ROMA – Il presidente ucraino Yanukovich travolto dalla rivolta di Kiev viveva in una casa che dire principesca è poco: quando è scappato a gambe levate dalla capitale ucraina dinanzi all’avanzata delle protesta, gli abitanti di Kiev hanno dedicato il primo week end dopo la rivoluzione per visitare il castello del presidente.
E hanno trovato una costruzione faraonica, al centro di un parco di migliaia di ettari, con un lago artificiale nel quale galleggiava pigramente la riproduzione a grandezza naturale di un galeone spagnolo, e un garage, come accade spesso, zeppo di auto di lusso e d’epoca.
A parte il galeone, ogni despota appena detronizzato ha rivelato le sue manie di grandezza: Imelda Marcos, moglie del dittatore filippino, aveva in garage oltre alle solite auto di lusso, decine di migliaia di scarpe di lusso. Saddam Hussein viveva in una reggia principesca ricca di opere d’arte trafugate in tutto l’Iraq. E prima di lui Ceaucescu, dittatore rumeno finito al muro ad iniziativa dei rivoltosi, aveva accumulato a spese di un paese poverissimo ricchezze da nababbo. Per non dire dei conti miliardari nascosti nelle banche svizzere ad iniziativa dei previdenti capi di stato che non si fanno illusioni sul proprio futuro.
Si dirà: ma queste sono cose sempre accadute, nulla di nuovo sotto il sole. Si, ma ogni volta fanno sensazione. Eppure dovremmo essere tutti abituati all’andazzo: i potenti finché possono accumulano ricchezze, salvo poi perdere tutto, spesso anche la vita. Lo hanno sempre fatto i regnanti di ogni bandiera, soprattutto gli zar di Russia e i loro epigoni. Chissà cosa salterà fuori, un giorno, sul conto di Putin, l’attuale “zar” che nella Russia post- comunista si comporta come un autentico capitalista ?
Ne ironizzava perfino Ken Follett, lo scrittore americano autore dei maggiori best-sellers del secolo, il quale nel romanzo “Triple” del 1979, pubblicato l’anno dopo in Italia da Mondadori, faceva raccontare ad un personaggio una barzelletta illuminante, soprattutto di questi giorni. La vicenda si svolge nell’era di Breznev.
“Breznev racconta alla sua vecchia madre come si era comportato bene. Le mostra il suo appartamento – enorme – con mobili occidentali, lavastoviglie, congelatore, elettrodomestici, tutto. Lei non dice una parola. La porta nella sua dacia sul Mar Nero , una grande villa con piscina, spiaggia privata, gran numero di domestici. Nemmeno qui lei si meraviglia. La porta nella sua tenuta di caccia con la limousine Zil, le mostra gli stupendi giardini, i fucili, i cani. Alla fine prorompe: “Madre, madre, non mi dici nulla? Non sei orgogliosa?” E lei risponde: “E’ meraviglioso, Leonid. Ma come farai se tornano i comunisti?”.