ROMA – Berlusconi ha rassegnato le dimissioni al Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Giunto al Quirinale con quasi 30 minuti di ritardo la folla gli ha lanciato alcune monetine, gli ha gridato “vergogna, vergogna”, proprio come fu per Bettino Carxi davanti all’Hotel Rafael. Un gesto spontaneo dei cittadini, arrivati al Colle per affermare per l’ennesima volta la voglia di cambiamento. L’Italia è stata liberata, pensano in molti. Comunque vada un primo passo è stato fatto. Ora bisogna pensare a ricostruire dalle macerie che questo governo lascia in eredità.
Intanto si sactena il tifo da stadio davanti a Palazzo Grazioli dopo le dimissioni da premier di Silvio Berlusconi, dove molte persone, cittadini a piedi, in auto ed in motorino stanno festeggiando come se fosse la vittoria di un mondiale di calcio: sventolando bandiere e suonando i clacson. A Palazzo Grazioli, dove il premier è da poco rientrato, ad accezione dell’entrata e di due stanze, sono state spente tutte le luci. Mentre fuori in tanti cantano in coro l’inno di Mameli alternato a cori: «Galera, Galera» e «Mafioso, mafioso», «Berlusconi a San Vittore» ed ancora urlano: «Restituiteci la fermata dell’autobus», quella di via del Plebiscito, soppressa fra le polemiche al suo arrivo a Palazzo Grazioli. Le persone che sostano davanti all’edificio sono oltre 200 e stanno aumentando man man che scendono da piazza del Quirinale.