Inchiesta. Roma e il settore edile – 2 parte. La jungla del cemento

Le infinite attese in mancanza di politiche urbanistiche. La filiera delle costruzioni è responsabile di circa il 40% delle emissioni mondiali di CO2

ROMA – Di questi tempi il giornalismo che funziona è quello che dimostra che la pubblica amministrazione affonda, che il governo è inadeguato e inadempiente, che l’Italia va a rotoli… Magari fosse il giornalista a far la notizia! Allora una piccola speranza per questo Paese ci sarebbe. Purtroppo, guardandosi intorno, quel che sembra è proprio ciò che è; la cosa pubblica è come la Costa Concordia con Schettino ai comandi. L’edilizia rappresenta un esempio illuminante in questo senso.

L’edilizia e la crisi

Sabato 3 marzo a Roma almeno 30 mila lavoratori edili provenienti da tutta Italia hanno partecipato alla manifestazione nazionale il cui slogan recitava: “In Piazza per Costruire il futuro” indetta da Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil. La protesta ha visto lavoratori e aziende fare fronte comune, ovvero meno politica di rigore monetario e di bilancio e più misure per la crescita economica.

Di proposte per il rilancio dell’edilizia i sindacati e gli imprenditori ce ne hanno e sono chiare: procedere allo sblocco selettivo del Patto di stabilità, consentendo agli Enti locali l’avvio di piccole opere; recuperare il patrimonio edilizio pubblico (piani di recupero urbano, valorizzazione dei beni culturali); rafforzare gli incentivi per la riqualificazione del patrimonio abitativo in senso ecosostenibile. Come spesso accade negli ultimi anni, chi non sembra in grado di recepire, rinnovare ed adeguarsi alla realtà dei tempi è chi ha la responsabilità della gestione pubblica, sia essa di governo locale o nazionale.

Anche con il mercato in crisi, con i finanziamenti che a stento si muovono e con le lungaggini burocratiche, l’edilizia romana va avanti e le periferie sono invase da cantieri e le zone verdi presto diventeranno colate di cemento.

Roma e l’edilizia residenziale.

Quattro milioni di metri cubi di cemento in cambio di 200 ettari di parco è l’equazione della storia di Tormarancia. Tormarancia è un’area verde che ricade nella zona del parco dell’Appia Antica, tra la via Ardeatina e via di Grottaperfetta, nell’ XI Municipio. La storia è lunga, dura da decenni e più o meno il copione è sempre lo stesso, i cittadini che si mobilitano contro la colata di cemento, gli imprenditori che fanno valere i loro diritti, il Comune e la Regione che stanno nel mezzo.

Le Compensazioni di Tormarancia prevedono 27 atterraggi spalmati su tutta Roma, tra cui Magliana, Prato Smeraldo, Muratella, Massimina, Colle delle Gensole, Prima Porta, Tenuta Rubbia, Olgiata, Bufalotta, Torpagnotta e Fontana Candida. Circa 400.000 metri cubi saranno poi realizzati proprio su via di Grottaperfetta. In cambio, i proprietari del terreno espropriato, ovvero i costruttori, dovranno realizzare un parco attrezzato di 200 ettari con un esborso totale di 11 milioni di euro. La Conferenza dei Servizi di Febbraio 2011 doveva dare il via all’inizio lavori del parco, nelle casse del Consorzio Tormarancia si dice ci siano già parte dei fondi stanziati dai consorziati per costruirlo, eppure tutto è immobile. Perché? Perché è allo studio una rete di trasporto collettivo dimensionata? Perché si aspetta il completamento di una nuova infrastruttura in grado di smaltire efficacemente i nuovi flussi dei nuovi insediamenti? Perché si sta progettando una nuova rete di viabilità diversa dal solito scorrimento consolari – GRA? Perché sta per essere approvato un protocollo d’intesa con gli imprenditori che prevede una soluzione per ottenere case energicamente autosufficienti e a emissioni zero? La risposta è no, per il momento è tutto fermo, ma i motivi non sono chiari.

Che tutto sia fermo non significa che le migliaia di metri cubi di edilizia residenziale e commerciale non verranno realizzati, significa solo che in Italia tutto procede in maniera rallentata, e questo secondo gli addetti ai lavori è uno dei motivi principali di stasi del settore: facendo uno studio di fattibilità sul progetto di investimento edilizio, nella colonna del “tempo stimato per la realizzazione” l’output sarebbe il simbolo dell’infinito, nessuno è in grado di fare previsioni.

Abbiamo incontrato il dottor Maurizio Nicastro, presidente del Consorzio Unitario Torrino – Mezzocammino e imprenditore del settore di lunga data, il quale, raccontandoci dell’iniziativa residenziale da lui promossa, ci ha anche fatto riflettere su alcuni temi importanti.

Il comprensorio Torrino – Mezzocammino della superficie di 190 ettari è compreso tra il Grande Raccordo Anulare, la via Cristoforo Colombo, la via di Mezzocammino e la via Ostiense. E’ una lottizzazione convenzionata, nata nel 1941; fino al 1994 si sono susseguiti vari Consorzi che non sono mai riusciti a completare l’iter urbanistico. Si è riusciti ad ottenere la prima delibera del Consiglio Comunale di approvazione della lottizzazione nel 1997, per giungere infine all’inizio dei lavori di urbanizzazione nel 2002.

Mezzocammino può essere descritto come un’iniziativa di eccellenza nella realtà dei programmi edilizi realizzati a Roma. Gli interventi per canalizzare la viabilità del quartiere hanno di fatto reso possibile per tutti gli abitanti delle zone limitrofe l’accesso al GRA direzione Napoli e hanno reso più fluido il traffico locale che ora vede collegate Colombo e Ostiense.

