Continua la protesta degli studenti. La cultura non è di questo governo

ROMA – Continua la protesta studentesca in tutta Italia. Oggi c’è gran fermento nelle università dopo gli scontri registrati ieri.

A Urbino i ricercatori dell’Università  Carlo Bo hanno occupato il Nuovo Magistero, in via Saffi e hanno tutta intenzione di continuare l’occupazione contro il definanziamento del diritto allo studio fino a martedì 30, giorno in cui la Camera dovrebbe votare l’ormai famigerato ddl Gelmini. Al momento le attività didattiche sono state interrotte. Anche a Genova azioni di protesta. Un migliaio di studenti sia universitari che delle medie superiori hanno occupato questa mattina  la stazione ferroviaria di Genova Principe, creando diversi disagi.
Sale il dissenso contro la riforma Gelmini anche al Sud. A Palermo con un’azione simbolica tre studenti si sono arrampicati sull’obelisco della statua della Libertà, in piazza Vittorio Veneto e si sono incatenati, mentre i loro compagni hanno iniziato a girare attorno alla piazza, mandando in tilt il traffico automobilistico.

A Pisa, invece, si è replicato un corteo cittadino, con tanto di lancio di uova che hanno centrato in pieno la facciata dell’edificio che ospita la sede della Confindustria. Emblematico il dazebao degli studenti che recitava: “Marcegaglia: il nostro sapere contro il vostro sfruttamento”. Poi gli studenti rientrati nell”Ateneo hanno occupato la Facoltà di Farmacia e i dipartimenti di Antichistica e Scienze della Terra. L’obiettivo è quello di  paralizzare  la didattica in tutte le facoltà. Moltissimi i giovani in tutta Italia che hanno trascorso la notte sui tetti delle facoltà, delle scuole superiori e degli edifici storici, sfidando il freddo e il gelo, specie al Nord, dove in molte città è comparsa la prima neve.

Gli studenti stanno decidendo il da farsi, ma con tutta probabilità  questa forma di protesta si fermerà  per il solo week-end, nonostante in tutti gli Atenei ci sia un gran fermento. L’occupazione serve a confrontarsi, a parlare di questa situazione drammatica in cui versa la scuola pubblica e che conivolge tutto il paese, ma soprattutto a discutere  le prossime forme di lotta e le iniziative che continueranno anche nei prossimi giorni. Lunedì a Roma gli studenti si sono dati appuntamento a La Sapienza per pianificare le future mobilitazioni, mentre a Torino, almeno fino a martedì, continuerà il blocco della didattica a Palazzo Nuovo con tanto di picchetto all’ingresso.

Basterebbe avere un approccio realistico per capire che questa riforma distruggerà quel che resta della scuola pubblica e realizzare che in questi due giorni si è mobilitato l’intero universo scolastico, compresi i docenti, per mettere nel cassetto la riforma Gelmini. Invece questo governo, ormai arrivato alle sue battute finali continua imperterrito a sostenere le sue discutibili convinzioni.

Ieri,  mentre il corteo romano sfilava nelle vicinanze di Piazza Venezia davanti alle facce basite dei turisti che non riuscivano a capire cosa stesse succedendo, un signore australiano non più giovanissimo si è avvicinato per chiedere spiegazioni spiaccicando qualche parola in italiano: “Ma cosa sta succedendo?”  “La scuola pubblica è in pericolo” gli ha risposto con garbo uno studente. L’uomo ancor più allibito ha esclamato: “Scuola! Ma com’è possibile siete la culla del mediterraneo, il patrimonio culturale e artistico dell’umanità si trova qui da voi!”
Ha ragione – ha replicato lo studente – ma la cultura per il nostro governo non è un business e allora bisogna distruggerla.”

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