La Lega stoppa la bozza Alfano: processo breve bloccato

ROMA – Il Processo breve non val bene l’impunità, per domani nessuna calendarizzzione alla Camera. Congelato.

Così il ministro Alfano precisa “non voglio che diventi in questo momento un elemento di rottura mentre stiamo lavorando alla riforma costituzionale”. Perciò il primo tassello della “grande grande, grande” riforma della giustizia ad personam salta, ancora. Era l’unica cosa che anche gli ultimi irriducibili berlusconiani chiedevano al Cav. “faccia le riforme, le faccia male, ma le faccia”. Non passa, pur considerato l’assenso dell’Umberto, che ieri si era pronunciato positivamente sul processo breve ma non sull’immunità parlamentare: niente, nulla di nulla. E Berlusconi oggi medita, sempre se ha tempo, sui nuovi segnali di tuono del Quirinale: come quelli sull’ “incostituzionalità” viziosa di cui si bagna anche il decreto “Milleproroghe”.

Tuttavia della persuasiva morale del Presidente della Repubblica, B. sembra infischiarsene, nonostante i suoi “capisco” e “comprendo” pronunciati ieri dal Colle. SIlvio, udite udite, si vociferà nel Pdl, pensa a salvarsi dal processo Mills per corruzione, con un cavillo nel venturo ddl anti-corruzione. L’azzeccagarbugli di nuova generazione gli sta preparando una prescrizione ridotta e retroattiva; si parla di dimezzare i tempi per gli incensurati o ridurli se a commettere il reato di corruzione è un cittadino privato anziché un pubblico ufficiale. La legge è sempre uguale per tutti.
Vale l’opionione di chi ritiene che le saette di Napolitano illuminino, più che il “Milleproroghe”, proprio il cammino intrapreso dal Premier sulla riforma della giustizia “costituzionale”. Selciato per zoppi e malformati.

Non piacciono in ambiente giuridico: il doppio Csm, la separazione delle carriere della magistratura, quella corte “marziale” per le toghe che sbagliano, i maggior poteri all’Alfano di turno e apppunto la prescrizione breve. E’ quel parto mostruoso, da scenario post-nucleare, che Berlusconi, “resistente” videomessaggista on-line della domenica, tanto reclama.  Ora i nodi vengono al pettine: la bozza Alfano, è cosa massonica, degna della P2 di Gelli. Ma avendo fortuna i leghisti Maroni, Calderoli, Castelli, potrebbero essere sulla buona strada per salvare il popolo dalle ire del pelide Silvio, come già fece Fini all’indomani dei probi viri. “Misure così impopolari” al referendum confermativo non passano, sostengono dal Carroccio, e stendono un velo ulteriore sulla bozza Alfano, in particolare riguardo la sottoposizione dei Pm all’esecutivo e sulla presidenza del Guardasigilli al secondo ipotizzato Csm dei Pm, cosa che di fatto sminuirebbe i poteri del capo dello Stato, che attualmente presiede il Csm, quello vero.

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