Riforma del Senato. Dal bicameralismo perfetto al monocameralismo imperfetto?

ROMA – Sono sempre incuriosito dal fatto che talvolta il nostro Paese arrivi a rendersi conto, oggi, di desiderare determinate cose da tanto, tantissimo tempo.

Un giorno si aprono gli occhietti e si prende coscienza del fatto che si aspettava da quasi 70 anni di eliminare il bicameralismo perfetto dalla nostra Costituzione, il golem che impedisce al Paese di adottare la più piccola decisione. Ma prima di smontare le Istituzioni del Paese diamo una ripassata ad un po’ di termini.

Mocameralismo e bicameralismo

Sembrerebbe del tutto ovvio e semplice inserire nella casella mono o bi i singoli Paesi, la Mongolia ha il Grande Hural di Stato come camera bassa, non ha un Senato o una qualche forma di camera alta e quindi è monocamerale, ma già da questo punto apparentemente elementare bisogna cominciare a fare attenzione. Il Regno Unito, ad esempio, in cui vige un sistema che, di fatto sotto il punto di vista della formazione delle leggi, è monocamerale ha il Parlamento formato non da due ma da tre istituzioni, House of Commons, House of Lords e Corona, ma con queste due ultime istituzioni a svolgere ruoli assolutamente secondari. Un sistema cioè di bicameralismo imperfetto, in cui le due camere hanno ruoli totalmente differenti.

Perfetto e imperfetto. Tra il bianco ed il nero tanti grigi ed il ‘quasi perfetto’

Sempre all’interno del variegato mondo del bicameralismo ma al capo opposto rispetto a quello inglese possiamo porre il nostro sistema, nel nostro Paese le due camere hanno infatti gli stessi identici poteri, ma il nostro Paese non è solo. Molte democrazie hanno optato per il bicameralismo perfetto o si sono orientati verso sistemi che assegnano poteri talmente simili alle due camere da poter utilizzare la definizione di bicameralismo quasi perfetto.

In Francia ad esempio le due camere hanno poteri pressoché analoghi ma il Senato ha minori poteri di controllo e indirizzo dell’attività dell’esecutivo mentre in ambito legislativo l’ultima parola sulle proposte di legge spetta alla Assemblea ma solo in accordo col Primo Ministro, L’AN cioè non può mai legiferare da sola ma deve avere una seconda firma, Senato o Primo Ministro, per normare.

Monocameralismo più lento, bicameralismo più veloce? Non sempre

Uno dei problemi che viene spesso addebitato al bicameralismo è la sua lentezza. Il semplice fatto di dover approvare due volte lo stesso identico testo affinché divenga norma porterebbe ad aumentare il tempo necessario alla creazione delle leggi. In molti regimi bicamerali perfetti o quasi perfetti la soluzione adottata è stata quella di prevedere la costituzione di comitati paritetici o dopo  un certo numero di letture, come in Francia, o d’iniziativa dei due speaker delle due assemblee come negli USA.

In realtà sembrerebbe che ad incidere sulla velocità di approvazione delle norme più che il numero di letture sia il comune sentire dei parlamentari, l’intenzione di trovare un accordo in tempi brevi, come del resto dimostrato di recente dal nostro Parlamento.

Democrazia diretta o indiretta? Sincronismo con la camera bassa?

Uno dei punti più sentiti della riforma del Senato riguarda la eleggibilità diretta o meno dei senatori. Nel campo sono disponibili amplissime varietà di scelta. Nel mondo occidentale i membri delle Camere alte possono essere investiti dalla Corona, farne parte per diritto di nascita, essere eletti dai cittadini o da ristrette cerchie di amministratori locali, nel caso si decida di procedere ad elezioni l’unica reale differenza tra elezione diretta ed indiretta è data dal fatto che l’elezione indiretta comporta una semplificazione e in una certa misura anche un impoverimento delle rappresentanze. I partiti minori, infatti, che hanno guadagnato piccole rappresentanze locali difficilmente riusciranno a mettere insieme i voti per inviare un loro rappresentante al Senato.

Uno dei punti meno discussi è invece il sincronismo elettorale tra camera alta e bassa, in molti paesi infatti la camera alta si vota a scadenze proprie, differenti dalla camera bassa, per assicurare una diversità ed un continuo controllo degli elettori. In Francia, ad esempio, viene rinnovata metà assemblea ogni tre anni mentre negli Usa se ne rinnova un terzo ogni due anni. Al momento della entrata in vigore della nostra Costituzione era così anche per il Nostro Paese, con il Senato che avrebbe dovuto essere rinnovato ogni sei anni contro i cinque della Camera.

La curiosità

In Italia le autonomie locali, in particolare le regioni, hanno assemblee monocamerali, negli Stati Uniti invece, oltre al Senato federale, esiste un Senato in 49 dei 50 stati formanti l’unione. L’unico stato degli USA che ha adottato un sistema monocamerale è il Nebraska. I membri della unica camera del Nebraska vengono chiamati, oserei dire ovviamente, “senators”.

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