Senato. Una riforma difficile

ROMA – A leggere con un poco di attenzione quel che dicono la nostra Costituzione e le leggi  per ora valide, emerge un quadro diverso da quello che confusamente richiamano molti chiamati a parlarne e che sono attori più o meno importanti del docu-dramma, come ormai si dice, rappresentato ogni giorno sugli schermi televisivi e sui principali giornali. Le Camere sono importanti come lo è il governo e i poteri relativi dell’uno e dell’altro.

Vale la pena ricordare a proposito dell’articolo 2 della riforma del Senato e l’elettività o meno dei nuovi senatori che nel 2001 la riforma del titolo V della costituzione venne fatta dal governo Amato e che quattro anni dopo, nel 2005, la Devolution leghista era stata scritta di suo pugno da Bossi. Nel 2012 l’obbligo del pareggio di bilancio fu imposto dal governo Monti ma già nel 1988 il governo De Mita si era presenta to come “governo costituente”.

Si dice anche che la riforma costituzionale sia indispensabile per accelerare l’iter delle leggi ma non è vero, è la doppia fiducia che ha reso non solidi i nostri esecutivi ma il numero delle leggi è cresciuto negli ultimi tempi fino a raggiungere nel quinquennio 2008-20013 ben 391 leggi.  L’elettività dei senatori è a mio avviso auspicabile ma è anche vero che in altri Paesi a noi vicini come la Francia, la Germania e la Gran Bretagna non c’è. Quanto ai poteri di Grasso, presidente del Senato, ci sono eccome ma è anche vero che la riforma ritornerà alla Camera dove la forza del partito di governo è sicuramente  maggiore.  Quanto alle probabilità di andare al voto non dipende da come andrà il voto.  Alcuni osservatori pensano che, se la riforma passerà, avremo il voto anticipato “perché non si può tenere in moto un’automobile cambiandone il motore…
E la nuova legge elettorale, l’Italicum entrerà in vigore nel luglio 2016 e un paio di mesi dopo il governo intende celebrare il referendum sulla riforma costituzionale.

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