I parlamentari Pd. Non sono d’accordo ma votano sì, oppure se la danno a gambe

ROMA – Sempre più strano questo Pd con i parlamentari che dicono “non sono d’accordo, ma lo voto”. Poi ci sono quelli che se ne vanno per non turbare gli equilibri di governo e lo sbocciante idillio  con Berlusconi che ora, in attesa di sapere se sconterà la pena ai servizi sociali o agli arresti domiciliari, vista la mala parata, i sondaggi  per le elezioni europee segnano burrasca, sta pensando ad una mossa diabolica: l’ingresso nella maggioranza.

E’ vero che Renzi una volta ha detto “mai con Berlusconi al governo”, ma si può sempre dimenticare. Oppure sobbalzare: io ho detto questo? Non lo ricordo. La realtà è che il pregiudicato sta diventando sempre più  una ossessione per i renziani doc. Prendete la ministra Boschi. Ha fatto un bel salto, da far parte dello “staff” a ministro, in un dicastero molto importante, quello delle riforme, legge elettorale, Senato, Titolo Quinto della Costituzione, rapporti con il Parlamento. Passa molto tempo in tv, è ricercata dai talk show, fa concorrenza alla Serracchiani, presidente di Regione. Boschi ha la parlantina sciolta, sorridente, ripete quasi sempre le solite cose.

L’ossessione della  Boschi: si cambia se sono tutti d’accordo (leggi Berlusconi)

In particolare una frase ricorre nelle sue argomentazioni: “Se sono tutti d’accordo”. E’ la sua ossessione. Quando le chiedono se in un disegno di legge si può cambiare qualcosa per migliorarlo, lei subito, non mette tempo  in mezzo. “Cambiare si può, se sono tutti d’accordo”.  Ma quel ”tutti”  chi sono se, per esempio la maggioranza , come accaduto per la riforma elettorale, è d’accordo? La risposta è semplice: il “ tutti” si riferisce a Berlusconi. Speso ne fanno le spese le donne. E’ accaduto nuovamente che l’introduzione della parità di genere  per le elezioni europee si sta tradotto in un pasticcio, anche difficilmente comprensibile. Si capisce solo che  la parità è stata rinviata al  2019. Campa cavallo che l’erba cresce, chissà cosa sarà successo da qui a quella data. Pare che  al Senato sia stata raggiunta una intesa per cui verrebbe annullata la terza preferenza se  non si rispetta l’alternanza. Spiega Doris Lo Moro, Pd, relatore a Palazzo Madama che sono “ipotizzabili preferenze dello stesso genere per le prime due preferenze  non per la terza”, Tradotto: due maschi e una femmina. L’inverso non è proprio  dal 2019ipotizzabile. Sempre Lo Moro spiega che a partire dal 2019 si prevede” la presenza paritaria nelle liste, l’alternanza nel ruolo di capolista e le preferenze di genere, con seconda e terza preferenza se il principio non vien rispettato”.

Senato: parità di genere a metà. La relatrice Pd:  Non ero d’accordo ma presento la proposta

La cosa non è proprio molto chiara, ma prendiamola per buona. Si tratta di una mediazione che non piace ai Cinque stellati che parlano di “ accordo truffa ai danni delle donne”. Ci sono malumori, non solo fra i grillini. Sentite cosa dice a questo proposito la relatrice Lo Moro. “ A chi non si trova d’accordo voglio dire che lo capisco- afferma- perché nemmeno io era d’accordo, ma c’è una larga maggioranza che sostiene la proposta e non se ne può non tenere conto.” Poi non sapendo a che santo votarsi : “ Sapremo nel futuro se quella di oggi è una vittoria parziale o una sconfitta. Oggi chiudiamo l’iter parlamentare nei termini condivisi da gran parte dell’aula”. Traduciamo: siccome anche al Senato il Pd ha una maggioranza consistente vuol dire che ad affossare ancora una volta la  parità di genere sono stati i senatori democratici , così come alla Camera. Ancora una volta  In nome della maggioranza con il pregiudicato . La senatrice Lo Moro, ci par di capire ha fatto buon viso a cattiva sorte.  La triste storia non finisce qui.

Camera: il Pd boccia un emendamento del Pd a favore degli alluvionati sardi

Alla Camera sono  stati bocciatI  due emendamenti presentati  da deputati sardi e non solo, uno del M5S e uno del Pd  al quale si sono aggregati anche altri gruppi fra cui Sel che prevedevano aiuti a  favore delle popolazioni dell’Isola colpiti dall’alluvione. Il sottosegretario a nome del governo, ne aveva chiesto il ritiro prendendo generici impegni, cosa già fatta qualche tempo fa senza alcun risultato. Ai voti quello grillino è stato respinto con 195  sì e 227 no. Peggio sorte a quello del Pd: 190 sì e 255 no.  Con l’emendamento si chiedeva di stanziare 90 milioni per il 2014 che avrebbero dovuto garantire un finanziamento assistito per la durata di due anni per coloro che negli 80 comuni colpiti dall’alluvione hanno subito danni. I deputati del Pd sono 293. Se la sono data a gambe. Pensate per 90 milioni.

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