, diminuiti di circa 130.000 unità nel corso del 2012. 

“I dati diffusi dall’Inps mostrano sul 2012 una sostanziosa diminuzione del numero di dipendenti pubblici, per effetto dei sacrifici compiuti dal settore pubblico in questi ultimi anni, che verrà certamente confermata anche nel 2013, anno nel quale si scenderà sotto quota tre milioni. A questa riduzione va accompagnato, ed è il percorso che abbiamo avviato col decreto sulla Pa, un processo di riqualificazione del personale delle amministrazione pubbliche: solo inserendo giovani motivati e recettivi alle nuove tecnologie eviteremo il rischio che l’invecchiamento dei dipendenti combinato con i tagli al settore pubblico generi inefficienza”. 

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