Trattativa stato-mafia, quel fascicolo che continua a creare imbarazzo

ROMA – Sulla trattativa tra Mafia e Stato, le cose sono state dall’inizio piuttosto difficili per intuibili ragioni e molto prima che l’intercettazione nelle conversazioni telefoniche tra il presidente eletto della Sicilia, Rosario Crocetta, e il suo medico, il chirurgo estetico  Matteo Tutino, facesse un riferimento a Lucia Borsellino ripresa da molti giornali e che ha condotto la Borsellino a lasciare la Sicilia e a venire a  lavorare nella capitale per l’Autorità nazionale contro la corruzione.  

Oggi quel fascicolo continua a creare imbarazzo tra i magistrati siciliani chiamati dal procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, a coordinare le indagini. Se ne occuperà, ma solo fino al 15 settembre, il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, dominus delle indagini sulle stragi del 1992 che a metà settembre lascerà la sua poltrona di capo della procura per  andare ad occupare quella di procuratore generale nello stesso Palazzo di Giustizia. In quella data Scarpinato dovrà individuare e l’impresa non si annuncia facile perché la vice di Lari, il procuratore aggiunto Lia Sava, è testimone nell’inchiesta per essere stata  tra i pazienti di Tutino che ha compiuto nei suoi confronti un intervento di chirurgia estetica.

Insomma, a quel punto dovrà trovarsi un altro coordinatore l’inchiesta che è condotta dai magistrati di Palermo Luca Battinieri e dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci che restano i titolari di un’inchiesta che deve accertare  tra l’altro il ruolo anomalo esercitato dal chirurgo vicino a Crocetta, sull’ex assessore Lucia Borsellino, destinataria di pressioni  per dare vita con un finanziamento pubblico a una bio-banca dei tessuti di proprietà della biologa Mirta Baiamonte, figlia di Giacomo, deputato (per tre legislature) di Forza Italia.Il tutto in un contesto di impunità disciplinari garantite, secondo l’accusa, da altri medici (due dei quali sospesi dal gip per sei mesi) tra cui il primario del reparto di cardiologia Nicola Sanfilippo , sorpreso a rassicurare al telefono Tutino che il procedimento aperto nei suoi confronti non sarebbe andato avanti.

Per questo Sanfilippo ha ricevuto un avviso di garanzia dal pubblico ministero che ha ascoltato come testimone anche sua moglie Luciana Savagnone, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti siciliana: entrambi i coniugi sono amici del procuratore Lo Voi che per queste ragioni si è astenuto dal condurre le indagini. Intanto sull’inchiesta sono arrivati altri atti giudiziari e uno scambio di email tra Tutino ed  esponenti delle forze dell’ordine tra cui l’ispettore della Digos  Giuseppe Scaletta, marito della biologa Mirta Baiamonti, trovati nella  ex stanza di Tutino da due chirurghi plastici suoi acerrimi avversari, uno dei quali  Dario Sajeva,era stato il bersaglio delle denunce presentate in procura da Tutino(e avallate da Crocetta) poi archiviate dal gip Lorenzo Matassa che le ha definite “strampalate”.

Ora si attende che queste carte divengano pubbliche e se ne possa discutere. “Quando saranno pubbliche-ha detto il procuratore Lo Voi-sarà tutto più chiaro”. Ma pur con i continui riferimenti che a quella trattativa fa dalla sua cella Salvatore Ruina parlando con il suo compagno di prigione Lorusso mancano ancora molti tasselli non sul centro della trattativa che riguardò con ogni probabilità le misure assunte dallo Stato dopo il 1992 contro i mafiosi detenuti quanto sui termini dell’accordo che, a quanto pare, allora si realizzò tra i contraenti ed ebbe conseguenze di sicuro negative sulle tappe successive dello scontro tra le istituzioni politiche e giudiziarie e le associazioni mafiose. Come ora appare, anno 2015, con molta maggior chiarezza che alcuni anni fa.

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