India. Marò italiani. Il ministro Di Paola è fiducioso. Attesa la decisione della Corte

ROMA – Sembra sfumare l’ipotesi che i due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, possano fa rientro per Natale in Italia.

La corte suprema indiana, infatti, ha deciso di rinviare la decisione sul loro caso. Un fattore che potrebbe far slittare il rimpatrio che si era ipotizzato potesse avvenire prima delle festività natalizie.  I due militari, accusati di aver sparato e ucciso due pescatori mentre erano in missione anti pirateria, resteranno quindi ancora in India in attesa di un giudizio che non arriva mai. Oggi il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha voluto incontrare i due marò del battaglione San Marco, affinchè non si sentano abbandonati in questa lunga prigionia che dura da ben 297 giorni. Il ministro ha voluto sottolineare che i due militari sono trattati come italiani in missione e l’India un teatro operativo.
Tuttavia il clima non è dei migliori. I tempi si allungano e i rapporti diplomatici tra Italia e India si fanno sempre più tesi. L’unico a sembrare ottimista è il ministro della Difesa s: “L’auspicio ovviamente è quello di vedere la chiusura di questo caso in tempi brevissimi e sono sicuro che ci sarà. Siamo in attesa della decisione della Corte suprema dell’India: siamo assolutamente fiduciosi che questo parere verrà emesso presto, ormai all’inizio dell’anno nuovo, e riconoscerà le ragioni e il diritto dell’Italia”.

“Tuttavia – aggiunge di Paola –  nella situazione di oggi, in questo momento, l’auspicio è che gli venga concesso questo permesso straordinario di recarsi in Italia per le festività natalizie. E sono fiducioso che gli indiani, che hanno il senso dell’umanità, possano comprendere questa situazione”.

Ieri, proprio l’ex ministro della difesa Ignazio La Russa, dopo l’ennesimo rinvio, aveva proposto di rompere i rapporti diplomatico con l’India e richiamare l’ambasciatore.
“La mia è una critica che diventa vera rabbia nei confronti di tutto il sistema Italia, Governo compreso – ha detto – per non aver saputo affrontare questo come un tema prioritario. È una questione di dignità nazionale, so cosa fanno gli altri Paesi, Usa in testa, per tutelare i militari che non sono sotto la giurisdizione del loro Paese e noi non stiamo neanche facendo la metà della metà”.

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