Monti in vena di gaffe. Lo spread? Tutta colpa di Squinzi

ROMA – Prendete Monti con il suo stile inglese, impeccabile, ironico quanto basta . Il loden invernale, se ce  ne fossero anche di estivi non perderebbe l’occasione di indossarli, è un pò come  il girocollo di Marchionne. L’abbigliamento ci racconta la persona. Ma non sempre è così.

Il premier in questi giorni presenta un altro volto Si mostra intollerante ad ogni critica, non le sopporta. Lo manda in bestia  chne si possano trovare d’accordo, per quanto possibile, il presidente della Confindustria e il segretario generale della Cgil. Vade retro satana deve essersi detto il pio Monti . Come osano questi  due a criticarmi in pubblico. Uno, Squinzi, certo dice che la revisione della spesa è un buon inizio ma, subito dopo, afferma  che bisogna evitare la macelleria sociale. Insomma, pensa il premier, questo Squinzi mi dà del macellaio  in un pubblico dibattito e dice di condividere l’intervento  del capo della Cgil che non era stato parco di critiche al decreto

Il premier attacca il leader di Confindustria
Preso dall’ira, il premier si scaglia contro il presidente di Confindustria e, parlando alla Conferenza economica di Aix en Provence, lo accusa : “Dichiarazioni di questo tipo, come è avvenuto nei mesi scorsi, fanno aumentare lo spread e i tassi a carico non solo del debito ma anche delle imprese, e quindi invito a non fare danno alle imprese”. Ricorda che il presidente degli imprenditori aveva definito una “ vera boiata”  la legge sulla riforma del lavoro e già che c’era  se la prende anche con la ex presidente Marcegaglia che osò dire che la riforma era “ pessima”. Ma ciò che gli è rimasto sul gozzo è il voto che il capo di Confindustria ha dato al suo governo, fra il cinque e il sei. Già che c’è ,anche una frecciatina al governatore di Bankitalia,

Anche Visco nel mirino del presidente dl Consiglio
Ignazio Visco, il quale in una lunga intervista al Corriere ha dato un giudizio positivo sul decreto spending review, ma poi ha avanzato una serie di proposte che si muovono in direzione esattamente contraria a quanto il governo sta facendo. Visco propone due progetti per la crescita: un piano di manutenzione straordinaria per il paese, dalle ristrutturazioni degli edifici alla messsa in sicurezza del territorio e uno sportello unico per gli investimenti, superando vecchie  pratiche burocratiche che scoraggiano gli imprenditori. Ma per quanto riguarda lo spread e la quota dovuta all’Italia ( 200 punti secondo Visco)  fa una lezioncina al governatore ma, in effetti parla a nuora perché suocera intenda. “Gli spread non scendono- afferma il premier- perchè “non c’è ancora piena credibilità nel mercato nei meccanismi a supporto dell’Eurozona e, forse, nel caso dell’Italia, c’è anche un po’ di incertezza su quello che succederà nella governance dell’economia o detto altrimenti nella politica italiana dopo le elezioni”. Insomma dopo di lui il diluvio.

Un autogol  che il premier si poteva risparmiare
 L’arroganza non è mai troppa. A volte  però gioca anche brutti scherzi. Lungi da noi plaudire Squinzi, gli imprenditori in questo paese di colpe ne hanno eccome. Fanno parte di coloro che, senza fare di ogni erba un fascio, si spellavano le mani per applaudire Berlusconi il quale diceva che tutto va bene, che il suo programma era quello degli imprenditori, .lui era uno di loro. Ma dare la colpa dello spread a Squinzi è davvero un autogol. Precedenti dichiarazioni di esponenti confindustriali non avevano prodotto alcunché per quanto riguarda lo spread che ha ripreso a crescere in questi ultimi giorni. Il presidente di Confindustria ha  detto le cose che hanno tanto infastidito Monti, sabato pomeriggio verso le ore 18. Come è noto i mercati, le Borse, sono chiusi. Il professore non puà non saperlo. Magari potrebbe dare un’ìocchiatina a quanto  detto da Draghi, il presidente della Banca centrale europea , il terzo “grande Mario”, insieme a lui e Balotelli. Con una mano riduceva il tasso di interessi e con l’altra affermava che la situazione rimaneva incerta, grave,pericolosa. Anche una certa signora Lagarde, la “regina” del Fondo monetario internazionale lanciava l’allarme sulla crisi europea che contagiava non solo gli Usa ma anche le e bonomie dei paesi emergenti. E lo spread aveva un balzo. Vero professore?



Monti condivide la quota 200 per lo spread, come indicato
da Ignazio Visco, ma ricorda anche che quel livello “come sappiamo è più alto” e ne spiega le ragioni. “Credo che ci siano fattori di non ancora piena credibilità nel mercato e nei meccanismi a disposizione dell’Eurozona”, da un lato, mentre “per quanto riguarda l’Italia c’è anche l’incertezza su quello che succederà nella politica italiana dopo le elezioni del 2013″.
”Spero che l’Italia – aggiunge – riesca a dimostrare presto con le riforme politico-istituzionali che il ritorno a un normale processo elettorale sarà pienamente compatibile con la continuità delle politiche che l’Europa sta apprezzando”.

Secondo il premier, in questi giorni alle prese con delicatissime operazioni di tagli alla spesa pubblica, le critiche da parte di figure istituzionali come Squinzi hanno effetti molto negativi sui mercati e sulle valutazioni delle organizzazioni internazionali. “Quindi – precisa – suggerirei di fare più attenzione non tanto per rispetto al Governo, che evidentemente non lo merita sulle basi di ciò che viene detto, ma per le imprese”. Monti ha precisato anche che gli spread non scendono perchè “non c’è ancora piena credibilità nel mercato nei meccanismi a supporto dell’Eurozona e, forse, nel caso dell’Italia, c’è anche un po’ di incertezza su quello che succederà nella governance dell’economia o detto altrimenti nella politica italiana dopo le elezioni”. 


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