Berlusconi vende il Milan? Lui smentisce ma, forse, conviene. A tutti

ROMA – Nel  calcio, né più e né meno che come in politica. Le smentite di Berlusconi arrivano sempre puntuali e fanno parte della sua quotidianità. L’ultima riguarda il suo presunto matrimonio e la penultima la presunta vendita del Milan che lui ha decisamente negato, poco dopo che la stessa Fininvest, detentrice del pacchetto societario rossonero,  l’aveva definita, con un comunicato,   “priva di ogni fondamento”. 

Questa notizia, però,  aveva provenienza estera e una fonte degna della massima credibilità, Bloomberg,  la maggior agenzia di stampa economica americana e una delle multinazionali particolarmente specializzate proprio nel fornire consulenza, notizie e servizi di natura finanziaria     a società che operano nel settore borsistico (fatturato intorno ai 7/8 miliardi di dollari).                                                                        Se un colosso di tale portata immette, proprio nell’esercizio delle sue funzioni, nel circolo dei mass media mondiali la notizia che la Fininvest avrebbe dato mandato alla Lazard, banca d’affari assai nota nell’ambito della consulenza  e dell’intermediazione societaria,  per effettuare una valutazione del Milan in funzione di una possibile cessione, appare alquanto improbabile che possa trattarsi di semplici voci di corridoio degne di un banale gossip finanziario.                                                                                                                                                     

La Lazard aveva già intermediato, lo scorso anno,  nella cessione dell’Inter all’indonesiano Thoir:  sarà una mera coincidenza ? 

Secondo la rivista statunitense “Forbes”, la valutazione della società rossonera è stimata intorno ai 950 milioni di dollari, la sesta in Europa.   Con cifre di questa entità è pressoché impossibile trovare un acquirente italiano e l’unico mercato sfruttabile rimane quello estero dove il calcio nostrano è sempre molto considerato.   Il marchio Milan (fatturato 2012: 329 milioni, di cui 140 di diritti televisivi; solo per queste voci, la prima società calcistica italiana), nonostante lo scadimento tecnico degli ultimi anni,  attira sempre,  sia per il suo nutrito palmares che per  le sponsorizzazioni, l’ultima delle quali sottoscritta con il colosso cinese Huawei (40 miliardi di fatturato nel settore smartphone). 

 

Le motivazioni per le quali Berlusconi dovrebbe vendere il Milan sono diverse.  

 

In primis la decisa contrarietà dei due figli maggiori Marina e Piersilvio a continuare ad immettere, ormai da anni,  decine di milioni di euro, nelle casse del Diavolo per la copertura delle perdite al punto tale da costringerlo a disfarsi  dei giocatori migliori per assestare il bilancio. E l’anno scorso, dopo il salasso giudiziario nella vicenda  del lodo Mondadori che ha comportato un esborso di 494 milioni di euro a De Benedetti, la liquidità del gruppo, ovviamente,  ne ha risentito. 

 

Inoltre, per un Berlusconi sul viale del tramonto in ambito politico, a differenza di 20 anni fa, ora,  il Milan non rappresenta più lo specchietto per le allodole per acquisire  benemerenze e voti.

Il Presidentissimo,  fondatore e padrone di un impero industriale nonché di un partito, premier  per diversi anni anche di una nazione e,  da 28, proprietario di uno squadrone  che vinceva, spopolando in tutti i continenti, poteva pure permettersi il lusso, con la Fininvest che era una fabbrica di utili, di rimetterci nel settore calcio, tanto i benefici erano collaterali…..E per un egocentrico come Berlusconi, con il Milan fiore all’occhiello,  il bagno quotidiano di popolarità era tutto.   “Silvio, compraci Ronaldinho !”  gridavano le folle ai comizi di piazza del 2008 e Silvio prima  prometteva e , poi, ancora accontentava, ma, ormai era agli sgoccioli…. Altri (bei) tempi !.  

