Famiglia. Basta figli di serie A e di serie B. Letta, un atto di civiltà

ROMA – “Scompare dal codice civile la distinzione tra figli di serie A e B, si è figli e basta. Questo è un gradissimo fatto di civiltà”. Così il premier Enrico Letta presenta il decreto attuativo sulla filiazione approvato oggi (12 luglio) in Cdm. Il decreto, ha spiegato il premier, elimina la distinzione tra figli che in passato “ha accompagnato drammi umani veri e propri.

È una grandissima regola di civiltà – sostiene Letta – una scelta molto forte”. L’obiettivo è eliminare qualsiasi forma di discriminazione tra figli legittimi e naturali, ossia nati fuori dal matrimonio.

Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, saluta come un fatto “molto positivo” la decisione dell’esecutivo di “riconoscere ai bambini un diritto importante, fino ad ora negato”. “Eguaglianza giuridica” di tutti i figli, nati nel matrimonio o fuori da esso “nel pieno rispetto dei principi costituzionali e degli obblighi imposti a livello internazionale”. Questo il punto centrale del decreto legislativo, che era stato predisposto nella precedente legislatura da un’apposita commissione, presieduta dal professor Cesare Massimo Branca, istituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri.

 Ecco le principali modifiche. Viene introdotto il principio per cui la “filiazione fuori dal matrimonio produce effetti successori nei confronti di tutti i parenti, allo stesso modo in cui li produce la filiazione nel matrimonio”: viene dunque eliminato in tutta la legislazione vigente ogni riferimento ai figli “legittimi” e a quelli “naturali”. Non più discriminazioni per i figli adottivi: nei casi di adozione piena, ossia che riguardi persona minorenne, si acquisisce lo stato di figlio “nato nel matrimonio”. Esclusa, invece, l’equiparazione per gli adottati maggiorenni, per i quali non sorge alcun vincolo di parentela con i parenti degli adottanti.

Viene superata la nozione di “potestà genitoriale” e introdotta quella di “responsabilità genitoriale”: una diversa visione che “privilegia il superiore interesse dei figli minori”. Prevista anche la “legittimazione degli ascendenti”, ossia i nonni a far valere il “diritto di mantenere rapporti significativi con i minori”, ferma restando la “valutazione delle istanze alla luce del superiore interesse del minore”. Viene infine specificata la nozione di abbandono, con la previsione della segnalazione ai Comuni da parte dei tribunali per i minorenni delle situazioni di indigenza dei nuclei familiari.

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