Taglio Tasi. Il governo si dimentica degli inquilini eludendo la sofferenza abitativa

Il 10 ottobre per la giornata nazionale “sfratti zero”

ROMA – Non c’è solo il rilievo che con il taglio generalizzato delle tasse sulla prima casa si avvantaggiano di più i proprietari ricchi e le abitazioni di lusso.Il taglio dimentica completamente “l’altra metà del cielo” degli abitanti, ovvero gli inquilini.La TASI, tassa sui  cosiddetti servizi comunali indivisibili, nel caso di immobili locati, in una quota tra il 10 e il 30% del valore catastale dell’immobile, deve essere pagato dall’inquilino. Si tratta, evidentemente, di seconde case dal punto di vista della proprietà e che, pertanto, non avranno alcuna riduzione. Dal punto di vista di inquilini, sia di alloggi privati che di assegnatari di case popolari, però, si tratta a tutti gli effetti della casa di abitazione principale. Ora se viene eliminata ogni tassazione sulla prima casa, per un principio elementare di equità, essa non può  riguardare solo i proprietari della prima casa ma anche gli inquilini che vivono nella casa in affitto utilizzandola, quindi, a tutti gli effetti come prima casa.

In secondo luogo, con l’eliminazione di ogni tassazione sulla prima casa, si renderà più difficile per i comuni praticare sconti fiscali sulle seconde case messe in affitto a canone agevolato, secondo i parametri degli accordi locali.

Rimane infine la critica di fondo: si elude ancora il vero lato oscuro della condizione abitativa in Italia, che il selvaggio aumento degli sfratti in generale e tra questi il 90% quelli per morosità incolpevole, segnala, come punta dell’iceberg di una sofferenza più profonda ed estesa.

Con un quarto delle risorse che il governo metterà a disposizione dei proprietari (sembra anche a favore dei ricchi e delle abitazioni di lusso, ville e castelli eliminando anche in questi casi l’Imu) si potrebbe affrontare strategicamente questa sofferenza che è rappresentata dalla carenza di abitazioni sociali: un miliardo di euro l’anno per un piano decennale che realizzi 1 milione di abitazioni sociali in Italia, senza consumo di suolo, attraverso l’utilizzo del già costruito, a partire dal recupero e riuso a fini abitativi dell’enorme patrimonio pubblico del demanio civile e militare in dismissione o inutilizzato.

Il 10 ottobre per la giornata nazionale “sfratti zero” manifesteremo in almeno 50 città nelle città del Paese per chiedere questa svolta nella direzione di una nuova politica sociale della casa.

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