Lusi, il bancomat del partito: “Ho dato 70mila a Renzi, soldi a Rutelli e Bianco”

Matteo Renzi replica: “Fuori le carte, i conti, le fatture e vediamo chi dice bugie”

 

ROMA – «Renzi ha richiesto dei soldi, circa 100 mila, anzi 120 mila euro suddivisi in tre fatture, poi Rutelli mi ha chiesto di non pagargli la terza e così ho dato a Renzi solo 70 mila euro».

È questa una delle tante rivelazioni che l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi –  secondo quanto riportato oggi da alcuni quotidiani – avrebbe fatto ieri sera durante la sua audizione alla Giunta delle immunità di palazzo Madama. «Io ero il tesoriere – ha raccontato secondo quanto viene diffuso oggi sulla stampa – ovvero il bancomat del partito. Io il garante di una spartizione 60/40 tra popolari e rutelliani». Soldi a Enzo Bianco, a lui – secondo quanto riportato dai quotidiani – avrebbe dato «un mensile di 3mila euro, poi passato a 5.500», mentre a una società di Catania legata al marito della segretaria di Bianco tra il 2009 e il 2011 sarebbero stati forniti circa 150 mila euro. Secondo Lusi, riportano i quotidiani, anche a Rutelli venivano fornite delle cifre ingenti in occasione delle elezioni.

 

Intanto le parole di Lusi non lasciano indifferenti. “Fuori le carte, i conti, le fatture e vediamo chi dice bugie”, è la sfida che lancia il sindaco di Firenze Matteo Renzi l al senatore Luigi Lusi. «Lusi due la vendetta – scrive Renzi sul suo profilo facebook riferendosi a quanto riportato stamani da alcuni media – torna alla carica e riprova a coinvolgermi nella vicenda dello scandalo ex Margherita. Dice di avermi dato dei soldi. Due mesi fa erano 140 mila euro. Oggi siamo scesi a 70 mila. Sarà la crisi… », ironizza Renzi. «Torno a chiedere – aggiunge – ciò che dico dall’inizio di questa vicenda. Lusi e la Margherita pubblichino sul sito tutte le fatture e tutto ciò che è stato finanziato…Tutto. A quel punto non c’è trucco, non c’è inganno. E vediamo chi dice bugie. Quanto a me – prosegue – non solo confermo che non ho mai preso una lira, come è facilmente riscontrabile dai bonifici, dagli assegni e dai documenti. Ma continuo a dire come faccio dalla Leopolda 2010 che il finanziamento ai partiti va abolito, subito. Se qualcuno pensa di usare di mezzucci per mandare messaggi in codice, sappia che mi hanno insegnato che si deve aver paura di tante cose, ma mai dei ladri. E che il posto dei ladri non è (o non dovrebbe essere) il Parlamento».

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