Giannini e l’Università per stranieri di Perugia. Il ministro dei pasticci che vuole riformare gli atenei

ROMA . – Apprendiamo che l’Università per Stranieri di Perugia versa in grosse difficoltà economiche, situazione che si è aggravata a causa della perdita, in pochi anni, di un gran numero di immatricolati. 

Un quadro devastante, soprattutto a livello finanziario, con un deficit che, come riportato sulla stampa, solo nel 2013 ammontava a più di mezzo milione di euro.

Come denunciamo da tempo la situazione economica e finanziaria degli atenei italiani è in profondissima crisi a causa delle assurde politiche di tagli al comparto Università portate avanti da tutti i governi che si sono succeduti:basti pensare al fatto che pure nel Decreto FFO 2015, che attende la firma proprio del Ministro Giannini, assistiamo ad un ulteriore taglio di 87 milioni di euro e che la  Legge di Stabilità prevede tagli all’università fino al 2023.

L’Università per Stranieri di Perugia presenta però una particolarità: è stata governata per quasi 9 anni dall’attuale Ministra Stefania Giannini, ed il collasso economico e di prestigio internazionale di questo ateneo è di gran lunga peggiore a quanto successo in molti altri in questi anni di crisi del sistema universitario italiano. Come riportato dal quotidiano si è assistito ad un calo drammatico degli iscritti, alla scomparsa di circa 6,5 milioni dalle casse dell’ateneo e alla perdita di qualsiasi autorevolezza accademica da parte di questo ateneo in qualsiasi classifica internazionale.

La Ministra ci ha abituato a continui pasticci e non solo in quanto ex rettrice, ma anche in quanto titolare del dicastero di Viale Trastevere, basti pensare a quanto accaduto con il concorso dell’anno scorso sulle specializzazioni mediche, ai numerosi dietrofront sull’accesso alle facoltà di Medicina, all’assurdo provvedimento sulla scuola duramente contestato nel corso dell’ultimo anno da studenti e insegnanti. Con queste premesse ci chiediamo con una certa preoccupazione come la Ministra intenderà mettere in campo la più volte annunciata Buona Università. Stando alle dichiarazioni di questi mesi, cardine della futura riforma del sistema universitario sembra essere la ricerca del merito e delle eccellenze  La qualità è una bandiera molto facile da sventolare, ma alle volte è necessario chiedersi chi si fa portatore di questo vessillo.  Come può una Ministra che ha lasciato un buco di bilancio nelle casse del suo ateneo pretendere che le università abbiamo i conti in ordine, pena la stretta sul turn over? Con quale legittimità chi ha guidato un ateneo ben lontano dall’eccellenza nè può fare un criterio di ripartizione dei fondi?

La nostra contrarietà alle politiche premiali nella ripartizione dei fondi non è ovviamente relativa solo a chi le gestisce ma agli effetti che esse producono, poichè essi sono la dimostrazione del fatto che le politiche universitarie in atto non solo non favoriscono la qualità ma rischiano di affossare alcuni atenei a danno di coloro che vi studiano o lavorano. Rispetto a quanto accaduto a Perugia ed ai guai combinati dalla Gianniniviene da chiedersi: come può una persona incapace di gestire un piccolo, seppur importante ateneo, governare e voler imporre una riforma complessiva del sistema universitario italiano?

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