Usa. Veleno per animali per giustiziare un condannato a morte

WASHINGTON – E’ una storia che farà discutere il mondo intero quella che vede coinvolto il sistema giudiziario statunitense che ha scelto di uccidere un uomo utilizzando un mix letale di barbiturici e droghe che usualmente viene impiegato per l’eutanasia animale.

L’assurda vicenda rimbalza in queste ore dal penitenziario dell’Oklahoma State Penitentiary, dove l’ergastolano cinquantottenne John David Duty, condannato a morte per aver ucciso dieci anni fa il suo compagno di cella ventiduenne, è stato giustiziato usando un veleno che viene normalmente utilizzato per abbattere le bestie. La decisione del giudice, che ha emesso la condanna a morte mediante questo procedimento, è stata presa in virtù dell’impossibilità di reperire sul mercato il barbiturico che viene comunemente e frequentemente utilizzato per uccidere i condannati del braccio della morte.

La condanna di giovedì sera (18.18 ora locale) non è la prima a far discutere per la eccessiva crudeltà dimostrata. Solitamente ai condannati a morte viene somministrato un mix di barbiturici e droghe che addormentano, paralizzano e poi fermano il cuore, causando la morte in circa 45 minuti. Nel dicembre del 2009, però, nello Stato dell’Ohio il condannato a morte Kenneth Biros è stato giustiziato con l’iniezione letale di un solo componente (Sodium thiopental), senza che gli fosse “usata la gentilezza di somministrargli delle medicine per non farlo soffrire ulteriormente”. Anche allora non mancarono le polemiche frutto anche di una inquietante caccia alla vena del condannato che durò oltre trenta minuti. La stessa metodologia è stata utilizzata dallo Stato dell’Ohio in altri casi: il già citato Biros, morto in dieci minuti da quando gli è stato iniettato il sodium thiopental; Vernon Smith il 7 gennaio 2010, morto in 8 minuti;  Daryl Durr il 20 aprile 2010, morto in poco tempo; William Garner il 13 luglio 2010, morto in 18 minuti.
Lo Stato di Washington ha usato per la prima volta l’iniezione di una dose singola di sodium thiopental il 10 settembre scorso per giustiziare Cal Coburn Brown, morto circa un minuto e mezzo dopo che nelle sue vene erano stati messi in circolo cinque grammi di questa droga letale.

Appare ovvio che per molte persone più che il metodo è il fine a far rabbrividire, ma questa impellenza di giustiziare un uomo ad ogni costo ci racconta il grado di crudeltà che pervade buona parte delle nostre società occidentali. Tanto più se si pensa che tutto il mondo, star hollywoodiane e pezzi di estabislishment statunitense compresi, si è mobilitato per fermare l’esecuzione dell’iraniana Sakineh condannata a morte e detenuta nel carcere di Teheran. E cosa dire della esecuzione della condanna a morte di Teresa Lewis alla quale era stata diagnosticato una “disabilità mentale borderline”? La donna era stata condannata a morte nel 2003 perché si riteneva avesse pianificato e diretto l’omicidio di suo marito e del suo figliastro. Gli uomini che hanno materialmente portato a termine l’omicidio sono stati condannati all’ergastolo. Non assomiglia paurosamente alla vicenda di Sakineh?  Ci sono per caso condanne a morte che non meritano attenzione?

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