Jobs Act. Mineo furioso: Renzi un pericolo per la democrazia, va fermato

ROMA  – Matteo Renzi è «un pericolo» per la democrazia. Il duro attacco al premier arriva il giorno dopo il via libera del governo alla fiducia sul Jobs act (la delega sul lavoro) dall’interno del suo partito.

Corradino Mineo, uno dei ‘dissidenti’ Dem che con il premier ha avuto duri ‘botta e rispostà già nelle ‘calde’ settimane della riforma del Senato («Non mi faccio fermare dalla dinastia Min», disse Renzi) oggi torna all’attacco. Vanno trovati, dice, gli «strumenti» per «fermare questo giovanotto». Intervistato dall’agenzia ‘Dire’ il senatore Pd, esponente della minoranza, sbotta contro il modo in cui Renzi ha «di gestire il governo, il partito e il modo in cui tratta il parlamento». Renzi, osserva, «non vuole affrontare il confronto nel merito e personalizza lo scontro. Quando uno dice una cosa demagogica tipo ‘il Paese ha bisogno di fiducià il giorno in cui pone la fiducia, è evidente che sta trattando il parlamento a calci». Questi metodi, sottolinea Mineo, «sono distruttivi di Renzi, del governo, delle istituzioni parlamentari e massimamente per la sinistra. Per me la questione è: bisogna mettere in atto tutti i mezzi che sono democraticamente leciti per indurre Renzi a cambiare verso e ricostruire una sinistra che governa».

Il segretario del Pd, continua Mineo, «per la sinistra sicuramente è un pericolo. Se tu te ne freghi delle garanzie democratiche, tratti le istituzioni come un taxi che prendi e scendi quando vuoi, dai battaglia quando pensi di avvantaggiarti senza un’attenzione al merito, e il merito nel caso della riforma del lavoro è importante, se fai queste cose in realtà rappresenti un pericolo». E aggiunge: «Io non penso che Renzi sia personalmente autoritario, è che ha una grande difficoltà a governare e cerca di reagire a questa difficoltà facendo strappi che secondo me non sono accettabili». Quindi, «bisogna obbligarlo a discutere, smetterla con queste campagne tutte mediatiche, con le paroline, entrare nel merito delle questioni e cambiare verso. La sinistra ha bisogno di una nuova identità, non di fare finta. Questo è l’obiettivo, quale sarà lo strumento poi vediamo. È evidente che non è una battaglia individuale».Mineo è un fiume in piena contro il premier. Non dice ancora cosa farà al Senato sulla fiducia del governo sul jobs act, ma spiega che «se l’obiettivo è cambiare la direzione di marcia» del governo e del Pd «perchè la direzione che ha intrapreso Renzi porta lui, la sinistra e il governo contro un muro, gli strumenti andranno trovati. Io mi domando se esiste una vera sinistra, una sinistra che dice ‘non ora ma dopò ed io non la vedo».

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Il senatore Pd ricorda poi «la furbizia infantile di Renzi» quando, nei giorni della riforma costituzionale disse: «Non lascio il Paese in mano Mineo» oppure si «è inventato la dinastia dei Min… uno che dice una sciocchezza del genere non è degno di governare. O fa a spettacolo o fa politica».
Ma Mineo, continua l’ex direttore di Rainews24, «non è l’anti-Renzi, non posso esserlo io. Io ho fatto tutta la vita un altro mestiere. Io però l’ho fatto un mestiere per 40 anni e ne vado fiero, non so se altri abbiano un mestiere oltre alla politica, per esempio Renzi. Se esiste una possibilità concreta di fermare questo giovanotto considerato un uomo con delle grandi qualità ma che si sta comportando in un modo molto deludente e di farlo ragionare lo facciamo insieme- conclude – Se non esiste questo modo andremo tutti a casa, non è la fine del mondo. Ci penseranno i ragazzi di ventanni a rottamare molto velocemente i quarantenni…».
(Dire)

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