Anm: “Un’altra aggressione contro i giudici”. Magistrati sul piede di guerra

ROMA – “Nel giro di pochi giorni la maggioranza di governo ha dimostrato quale era il vero obiettivo dell’annunciata riforma epocale della giustizia: risolvere situazioni legate a singole vicende processuali, direttamente con una norma sulla prescrizione dichiaratamente destinata ad incidere sullo svolgimento di un processo in corso, e indirettamente con una modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati punitiva e intimidatoria. Non era mai successo che l’attività legislativa venisse piegata in maniera così esplicita ad interessi particolari”. Lo affermano, in una nota congiunta, Luca Palamara, presidente dell’Anm, Antonello Ardituro, vicepresidente, e Giuseppe Cascini, Segretario Generale, Per i vertici dell’Anm “la modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati appare talmente assurda e disorganica da potersi spiegare soltanto come atto di aggressione nei confronti della magistratura diretto ad influenzarne la serenità di giudizio”. Quanto alla riduzione dei tempi di prescrizione, per Palamara, Ardituro e Cascini, “il principio costituzionale della ragionevole durata del processo è un principio fondamentale cui l’ordinamento deve tendere con ogni mezzo, ma la riduzione dei termini di prescrizione nulla ha a che vedere con quel principio e rischia solo di determinare l’impunità per autori di gravi delitti”.

La responsabilità civile dei magistrati

Sullo specifico tema della reponsabilità civile, i vertici dell’Anm aggiungono che “l’interpretazione della legge e la valutazione del fatto e delle prove rappresentano il cuore dell’attività giudiziaria. Pensare di sottoporre a censura tale attività con la generica e incomprensibile formula della ‘manifesta violazione del diritto’ è davvero irragionevole, prima ancora che profondamente sbagliato”. “Si pensa forse – proseguono Palamara, Ardituro e Cascini – di sottoporre a giudizio di responsabilità civile il giudice di primo grado ogni volta che una sua decisione venga annullata in sede di appello e il giudice di appello ogni volta che la sua decisione sia annullata dalla Cassazione? E di sottoporre a giudizio di responsabilità i giudici che abbiano seguito un orientamento giurisprudenziale diverso da quello dominante?”. “Si dimentica forse che i maggiori progressi per l’affermazione e la tutela dei diritti fondamentali si sono realizzati grazie a interpretazioni giurisprudenziali prima minoritarie e poi via via consolidate? Si dimentica forse – sottolineano i vertici dell’Anm- quanto complesso e articolato sia il sistema delle fonti nazionali e sovranazionali e quanto proprio i contrasti di giurisprudenza tra corti nazionali e sovranazionali abbiano contribuito alla crescita e al consolidamento di un sistema di diritti e di garanzie?”. “O forse -ipotizzano Palamara, Ardituro e Cascini- semplicemente si finge di ignorarlo e si pretende di sostenere una concezione ottocentesca della funzione giudiziaria, antistorica e giacobina, al solo scopo di affermare una pretesa supremazia del potere politico sul potere giudiziario. Ed infine quale giudice, da domani, sarà nella serenità d’animo di emettere una qualsiasi decisione con il rischio di veder avanzata, anche per ritorsione o pretestuosità, nei suoi confronti un’azione di responsabilità?”. “La riduzione dei termini di prescrizione è un’offesa per tutti i cittadini onesti di questo paese», stigmatizzano poi i vertici dell’Anm, osservando che «già nel 2005, con la cosiddetta legge ex Cirielli, i termini di prescrizione dei reati sono stati drasticamente ridotti, con il risultato che nel 2009 il numero dei reati estinti per prescrizione è stato di oltre 140mila. In un solo anno più di 140mila persone accusate di un reato hanno beneficiato della scappatoia della prescrizione”. “È evidente che un’ulteriore riduzione dei termini di prescrizione, in assenza di qualsiasi intervento diretto ad assicurare un migliore funzionamento del sistema giudiziario, determinerà soltanto – sostengono Palamara, Ardituro e Cascini- un significativo incremento del numero dei processi destinati alla prescrizione. Gli unici processi che potranno essere portati a termine saranno quelli nei confronti dei recidivi, mentre gli incensurati avranno ottime probabilità di restare tali per sempre”.

“La differenziazione del regime di prescrizione del reato in ragione della personalità dell’imputato appare palesemente in contrasto con i principi costituzionali di eguaglianza e di ragionevolezza. È impensabile, infatti -esemplificano i vertici dell’Anm – che il processo per una truffa di milioni di euro nei confronti di un incensurato si estingua, mentre debba proseguire il processo per una truffa da 5 euro commessa da una persona già condannata, magari anni prima, per altro reato oppure che tra due imputati per lo stesso fatto, uno incensurato e l’altro no, il reato si estingua per l’uno e non per l’altro». A questo punto Palamara, Ardituro e Cascini osservano che «il principio costituzionale della ragionevole durata del processo è un principio fondamentale cui l’ordinamento deve tendere con ogni mezzo, ma la riduzione dei termini di prescrizione nulla ha a che vedere con quel principio e rischia solo di determinare l’impunità per autori di gravi delitti”. “La prescrizione del reato è una sconfitta per tutti: per lo Stato che non riesce ad accertare la responsabilità dei reati; per le vittime che non ottengono giustizia per il torto subito; per l’imputato che, se innocente, non vuole la scappatoia della prescrizione, ma un’assoluzione nel merito”, concludono i verici dell’Anm.

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