25 aprile. Puntuale come la morte spunta il manifesto di Edmondo Cirielli

SALERNO – Anche quest’anno ha preso carta e penna (o tastiera e monitor) e si è messo a scrivere in occasione della festa del 25 aprile. Fra le tante disgrazie che affliggono gli italiani, alle prese con un governo di inetti, dobbiamo aggiungere anche quella delle “interpretazioni” storiche del deputato Pdl Edmondo Cirielli, presidente della provincia di Salerno. Il 25 aprile, farfuglia, rappresenta “la riconquista della libertà del popolo italiano dopo l’occupazione nazista e la difesa dei valori fondanti per la dignità dell’uomo e per la convivenza civile e democratica della nostra comunità nazionale, compromessi dal fascismo”. Ma, secondo il facondo esponente berlusconiano, è necessario ribadire “come non ci si debba chiudere in rappresentazioni idilliache e mitiche della Resistenza e, in particolare, del movimento partigiano, come non se ne debbano tacere i limiti e le ombre”. Cirielli ricorda – giustamente – gli italiani massacri nelle foibe ma evita evidentemente di collegare quei drammatici omicidi alle precedenti campagne di pulizia etnica volute da Mussolini in Istria, ai danni degli slavi. Una costante del pensiero fascista di questi ultimi anni, finalizzato ad addossare le colpe delle foibe soltanto ai partigiani titoisti e non anche al criminale regime mussoliniano.

Tosi: “Nessuna ombra sul 25 aprile”

“Sui valori che trionfarono il 25 aprile 1945, quelli della libertà e della democrazia contrapposti alla dittatura e alla barbarie nazifascista, non c’è da discutere”. Lo afferma il sindaco di Verona Flavio Tosi secondo il quale “ha fortunatamente vinto chi era nel giusto. Quella del 25 aprile dovrebbe essere una festa di tutti – prosegue – perché, grazie a quegli eventi, tutti possiamo vivere in una società libera e democratica. Gli artefici della Liberazione, oltre alle Forze Alleate e all’Esercito Italiano, furono le Forze partigiane, le quali rispecchiavano una pluralità di opinioni politiche: sarebbe ingeneroso e oltraggioso nei loro confronti – conclude Tosi – iscriverle d’ufficio a una sola parte. Tutti dobbiamo provare pietà per chi è morto nella guerra di Liberazione, anche per coloro che, in buona fede e senza macchiarsi di crimini, si trovarono a combattere dalla parte sbagliata”.

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