Legge di stabilità insostenibile. D’attorre non vota, pronto a lasciare il PD

ROMA -La tensione con la legge di stabilità non si palca all’interno del partito democratico.

Ciò che non si era realizzato con il jobs act, la Buona Scuola o la riforma della Costituzione, è in procinto di accadere stavolta”, ha detto Alfredo D’Attorre, esponente della sinistra Pd, il quale in un’intervista al Corriere, ha giudicato questa riforma “insostenibile”. Ma non solo. L’esponente dem con la sua contrarietà annuncia di fatto anche l’uscita dal partito.

“L’abbraccio con la destra – dice D’Attorre – mi pare perfettamente  coerente con le scelte di fondo. Al centro c’è l’abolizione della  tassa sulla prima casa per tutti, compresi i proprietari di castelli.  Neppure Berlusconi si era spinto fin lì. A fronte di questo si riduce  la spesa per la sanità in rapporto al Pil. Non c’è nulla per la  flessibilità in uscita per le pensioni e ci sono briciole persino  insultanti per i dipendenti pubblici, dopo cinque anni di blocco  contrattuale. Sul Sud siamo alle chiacchiere… “.

“Si dà la priorità ai profitti aziendali – insiste il deputato della  sinistra dem – senza neppure il vincolo del reinvestimento, anziché ai redditi da lavoro. E poi c’è la ciliegina sulla torta sull’uso del  contante, che trasmette un messaggio inquietante in termini di lotta  all’evasione e alla corruzione”. Di conseguenza non la voterà. “Senza  correzioni profonde la ritengo invotabile. Renzi se la approvi con i  voti di Alfano e di Verdini, non certo con il mio”. 

“È del tutto ovvio che un voto contrario implica conseguenze politiche. La sua approvazione significherebbe il definitivo distacco del Pd da  una rotta di centrosinistra. Penso che ci sia ancora la preoccupazione di evitare una spaccatura definitiva del Pd. Ma per quanto mi riguarda siamo arrivati a un punto limite e rischieremmo di non essere più  credibili dopo un altro voto favorevole”.

“Non credo che sarò l’unico deputato Pd a non votare la Stabilità, se  resta questo l’impianto. E questa scelta sarà condivisa da molti  militanti. Invito il resto della minoranza a fare una riflessione. Sul territorio c’è sofferenza e sconcerto. A questa mutazione genetica si  aggiunge la sospensione di ogni forma di democrazia interna”, visto  che “si è arrivati alla legge di stabilità senza una sola riunione di  partito, né di gruppo. Nei territori l’attività democratica è quasi  sospesa e addirittura si mette in discussione il ricorso alle primarie per i sindaci. Il Pd è ridotto a un comitato elettorale e all’ufficio  stampa del capo”.

Qualora uscisse, D’Attorre non farà una ‘cosa rossa’ con Sel, Fassina  e Civati. “Se lo snaturamento del Pd arriva a compimento, si apre lo  spazio per un soggetto largo e plurale di centrosinistra, ulivista.  isogna dare espressione sia a una sinistra di governo moderna, sia a  un’area cattolica. Renzi sta trasformando il partito in una forza  moderata che sembra guardare a destra molto più volentieri che a  sinistra”.

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