USA: il supermercato delle armi dei narcos

CITTA’ DEL MESSICO – Malgrado l’economia americana non dia segni di ripresa, c’è un settore che non conosce crisi: quello delle armi da fuoco.

Negli ultimi anni la vendita di armi al dettaglio è aumentata in maniera considerevole. Si stima che al giorno si vendano 7900 armi da fuoco in maniera legale. La Smith & Wesson, una delle tre aziende più importanti nella produzione di armi, nel 2010 ha incrementato del 25% il proprio fatturato. Nel 2010 14 milioni di persone, secondo dati del Violence Policy Center, hanno compilato il modulo n. 4473, mediante il quale viene registrato il numero di matricola dell’arma e si verificano i precedenti penali dell’acquirente.

Nel maggio del 2010 il governo messicano ha dichiarato che, delle 75 mila armi da fuoco confiscate negli ultimi tre anni, l’80% – quindi 60 mila unità – sono entrate in Messico attraverso il confine settentrionale. In particolare sono due i tipi di armi acquistati negli Stati Uniti: il fucile automatico AK-47 (meglio conosciuto come Kalashnikov) e le repliche del fucile semiautomatico AR-15, fabbricate in Romania. Si tratta di armi d’assalto di tipo militare che sono in grado di perforare una macchina blindata o la fusoliera di un aereo in decollo o in atterraggio. Molto richiesta è anche la pistola FN calibro 5.7 mm conosciuta in Messico con il nome di “ammazza poliziotti” perché in grado di perforare un giubbotto antiproiettile.

Per le organizzazioni criminali legate al traffico di stupefacenti non è affatto difficile acquistare armi. Attraversato il confine ci sono ben 7600 armerie in un raggio di cento miglia dalla frontiera. Generalmente, per l’acquisto, si servono di un prestanome, definiti “hormigas” (formiche) nel gergo dei narcos. Si tratta cittadini americani o residenti, spesso giovani donne, senza precedenti penali. In base ad una legge del 1993, i rivenditori devono comunicare alle autorità se una persona compra più di due armi nell’arco di cinque giorni. Però i controlli sono spesso scarsi e, anche nel caso di infrazioni da parte del commerciante, raramente gli viene revocata la licenza. Inoltre, durante le fiere internazionali di armi o nei mercatini dell’usato, la vendita di armi non è regolamentata, quindi, chi vende, non è neanche tenuto a richiedere la carta d’identità dell’acquirente. In Messico, invece, l’acquisto di armi è subordinato al rilascio di un permesso, molto difficile da ottenere, e comunque non si può comprare nulla di più potente di una calibro 22.

Nel febbraio del 2007 quattro poliziotti messicani persero la vita nel così detto “massacro di Acapulco”. In base alle indagini condotte dall’ATF (l’agenzia per il controllo di Alcol, Tabacco e Armi) tra le armi sequestrate ve ne era una venduta in Texas a John Hernandez un trafficante di armi che, in un solo giorno, aveva acquistato ventitr é pistole per un valore complessivo di 25 mila dollari, compresi cinque fucili AR-15. Nel novembre del 2008 durante un raid nella città messicana di Reynosa, le forze dell’ordine recuperarono: 540 fucili d’assalto con cinquecentomila munizioni, 150 granate, 14 candelotti di dinamite, 98 granate a frammentazione, 67 giubbotti antiproiettile e sette fucili Barrett calibro 50 (vedi foto). Questi sono solo due esempi della quantità di armi trafficate.

In base ad un’inchiesta del Washington Post dello scorso dicembre, sono dodici i maggiori rivenditori di armi ai trafficanti messicani, otto si trovano in Texas, tre in Arizona e uno in California (vedi mappa). In Texas ci sono 3800 armerie, trecento solo nella città di Houston. Per cui si può comprare un’arma in ciascun negozio senza destare sospetti. I soldi che gli armaioli americani incassano sono dollari “sporchi” di cocaina: è con i soldi ricavati dalla vendita di droga sul lucroso mercato nord americano che i cartelli si riforniscono di armi e munizioni. Così, se da una parte il flusso della droga segue la direttrice sud-nord, quello delle armi segue la rotta contraria.

Il Centro Brady, che da anni si batte per introdurre nell’ordinamento americano delle leggi più restrittive in materia di armi, stima che sia di duemila al giorno le armi trafficate dagli USA al Messico, una cifra impressionante se si pensa che le armi regolarmente registrate in Messico sono solo seimila. Inoltre, dal 2008 al 2010 62 mila pistole sono sparite dagli inventari dei negozi statunitensi, cinquantasei armi al giorno.

Da quando, nel 2004, è venuta meno la messa al bando di diciannove tipi di armi e caricatori con capacità superiore a dieci munizioni, gli Stati Uniti si sono trasformati un mega supermercato di armi per i cartelli della droga. La vendita di armi “documentate” è passata da 9 milioni l’anno nel 2005 a oltre 14 milioni nel 2010 (vedi grafico) con un incremento del 50%. Si tratta di cifre in difetto: a queste va aggiunto un 30% di armi vendute durante le fiere e i mercati dell’usato, quindi vendite “non documentate”.

La maggiore disponibilità di armi d’assalto ha sicuramente contribuito ad innescare la nuova spirale di violenza che ha colpito il Messico e ha causato la morte di ventimila persone nel 2010. Eduardo Medina Mora, Procuratore Generale della Repubblica Messicana fino al 2009, ha dichiarato che, prima del 2004, le armi d’assalto sequestrate nel suo paese erano il 21%, mentre ora sono più della metà, aggiungendo che “è assurdo che una persona possa comprare cinquanta, cento armi d’assalto, lancia granate, granate a frammentazione e trasportare tutto questo arsenale in Messico”. Secondo il governo messicano le leggi americane sono così permissive che la differenza tra mercato “legale” e mercato “nero” è praticamente indistinguibile. Tony Garza, ambasciatore messicano durante la presidenza di George W. Bush, ha affermato: “in Messico non ci sarebbe tutta questa violenza se gli Stati Uniti non fossero il più grande consumatore di droghe illegali e il primo fornitore di armi ai cartelli”.

Durante la sua prima visita ufficiale in Messico nel 2009, Barack Obama ha riconosciuto la corresponsabilità degli Stati Uniti della nuova ondata di violenza, legata al traffico di droga, che ha colpito il Messico. Però, malgrado questa ammissione di colpe, nessuna azione concreta è stata intrapresa fino ad ora.

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