Renzi, l’articolo 18 e i chiarimenti

ROMA – La colpa è sempre dei giornalisti. E’ vero che ne hanno tante ma volte servono da paravento.,Riportano quanto hanno ascoltato  o letto sui nuovi strumenti della comunicazione ma  se l’autore  ci ripensa arriva la smentita.

E ci si interroga:.l’ha detto, non lo ha detto, il cronista ha capito male, magari la notizia ha suscitato molte reazioni non proprio favorevoli. Vediamo il caso che ci interessa che ha provocato tanto rumore per nulla. Alcune agenzie affermano infatti che Matteo Renzi ha chiarito, durante la riunione di segreteria del Pd, che “ la revisione dell’articolo18 non è all’ordine del giorno”. Anche noi crediamo che il vero problema non sia quello di riproporre le vecchie ricette della destra, ma di concentrarsi sulla creazione di nuovi posti di lavoro. Quello che ci preoccupa è che i dati relativi al 2014 prevedano una crescita del Pil, seppure modesta, accanto a un aumento della disoccupazione. A farne le spese saranno ancora una volta i soggetti deboli: i giovani, le donne e gli over 50 che hanno perso il lavoro. Occorre concentrare l’attenzione su un piano straordinario per l’occupazione, in chiave europea e nazionale, che investa risorse per migliorare l’assetto idrogeologico del nostro territorio, per realizzare grandi infrastrutture materiali e immateriali che rendano il Paese più moderno e che sblocchi il patto di stabilità dei comuni aprendo mille cantieri. Solo in questo modo gli incentivi per l’occupazione previsti nella legge di Stabilità, l’attuazione della Garanzia giovani, potranno avere la loro efficacia: così come una semplificazione delle normative del lavoro che non metta in discussione i diritti acquisiti. Infine, per favorire l’incontro tra domanda e offerta ed accorciare il tempo che separa il momento del diploma o della laurea da quello della prima assunzione, è necessario riformare i Centri per l’impiego. Per farlo bisogna risolvere due problemi: stabilizzare tutti i 7500 addetti, gran parte dei quali hanno, paradossalmente, contratti precari ed adeguare il numero di questi lavoratori agli standard esistenti negli altri paesi europei: dai 77mila operatori della Gran Bretagna ai 115 mila della Germania. Altrimenti si pretende di fare le nozze con i fichi secchi.

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