Riforma del fisco. Monti fa sul serio, meno tasse per tutti ma sarà stangata sulle case

 

La prossima settimana dovrebbe essere più chiaro quale sarà il fisco italiano del terzo millennio. Già, perché, nonostante la sua professione di tributarista, il precedente ministro dell’economia, Giulio Tremonti, su questo fronte come in altri, aveva combinato davvero poco. Ora, con un accordo politico fra destra e sinistra che sembra reggere, Monti metterà a punto la delega fiscale per la prossima settimana, dandosi nove mesi di tempo per esercitarla con uno o più decreti legislativi.

L’obiettivo è quello di redistribuire il carico fiscale, che oggi pesa in massima parte sul lavoro dipendente e sulle imprese, accantonare la scriteriata clausola di salvaguardia immaginata da Tremonti, che avrebbe potuto comportare un netto taglio delle spese per l’assistenza ai disabili, rendere più difficile, se non impossibile, l’elusione tributaria.

Per quanto riguarda le imposte personali sul reddito,  dovrebbe essere ridisegnata la curva dell’Irpef, con la diminuzione della prima aliquota dal 23% al 20%. La spesa complessiva di questo provvedimento è intorno ai 15 miliardi (cinque miliardi ogni punto percentuale di aliquota) ma aumenterebbe la capacità di spesa dei contribuenti e quindi potrebbe fornire uno stimolo alla ripresa dei consumi. Per quanto riguarda l’altra imposta personale sul reddito, l’Ires dovrebbe essere sostituita dall’Iri, cioè l’imposta sul reddito di impresa ma, anche qui, con un abbattimento dell’aliquota (attualmente è del 27,5%) e un diverso regime della deducibilità degli ammortamenti.

Come già anticipato da mesi, Monti vuole stroncare l’elusione fiscale. Per questo motivo, la delega conterrà una riforma anche delle norme che consentono attualmente il ricorso a stratagemmi (come, ad esempio, l’acquisto di società decotte per scaricare le perdite dai propri bilanci in attivo) per abbattere il reddito imponibile. La soluzione, individuata già da tempo dalla giurisprudenza, è quella dell’abuso di diritto, che consiste nel considerare meramente strumentali operazioni senza una vera razionalità economica ma finalizzate esclusivamente a risparmiare sulle imposte. Queste operazioni saranno dunque vietate. Saranno inoltre riviste anche le agevolazioni fiscali, considerate oggi un complesso di norme senza un disegno unitario.

Ma tutto ciò è niente rispetto a quanto il governo sta mettendo in cantiere per quanto concerne la proprietà degli immobili. Saranno rivisti completamente i meccanismi che oggi regolano la tassazione delle case e quindi il calcolo delle rendite catastali. Queste ultime dovranno arrivare a valori prossimi a quelli di mercato, con meccanismi di rivalutazione agganciati alla realtà. Se si considera che oltre l’80% delle famiglie italiane è proprietaria di un immobile, si tratta di una stangata di proporzioni colossali. Insomma, Monti da una parte toglierà e dall’altra prenderà e il peso dei tributi sembra destinato ad incidere un po’ di meno sulle tasche dei lavoratori dipendenti. Ma c’è da crederci?

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