Alitalia. I piloti esclusi attendono giustizia

ROMA – Stanno aspettando da oltre 6 anni i circa 300 piloti di Alitalia, che nonostante le false promesse del governo, dell’azienda e dei sindacati compiacenti, non sono stati più riassunti dalla nuova Cai. Sarà il Tribunale di Civitavecchia a dover decidere proprio in questi giorni gli esiti dell’istanza di sequestro presentata dai piloti, ovvero se i cosiddetti “Capitani coraggiosi” abusarono della cassa integrazione per ben 4 anni, mantenendo a casa centinaia di dipendenti della cabina di condotta, i quali, invece, avrebbero dovuto essere assunti.

E’ sempre la solita storia amara, ovvero di come furono gestite le sorti di migliaia di lavoratori della compagnia di bandiera, che va bene ricordarlo, il prossimo ottobre 2015 – terminata la mobilità – andranno di fatto ad aumentare le fila dei disoccupati. L’accordo quadro siglato a Palazzo Chigi tra rappresentanze sindacali, azienda e governo prevedeva per i piloti una riduzione della forza lavoro di 1/3, con l’obbligo di assumere 1.689 piloti, con tanto di rispetto delle liste di anzianità, su un totale di 2.408.  Un taglio già di per sè pesantissimo.

Fa davvero impressione rileggere quanto dichiarò all’epoca il presidente della Cai, Roberto Colaninno: “L’accordo con i piloti è un punto di partenza. Il passaggio dell’accordo con tutti coloro che lavorano in Alitalia è fondamentale perché significa dar vita a un’opera di grande rilancio che potrà realizzarsi solo con il concorso di tutti”. 

E non è tutto. Sempre la Procura di Civitavecchia sta indagando anche sull’incidente della Carpatair, il cui velivolo con tanto di logo Alitalia, uscì fuori pista nel febbraio del 2013. Eppure la Cai qualche tempo prima aveva addirittura dichiarato un falso sovradimensionamento, nonostante l’organico fosse sottodimensionato con aggravio delle casse statali. 

Insomma, è penoso pensare a  quel che resta di questa nefanda vicenda. Il prossimo ottobre anche la mobilità dei piloti terminerà e con loro la perdita di ogni speranza e garanzia di futuro. Si prospetta un tunnel senza uscita, aggravato dalla dequalificazione professionale subita e dall’impossibilità di essere assunti altrove.  “E’ evidente – dicono gli stessi piloti – che il sequestro, in pendenza delle cause legali di merito, è l’unico modo per far valere un diritto sacrosanto garantito costituzionalmente la cui tutela si chiede oggi in via d’urgenza”.

Venendo ai giorni nostri la situazione non è molto cambiata con l’arrivo di Etihad. Da una parte si taglia il personale, dall’altra si riassume, in regime di low cost. Insomma, anche la dignità è diventata un privilegio impossibile da conquistare.

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