Alitalia. Accordo firmato. L’utopica corsa al rilancio dell’economia. Sindacati, tanto rumore per nulla

ROMA – Alla fine il sistema ha vinto. Quel sistema economico di governi, banche e multinazionali alle quali tutti si sono allineati supinamente come soldatini e hanno ceduto all’idea utopica del rilancio economico del Paese, firmando il nuovo contratto nazionale del trasporto aereo e l’accordo sui tagli al costo del lavoro per 31 milioni di euro.

Insomma tanto baccano per nulla per poi ritornare alle richieste -modello cinese – che Etihad aveva imposto onde evitare il tracollo di un’azienda che dal 2008 non ha saputo, nonostante le promesse, risollevarsi dal baratro in cui stava precipitando. Nel frattempo si procede alla mobilità, si tagliano altri posti di lavoro e si parla simultaneamente di opportunità economiche e di lavoro per tanti migliaia di lavoratori, come precisa oggi un senatore di Forza Italia.

Eppure l’obiettivo dell’ordine economico è ancor più subdolo e devastante, le ricette politiche degli ultimi anni hanno così tanto osannato le economie da esserne travolte a loro volta. Si moltiplicano coloro che perdono il lavoro e quindi il potere d’acquisto, mentre i capitali rimangono nelle mani di pochissimi gruppi che a loro volta fanno il bello e il cattivo tempo, corrompendo le situazioni con il ricatto del denaro.  Noam Chomsky dice che l’economia dovrebbe essere pro­get­tata per i biso­gni umani. Invece accade esattamente il contrario e l’essere umano, inteso anche come lavoratore, è usato e sfruttato proprio come accadeva nell’800 e per di più  gettato dalla finestra quando diventa un peso economico da eliminare. Insomma, siamo tornati indietro come gamberi e di questo bisogna soprattutto ringraziare chi avrebbe dovuto tutelare i lavoratori e che invece  in brevissimo tempo è riuscito a bruciare gran parte dei diritti conquistati in anni di lotte e rivendicazioni.

Alitalia rappresenta il paradigma di quanto sta accadendo nella macro economia. Eppure la crisi economica, risultato di politiche disastrose, è sotto gli occhi di tutti e la cosiddetta ripresa tanto promessa non è altro che l’utopia di chi finge che la reale implosione dell’economia mondiale non esista.

Guarda caso appena arrivano le firme si è subito pronti a puntare il dito su chi tenta ancora di difendere i propri diritti e la propria occupazione. Ma paradossalmente la difesa della propria dignità e del proprio lavoro è diventato un atto ingiustificato e ingiustificabile, a fronte dei disagi che può provocare. Insomma fa più arrabbiare una vacanza mancata che la perdita di lavoro subita da lavoratori con famiglie messi alla porta in nome di una “prospettiva” che, a parte l’investimento iniziale, sarà poi tutta da verificare, soprattutto in termini occupazionali. Non dimentichiamo che la Cai, il governo e i sindacati compiacenti, firmando, promisero sviluppo e crescita in nome dell’italianità, ma l’epilogo è ben noto a tutti.

E oggi il leader della Uil Luigi Angeletti, a proposito degli imprenditori della Cai ha dichiarato in un’intervista a La Stampa che “i capitani coraggiosi avevano tre difetti. Primo, non avevano soldi, secondo sono stati sfortunati a beccare una fase congiunturale di grave crisi che ha messo in crisi tante compagnie aeree. Se hai soldi resisti, senza fai poco. Terzo, non hanno mai avuto un’amministratore delegato con esperienza nel settore del Trasporto Aereo. Un settore dove fare i soldi è molto, ma molto complicato. Certo non li possiamo rimpiangere”.

La solita schizofrenia sindacale, visto che l’accordo a Palazzo Chigi nel 2008 l’aveva firmato anche il suo sindacato. Peccato, altra occasione persa, eppure bastava ascoltare i lavoratori che all’epoca erano già ben coscienti dei problemi di cui  Angeletti oggi fa menzione.

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