Affittopoli. Scoppia il caso Polverini. Idv: “Dimissioni”. Lei: “Ho la coscienza a posto”

ROMA – Scoppia il caso Polverini. La Presidente della Regione Lazio è nell’occhio del ciclone per l’appartamento dell’Ater dato in affitto al marito, in una zona di alto pregio di Roma (l’Aventino) a canone irrisorio. «Dopo il caso della Polverini chiederò gli atti per vedere chi abita negli appartamenti e li pubblicherò, denuncerò vendite ed affitti anomali a politici o sedi di partito. Lancio un appello a tutti i politici affinché dichiarino se hanno una casa Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale, ndr) prima che vengano pubblicati gli elenchi». Lo ha dichiarato in una nota il senatore dell’Italia dei Valori Stefano Pedica, intervenendo sulla vicenda dell’appartamento in una zona centrale di Roma affittato a un canone modesto al marito della presidente del Lazio Renata Polverini. La vicenda è stata raccontata da un settimanale. «L’Ater è nata per chi ha bisogno di una casa e vive il dramma dell’emergenza abitativa – ha aggiunto Pedica -, non si può avere una casa Ater se si ha uno stipendio superiore a 18.000 euro l’anno. Sul caso Polverini deve intervenire la magistratura, la settimana prossima sarò sotto la Regione Lazio insieme a tutte le persone che vivono il dramma dell’emergenza abitativa, alle associazioni degli inquilini, agli abitanti delle case Ater e a tutti coloro che sono da anni in graduatoria per ottenere un alloggio di edilizia popolare, per chiedere le dimissioni della presidente della Regione Lazio».

La passione per le case

L’ultimo numero de “L’Espresso” in edicola ripercorre le passioni della governatrice per il mattone. Secondo il settimanale diretto da Bruno Manfelotto, negli ultimi anni l’ex sindacalista avrebbe acquistato numerosi immobili, a prezzi molto bassi, come quello in una zona semicentrale di Roma (Il Torrino) acquistato dall’Inpdap per 148 mila euro.  Nel dicembre 2002 altro colpo da maestra: appartamento all’Aventino che lo Ior (la banca vaticana) le vende per soli 272 mila euro (nove vani, due box, tre balconi). Ma la vicenda più incresciosa (soprattutto perché è stata proprio la destra a denunciare l’affittopoli delle precedenti amministrazioni di centro-sinistra) è quella che vede protagonista il marito Massimo Chiavicchioli e la casa in affitto dall’Ater. I dubbi si incentrano sul fatto che la coppia avrebbe continuato ad usufruire della casa a canone agevolato anche in assenza dei requisiti richiesti dalla legge (reddito familiare non superiore a 38 mila euro).

I Verdi: “Esposto alla Corte dei Conti”

«Le lezioni di moralità della Polverini hanno le gambe corte a giudicare, da quanto pubblicato oggi sull’Espresso». Lo afferma, in una nota, il presidente dei Verdi del Lazio Nando Bonessio. «Èimpressionante, infatti, – aggiunge – la sequenza di favori immobiliari, di irregolarità e di clientele, riportate dal settimanale con tanto di documenti originali, con le quali negli ultimi dieci anni la Presidente della Regione Lazio ha acquisito diverse proprietà immobiliari, ben al di sopra delle proprie necessità ed ignorando qualsiasi regola civile ed etica. Il tutto mentre la stessa e successivamente il coniuge risultavano essere concessionari di un appartamento Ater, ad affitto agevolato, nel quartiere San Saba a Roma». Secondo Bonessio, «questo è solo l’ennesimo tassello che si aggiunge allo scandalo di affittopoli che ha visto coinvolti sia il centrodestra, sia il centrosinistra nelle passate stagioni politiche, per il quale noi Verdi abbiamo chiesto alla Corte dei Conti di indagare per danno erariale. Questi comportamenti voraci – conclude – sono eticamente sempre inammissibili, ma risultano ancora più odiosi in un periodo nel quale molti cittadini sono in affanno proprio sul fronte abitativo in un periodo di crisi».

Renata Polverini: “Ho la coscienza a posto”

La governatrice del Lazio si difende. «Io ho la coscienza a posto» e «da presidente della Regione Lazio garantirò che la l’inchiesta della Commisisone vada avanti nella massima trasparenza». Renata Polverini commenta così, in un’intervista al Messaggero, l’inchiesta dell’Espresso secondo la quale la governatrice avrebbe vissuto per 15 anni in una casa dell’Ater insieme al marito in un appartamento dell’Aventino ad affitti ‘popolarì. «Mio marito – spiega – ha l’ossessione della legalità. Paga tutto quello che c’è da pagare fino all’ultima lira. Escludo quindi che ci possa essere qualcosa di irregolare». «Non ho rubato niente a nessuno – prosegue – e non credo sia colpa mia se le procedure dell’Ater siano andate così a rilento». Intervistata anche nelle pagine della cronaca romana da Repubblica e dal Corriere della Sera, Renata Polverini ribadisce che nella vicenda non c’è stato alcun favoritismo. «È un attacco personale, strumentale – dice al Corsera -. Mio marito non merita di essere coinvolto in queste storie per tentare di colpire me». Piuttosto, spiega invece a Repubblica, «se si dovesse applicare il criterio dei requisiti forse la metà delle persone che vivono in case Ater dovrebbero andare via. Bisognerebbe rivedere i criteri, creare le condizioni per far stare in queste case chi ci vuol stare», ad esempio aumentare i canoni per chi guadagna di più, oppure «decidere se considerare le case popolari depositi temporanei in cui si resta finchè non si guadagna qualcosa in più. Uno stipendio che poi magari ti impedisce di trovare affitti altrove. Rendiamo le case Ater in grado di generare reddito, piuttosto».

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