Dei 470 milioni di Euro stanziati dalla giunta Veltroni nel 2007, che dovevano servire a realizzare una riqualificazione del quadrante Roma Sud per favorire lo scorrimento verso la strada regionale Pontina (praticamente unico collegamento tra Roma e le zone fortemente industrializzate del basso Lazio) e per fare fronte all’aumento della popolazione residente visto l’alto indice di nuove costruzioni in zona, non si ha traccia: lo svincolo sulla Colombo tra via dell’Oceano Atlantico e via dell’Oceano Pacifico non è stato realizzato; il sottopasso alla Colombo di viale dell’Umanesimo non è stato realizzato; il sottopasso alla Colombo di via Acilia non è stato realizzato; ponte dei “Congressi” che doveva cambiare il sistema viario verso l’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, che attualmente pesa quasi unicamente sul Ponte della Magliana, non è stato realizzato; il sottopasso Colombo di Torrino – Mezzocamino, è l’unico realizzato.

Il Dottor Nicastro, ci parla della complessità di lavorare nella realtà romana, chiarendo che nella sua opinione non è un problema di cattiva gestione da parte delle amministrazioni pubbliche, ma di difficoltà di imbrigliare l’eterogeneità del tessuto urbano della nostra città in regole applicabili in maniera univoca. Tentando di spiegarci cosa intende ci parla dell’edilizia economica e popolare, legge n. 167/1962.

L’edilizia economica e popolare

Lo scopo fondamentale della 167 è quello di fornire all’ente pubblico gli strumenti concreti per programmare gli interventi nel settore della casa e per incidere, tramite questi, sull’assetto del territorio urbano, contrastando la speculazione fondiaria e indirizzando lo sviluppo edilizio con i piani di zona  da realizzare su aree espropriate, all’edilizia economica e popolare.

Attualmente non è possibile attuare i finanziamenti regionali del 2004 per la 167, che muoverebbero un indotto per il Lazio di 2 miliardi di Euro rimettendo in moto l’economia del settore. I fondi sono fermi per problemi burocratici relativi alla difficoltà dell’amministrazione comunale di gestire in maniera snella l’assegnazione delle aree da costruire. Le criticità sono legate alla cessione delle aree espropriate e alla compensazione in cubatura (20% dei metri cubi realizzabili) con cui abitualmente viene saldato il prezzo di esproprio dal Comune che non è in grado di fare fronte con pagamenti in denaro. In questo modo si crea una complessa varietà di aventi diritto a costruire che deve essere governata e disciplinata, nello stesso modo in cui devono essere gestite le difficoltà sulle differenze tra piani di zona, tali quali i problemi ambientali, paesaggistici, archeologici che rendono complicato identificare la potenzialità edificatoria di ogni singola area.

Il management di tutto questo ha richiesto per ora 8 anni e non si sa quanti ancora ce ne vorranno e nel frattempo invece di lavorare per velocizzare l’attuazione di ciò che già è stato stabilito possa essere  costruito, si varano altre misure che, con la scusa di rilanciare l’economia di un settore in crisi, sommergono seppur lentamente Roma nel cemento (vedi Piano Casa).

L’ambiente

Mentre Roma agonizza immobile, incapace di alzare lo sguardo su tematiche fondamentali per lo sviluppo sostenibile della sua area urbana, in Europa e in Nord America, ma anche in alcune zone italiane,  il modo di fare edilizia cambia e si adegua alle nuove necessità di produzione sostenibile.

La filiera delle costruzioni è responsabile di circa il 40% delle emissioni mondiali di CO2.
I costi energetico-ambientali di utilizzo degli edifici sono solo una parte del problema. Sin dalla fase di progettazione e costruzione, gli edifici generano un impatto sull’ambiente. Per comprendere completamente l’influenza delle costruzioni sull’ambiente, occorre guardare anche alla catena di effetti che si dipana dal sito costruttivo. Ogni cantiere è per sua natura responsabile della trasformazione del microecosistema locali in cui si colloca, una trasformazione che tipicamente penalizza la biodiversità e antropizza gli spazi, quindi in definitiva impoverisce la varietà biologica dell’ecosistema globale.
In Italia esistono alcune iniziative che promuovono la diffusione di Green Building, come ad esempio l’esperienza dell’Agenzia CasaClima nata a Bolzano. CasaClima è un ente pubblico che propone un metodo di certificazione energetico e che stabilisce che nella provincia di Bolzano non possano essere realizzati edifici con classe energetica inferiore alla B. Lo standard CasaClima, è stato adottato anche in altre realtà, come in alcuni Comuni della Provincia di Padova e Firenze, ma per ora si tratta di eccezioni e non di una buona prassi nazionale.

Nonostante la crisi del mattone, l’edilizia verde registra una crescita annua del 5%, con un incremento di assunzioni per nuovi profili professionali e Confartigianato nel 2011 ha contato ben 43.000 nuove piccole imprese specializzate nel settore.
La Green Building, dovrebbe essere concepita non come un’alternativa all’edilizia “tradizionale” ma come una mutazione naturale e necessaria per la crescita e lo sviluppo delle nostre città,  che faccia della riqualificazione urbana il veicolo per il realizzarsi di un “abitare sostenibile”.

In Germania, sta per nascere la prima autostrada ciclabile (si chiamerà Radler B-1 e collegherà la città di Dortmund con Duisburg, lunga 60 chilometri e larga 5 metri, completamente asfaltata, senza pendenze, curve strette o incroci) e le tasse sulla casa si pagano a seconda delle emissioni di Co2.  A Roma la sfida quotidiana è sulla possibilità di attuazione di programmi vecchi di decenni.

Nella prossima “puntata” l’incredibile questione degli alloggi popolari, la crisi abitativa e il mercato immobiliare.

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