 

Attualmente l’impero berlusconiano, tramite Mediaset, ha messo, però,  a segno il colpaccio dell’acquisizione dei diritti per trasmettere, in esclusiva, le partite della Champions, per il triennio 2015-2018, e questo, contribuirà, a cascata, ad incrementare la pubblicità e, quindi, i fatturati.  Ma, alle soglie degli 80 anni, con una condanna passata in giudicato, e con altre sentenze in arrivo per altri processi in corso, con una passione calcistica mal corrisposta perché oggi il Milan vivacchia al centro classifica con un andamento da provinciale, con una squadra svuotata dai grandi nomi, infoltita di giocatori a costo zero ben lungi dall’essere o dal poter diventare campioni, con risultati indegni di un tal presidente (non vince neppure con le ultime in classifica), Berlusconi è, comunque, esausto, anche se non lo manifesta apertamente. Ormai, gli rimane solo la passione per il Milan ma, solo con quella, non si (ri)costruisce una vecchia e gloriosa società nella quale lui è stato, comunque,  il maggior, indiscusso,  presidente della sua storia.  

Berlusconi ha smentito di voler cedere il Milan ma, vista l’inaffidabilità di tante sue precedenti affermazioni, nessuno gli crede. Affettivamente, forse, sarà pure vero ma, economicamente, lui, di recente,  ha dimostrato di non essere più in grado (non perché gli manchino le risorse)  o di non volere  più dissanguarsi per soddisfare il suo antico, competente e passionale attaccamento al Diavolo. 

Certo, questo non sarebbe il momento migliore per cedere la società con un parco giocatori svalutati o con scarso valore di mercato, con una quasi certa uscita dalla Champions (a meno che martedì prossimo non ci sia un miracolo nel ritorno a Madrid con l’Atletico)  e,  una volta fuori dal campionato, dalla coppa Italia e dalla visibilità europea, la stagione finirà  col ribadire, ancora una volta,  uno “zeru tituli” di mourinhiana memoria su tutti i  fronti, con la sola consolazione del Torneo di Viareggio vinto dalla squadra Primavera, condotta da Pippo Inzaghi; per la delusa tifoseria, meglio che niente…ma quasi nulla rispetto a quelli che erano i programmi d’inizio stagione.                                                                                                                                                       

 

Chi rilevasse il Milan, oltre all’onerosissimo  prezzo d’acquisto, dovrebbe rifare la squadra,  con nomi adeguati a programmi che si dà per scontato debbano essere ad altissimo livello, per poter tornare a competere adeguatamente in Italia e all’estero.  

Se Berlusconi, invece, dovesse continuare a rimanere in paradiso a dispetto dei santi tifosi,  indispettiti e inviperiti, sa bene che dovrà essere lui a rimettere mano al suo sontuoso portafoglio facendo acquisti di sicuro valore, evitando i soliti prestiti con diritto di riscatto e chiudendo l’epoca degli scarti a costo zero in scadenza di contratto. L’avvento di Seedorf dal campo alla panchina non potrà essere l’unica panacea dei malanni milanisti che risalgono dagli spogliatoi alle felpate stanze societarie:  è da lì che è iniziata e si sta consumando la parabola discendente della squadra, non sul campo,  perché in campo ci vanno i giocatori che la società ha comprato. 

E’ arrivato il momento di trovare, finalmente, i degni sostituti di gente mondiale come Maldini, Nesta,  Thiago Silva,  Shevchenko, finora sostituiti da anonimi personaggi che lasceranno l’unica traccia solo nei tabellini statistici ma non certo nella storia attuale e futura  del Milan. 

Se Berlusconi non può fare investimenti, non vuole,  oppure è impedito a farlo, allora che ufficializzi e realizzi la messa in vendita del Milan, come il saggio Moratti ha fatto con l’Inter, incassi quel che può per la felicità dei suoi figli, liquidi il fido Galliani con un’adeguata buonuscita, e si ritiri dal calcio.  Potrà seguire le partite del Milan sui divani delle sue leggendarie ville con la Pascale al suo fianco, Dudù sulle ginocchia, la sciarpa rossonera al collo, ovviamente,   sul canale a pagamento di Mediaset Premium che,  ne siamo certi,  gli omaggerà  l’abbonamento mensile, non tanto perché proprietario della stessa Rete, ma, soprattutto,  per i suoi meritevoli trascorsi rossoneri…

E, così facendo, tutti  tifosi milanisti, lo ricorderanno con immensa gratitudine.  

 

 

 

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