Matteo Renzi, il creatore del consenso senza riflessione

ROMA – Renzi sa creare consenso. Conosce il modo. La regola fondamentale è parlare, alla tv e in rete, senza interruzioni. Un’interruzione potrebbe essergli fatale perché potrebbe consentire ai “cari ascoltatori” l’esercizio della riflessione. Riflettere, pensarci su, andare a vedere come stanno le cose davvero. Eresie da evitare! Così come “occorre rilanciare la crescita”, serve “impedire la riflessione” con imponenti ondate di parole, annunci, dichiarazioni, allusioni, cip cip. In questo oceano di parole passa tutto. Perfino concetti che, alla luce di una realtà banalmente vera, sono diventati paradossali da decenni.

Il nostro Renzi , per esempio, non dimentica mai di ricordarci che “viviamo nel paese più bello del mondo”. Era vero, oggi non è più vero. E non lo è più da tempo. L’Italia è una nazione che ha demolito il suo paesaggio come nessun’ altra ha saputo fare. La bellezza è diventata museale e per viverla occorre andarla a cercare, confinata in “riserve”. La demolizione è avvenuta per favorire lo sviluppo di industrie e case, case, tante case.

L’esempio di Genova è eloquente. Sono bastati vent’anni per oscurare la vista del mare. E per arrivare alla morte per un temporale. Anche il Veneto ha fatto scuola. Terra di incredibile varietà paesaggistica sepolta da zone industriali e capannoni. Renzi dice di “amare” l’Italia, e nel dirlo socchiude gli occhi e sulla sua bocca si disegna quel sorrisetto umidiccio di saliva che sembra essere così “cool” agli occhi degli esperti di serial-tv. Se fosse vero, non appoggerebbe l’autostrada Mestre-Orte “per creare sviluppo e posti di lavoro”. Il lavoro e lo sviluppo in Italia, come è ovvio,  lo si può creare solo promuovendo la valorizzazione, la tutela, la conservazione e la manutenzione del nostro bene più prezioso: il paesaggio e le opere d’arte in esso contenute.
Costruire un’autostrada produce sicuramente lavoro, ma in modo totalmente diverso dalla ricostruzione della bellezza del territorio.
Proviamo a fantasticare un po’. Un governo decide di mettere in sicurezza le zone a rischio idrogeologico e a rimettere in piedi il patrimonio artistico che cade a pezzi. Quante imprese potrebbero lavorare, quanti giovani? Operai, tecnici, geologi, ingegneri, archeologi, restauratori. E per quanto tempo? E con quali ricadute sul turismo (11% del Pil)?

Quale esercito occorrerebbe per rimettere in piedi un paese deturpato e trascurato se non un esercito immenso e, soprattutto, giovane? Solo fantasie?
Ma questo il “giovane” Renzi, che giovane è solo all’anagrafe, non lo sa.

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