I media e le morti in mare

I media sono ormai oscenamente proni al governo italiano, in tema di migrazioni. Non si deve parlare del numero sempre più alti di migranti e profughi morti in mare.

E’ un ordine dall’alto, che in fondo fa comodo anche all’Ue. Si celebra Lampedusa e le sue istituzioni come se fossero eroi, si propone l’isola della morte per il Nobel per la Pace, si minimizza la strage di rifugiati in corso. Per parlare invece di “migranti salvati” e non di vittime dell’indifferenza, dell’inadeguatezza, della mancanza di procedure di soccorso in mare. Oggi una giovane donna è morta durante il “viaggio della speranza” con il bambino che portava in grembo, ma i quotidiani titolano: “Al porto di Napoli sbarcano 465 migranti”. Si precisa nell’occhiello che la prima a sbarcare è stata la “salma” della madre. EveryOne Group, che denuncia da anni questa barbarie e l’ipocrisia dei carnefici, è ormai regolarmente censurata dai quotidiani nazionali, le agenzie stampa e i telegiornali. “Se la smetteste di parlare male del governo italiano, di spazio, con le vostre azioni civili, ne avreste parecchio!”. Ci disse qualche tempo fa un giornalista. Non aveva capito che non vogliamo spazio, se è spazio macchiato di complicità e sangue. La verità non viene soffocata, ma procede inarrestabile come un’onda marina. E un giorno toccherà terra. Speriamo senza più accompagnare cadaveri di persone innocenti. 

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