Ddl ecoreati. Oggi in Commissione Giustizia alla Camera

Legambiente e Libera: “Stop a critiche inconsistenti e tentativi di ulteriori rinvii. Approvare subito la norma senza toccare neanche una virgola”

ROMA – Finalmente oggi in commissione giustizia della Camera inizia l’esame del ddl sugli ecoreati, già approvato dal Senato dopo un approfondito dibattito, in Commissione e in Aula, durato oltre un anno. Nell’ultima settimana sono stati diversi i tentativi di introdurre ulteriori modifiche che farebbero tornare il provvedimento al Senato in quarta lettura, con il rischio concreto di vederlo affossare definitivamente.

“Spiace dover constatare che nel coro nelle critiche finisca anche una voce autorevole come quella di Gianfranco Amendola che, dopo mesi di dibattito pubblico e di confronto tecnico-giuridico, richiama l’attenzione su questioni di merito che appaiono francamente infondate”, hanno dichiarato Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente e Enrico Fontana, coordinatore nazionale di Libera.

Amendola contesta l’inserimento della parola “abusivamente” nelle definizioni dei nuovi delitti di inquinamento e di disastro ambientale.  Ma questa novità è figlia anche delle proposte di emendamento elaborate da un pool di autorevoli magistrati e giuristi che hanno coadiuvato le nostre associazioni, presentate in Senato nel maggio 2014 proprio per superare problemi emersi con la prima formulazione (ddl approvato alla Camera il 26 febbraio 2014). La parola “abusivamente” infatti,  eviterebbe vuoti di tutela e offrirebbe maggiori garanzie per l’ambiente e la salute: con questa formulazione, ad esempio, verrebbero sanzionate l’emissione sul suolo o in atmosfera di sostanze pericolose regolate dalla normativa sulla sicurezza, come nel caso delle fibre di amianto, ma anche le cave illegali o i disboscamenti abusivi.

“Questa polemica sulla parola “abusivamente” – hanno aggiunto Ciafani e Fontana – ricorda  le contestazioni fatte anche nel 2001 in occasione dell’approvazione del delitto di attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti (ex art. 53bis decreto Ronchi, oggi art. 260 Codice ambientale), il primo della normativa ambientale italiana, per sanzionare pesantemente chi «gestisce abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti». Anche allora l’introduzione di questo avverbio venne contestata paventando una paralisi delle indagini e l’inapplicabilità della norma.  La realtà poi ha dimostrato esattamente il contrario: grazie a quel delitto introdotto ormai 14 anni fa sono state concluse fino al maggio 2014 ben 235 indagini che hanno portato all’emissione di 1.434 ordinanze di custodia cautelare, alla denuncia di 4.232 persone e al coinvolgimento di 800 aziende, con numerose sentenze della Cassazione e una ormai consolidata giurisprudenza”.

Il ddl sugli ecoreati permetterà di voltare pagina rispetto ai disastri impuniti consumati fino ad oggi in Italia, grazie alla possibilità di contestare nuovi delitti in materia di ambiente, che si aggiungono e non cancellano norme già esistenti. Il ddl infatti (grazie ancora ad una nostra proposta di emendamento), prevede nella definizione di disastro ambientale le parole «fuori dai casi previsti dall’articolo 434». Garantisce, quindi, la possibilità di continuare a contestare il cosiddetto “disastro innominato”, attualmente utilizzato per colpire le più gravi lesioni arrecate all’ambiente (anche se con limitati esiti in termini di condanne definitive), e parallelamente introduce il nuovo delitto di disastro ambientale, che prevede fino a 15 anni di reclusione, al netto delle aggravanti previste dal ddl. Una volta approvata la legge, quindi, i magistrati, oltre a tutti i reati contravvenzionali e al delitto di disastro innominato, che restano in vigore, potranno contestare anche i quattro nuovi delitti previsti dal ddl in discussione da oggi alla Camera.

Infine, il rischio paventato da Amendola, secondo cui il ddl sugli ecoreati garantirebbe «mano libera all’industria inquinante» e creerebbe «scappatoie per gli inquinatori», pare oggettivamente infondato. Lo proverebbe anche solo la fortissima pressione ancora oggi esercitata da Confindustria per impedire l’approvazione definitiva della legge nella versione licenziata da Palazzo Madama, arrivando a contestare paradossalmente che una norma di questo genere disincentiverebbe gli investimenti produttivi nel nostro Paese.

“È arrivato il momento di chiudere questa partita, approvando a Montecitorio senza cambiare neanche una virgola il ddl di iniziativa parlamentare, frutto dell’unificazione di tre testi presentati all’inizio di questa legislatura da Pd, M5S e Sel, già approvato al Senato con una ampia maggioranza trasversale – hanno concluso  i due rappresentanti di Legambiente e Libera -.  La tutela dell’ambiente e della salute e la parte sana dell’economia non possono più aspettare”.

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