Berlusconi contumace al processo sui fondi neri. Il premier attacca il Quirinale

ROMA – “I padri costituenti  dopo 20 anni di fascismo hanno pensato di distribuire il potere tra Parlamento, Capo dello Stato e Corte Costituzionale privando di ogni potere il presidente del Consiglio”.

E’ questa una delle frasi pronunciate dal premier Silvio Berlusconi durante la conferenza stampa di oggi al Palazzo Reale di Milano, dove tra l’altro è stato contestato da un gruppo di persone che ne chiedevano le  dimissioni. Così dopo i continui attacchi contro le toghe rosse, il Cavaliere stamane ha puntato il dito contro il Colle. “Quando decidiamo una legge – ha precisato Berlusconi – avendo avuto l’ok dal presidente della Repubblica e dal suo staff che interviene puntigliosamente su tutto, la mandiamo in parlamento, entra nelle commissioni, viene discussa e cambiata, poi va nell’aula, poi nell’altra e ancora nelle commissioni, viene discussa, vi sono i veti dei giudici che dicono la loro anche quando non dovrebbero e autorità che intervengono quando non devono intervenire. “Poi – ha aggiunto – se per caso al capo dello Stato non piace, ritorna alla camera e al parlamento e se non piace ai pubblici ministeri di sinistra, ricorrono alla corte costituzionale che la abroga”. Insomma è questo l’iter che seguono tutte le leggi del Parlamento, ma Berlusconi – ormai  sofferente da un delirio di persecuzione –  si scaglia contro qualsiasi cosa e persona che si muova contro di lui, anche su coloro che svolgono il ruolo di garante dell’unità d’Italia della nostra Costituzione, la stessa che lui intende riformare a difesa dei suoi interessi personali.

E sempre a Milano, mentre Berlusconi era impegnato nei suoi attacchi personali, si riapriva il processo Mediaset, che lo vede imputato per frode fiscale nell’ambito del procedimento su presunte irregolarità commesse dalla sua azienda nella compravendita di diritti tv e cinematografici. E visto che i suoi legali non avevano presentato alcun legittimo impedimenti veniva dichiarato dai giudici contumace, perché non presente in aula. Lui si è subito giustificato. “Io volevo andare” ma i miei legali me lo impediscono, visto  che oggi c’era il posizionamento delle udienze e quindi non era necessaria la mia presenza”. L’udienza è stata rinviata all’11 aprile prossimo.

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