Vitalizi ai parlamentari. Fatta le legge trovato l’inganno

ROMA – La notizia è della scorsa settimana quando durante il consiglio di presidenza a palazzo Madama, durante il vertice tra il presidente del Senato, Renato Schifani, quello della Camera, Gianfranco Fini, e il neo ministro del Welfare, Elsa Fornero si è deciso di abolire gli assegni vitalizi per i parlamentari dopo i cinque anni di mandato e nella misura di un riassetto del sistema previdenziale dei parlamentari.

Si è stabilito che a partire dal primo gennaio del 2012 si passerà al sistema contributivo, il quale sancisce che per ricevere l’assegno, serviranno almeno 60 anni se si è accumulata più di una legislatura in Parlamento, almeno 65 per chi ha alle spalle un solo mandato.
Ma come sempre accade fatta la legge, trovato l’inganno ed ecco che oggi si scopre che un nutrito gruppo di deputati e senatori   – circa 350 – sarebbero pronti a dimettersi entro e non oltre la fine dell’anno pur di non perdere la tanto amata pensione, questo perché la nuova norma prevede l’entrata in vigore per il solo ultimo anno di legislazione; di fatto, stando al vecchio sistema, bastava raggiungere i fatidici 4 anni, sei mesi e un giorno utili, per garantirsi la “pensione”.
Unico inconveniente per i fuggitici è che le dimissioni debbano essere votate in aula, e viste le costanti manifestazioni contro i privilegi dei nostri politici sarà molto dure per costoro riuscire nell’impresa, a meno che in Parlamento non si voti una norma ad hoc per salvare anche questi ultimi esponenti del bel mondo, prima di stringere le maglie dal primo gennaio.
Ora al di là di posizioni politiche e pensieri etici sull’argomento, viene da sorridere dinanzi alle tanto osannate denunce bipartisan sui privilegi dei politici e ai possibili tagli.
Viene da chiedersi se questi famosi tagli debbano riguardare il vicino e non se stessi, poichè è facile verificare che, messi alla prova su una possibile – giusta ed ovvia, aggiungiamo noi – rinuncia ai detti privilegi, si scopre che tutti i politici, nessuno escluso, grida all’altro, all’altro, poi dopo lo farò anche io.
Ma intanto, nessuno lascia la poltrona allo stadio, l’auto blu e/o privilegi vari – figuriamoci la pensione! – , mentre il resto del popolo scende in piazza per la propria dignità e per un futuro più egualitario!
Utopie del nostro tempo secolo.
Singolare, ma non troppo, appare, quindi, il modus operandi di questi politici italiani; ora non ci resta che attendere eventuali norme salva privilegi o sit-in di protesta da parte di quei 350 deputati/senatori che manifesteranno per il loro diritto alla pensione/vitalizio.
E se per noi sarebbe uno scandalo, per costoro, con ogni probabilità e principio etico a difesa, sarebbe il legittimo diritto a difesa del proprio lavoro e futuro, come ogni altro qualunque operaio.
Buffa similitudine fra chi oggi sopravvive con 800 euro al mese di pensione e chi ne potrebbe percepire 3.000.

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