La “Fragile armonia” di un grande attore

Con la morte di Philip Seymour Hoffman, il cinema perde un protagonista assoluto

L’unica vera moneta in questo mondo in bancarotta è ciò che si condivide con gli altri quando si è in difficoltà. E’ importante ricordare che gli attori non possono recitare da soli, è impossibile. Ciò che dobbiamo fare è supportarci a vicenda”

(Philip Seymour Hoffman)

Il mondo del cinema ha perso un grande artista, un eccelso interprete; sicuramente un protagonista assoluto del cinema degli ultimi venti anni. La morte improvvisa di Philip Seymour Hoffman, 46 anni, lascia un vuoto enorme, incolmabile. Premio Oscar nel 2006 per la straordinaria interpretazione dello scrittore Truman Capote nel film “A sangue freddo”, vogliamo ricordare la sua arte con il suo ultimo film apparso sugli schermi: l’intenso “Una fragile armonia”, uscito in Italia il 12 settembre del 2013.

Il film è una sorta di omaggio a due linguaggi dell’arte: la musica e il cinema, messi a dura prova dalla labilità dei sentimenti umani.

Peter (Christopher Walken), Daniel (Mark Ivanir), Robert (Philip Seymour Hoffman) e Juliette (Catherine Keener) formano da venticinque anni un quartetto d’archi tra i più apprezzati al mondo, il “Fugue”; quando al primo vengono diagnosticati i sintomi del morbo di Parkinson, gli equilibri faticosamente costruiti nel tempo si deteriorano. Peter non è solo un violoncellista sublime, ma anche il leader indiscusso della formazione, il punto di riferimento. Davanti alla sua malattia Juliette entra in crisi e rifiuta di continuare a suonare senza colui che considera un padre; il marito della donna, Robert, scalpita per ottenere maggiore visibilità e diventare primo violino; Daniel, forse il più talentuoso di tutti, ridiscute la propria vita, facendo i conti con ciò che ha sempre messo tra parentesi per dedicarsi anima e corpo alla musica: l’amore. Intreccia una relazione con Alexandra, figlia di Juliette e Robert, una decisione che rischia di mettere in crisi l’esistenza del gruppo. Il Quartetto in Do diesis minore opera 131 di Beethoven, quaranta minuti di concerto ininterrotto, diventa così la composizione attraverso cui i quattro tentano di ritornare all’antica serenità. Ma nulla sarà più come prima.

Opera prima del documentarista Yaron Zilberman, Una fragile armonia combina la malattia imprevedibile con la necessità programmatica di osservare le cose da più punti di vista per non farsene travolgere. I punti di vista sono quelli personali e professionali di quattro artisti inseparabili nella vita come sul palcoscenico, chiamati a prendere coscienza del momento drammatico, a ripensarsi e a ripartire inevitabilmente cambiati. In un film con un cast straordinario come questo, è assolutamente perfetta la performance di Philip Seymour Hoffman. 

L’attore si è calato perfettamente nella mentalità di un musicista classico, un professionista serio e ambizioso che adora il suo lavoro e vive per la musica. Nella sua carriera

L’attore newyorchese ha sempre posto l’accento sulla versatilità, sulla rappresentazione di emozioni e caratterizzazioni estreme, viscerali. Memorabili le sue interpretazioni in “Boogie Nights”, “Magnolia”, “Happiness”, “Il talenti di mr. Ripley”. Nel XXI secolo, ormai maturo protagonista del cinema mondiale, partecipa a film importanti come “La 25ora” di Spike Lee, “La famiglia Savage”, “Onora il padre e la madre” di Sidney Lumet, una delle sue prove recitative più inquietanti e “A sangue freddo”, dove ottiene un meritatissimo premio Oscar.

Il suo registro si amplia anche nella commedia con “La guerra privata di Charlie Wilson”, e nell’action movie

“Mission impossibile III”. Anche in un film d’azione riesce a disegnare e rendere credibile il suo personaggio.

Altra grandissima prova è con “Il dubbio”, dove l’attore si confronta con un altro mostro sacro di Hollywood, la pluripremiata Meryl Streeep. Da ricordare la sua partecipazione a “Le idi di marzo” di George Clooney

e “The Master” di Paul Thomas Anderson.

L’improvvisa morte di un artista eccelso del calibro di Philip Seymour Hoffman, ci rattrista profondamente. Il cinema ha perso un genio della recitazione.

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