Como. Grandi opere sinonimo dello spreco

COMO – Potrebbe finire l’8 novembre prossimo il secondo mandato del sindaco Stefano Bruni (PDL), un anno e mezzo prima senza aver concluso nulla di ciò che aveva promesso.

E’ riuscito a sopravvivere a tornado come “paratie”, “Ticosa”, tutte opere fragorosamente fallite, dove ha dimostrato una incapacità gestionale e relazionale. Spesso criticato dai cittadini per la   sua arroganza e l’incapacità di ammettere gli errori, si pone come indiscusso portatore di verità.
E tra una lotta e l’altra, a palazzo Cernezzi, il 25 ottobre, viene presentata una mozione di sfiducia proprio al pupillo di Formigoni, Stefano Bruni.

L’affare Multi Investmente BV
La Multi, era vincitrice dell’appalto per la riqualificazione dell’area industriale ex Ticosa. Il 1 ottobre 2010, dopo vicissitudini indicibili, la Multi Investment BV, ditta italo olandese, con lettera indirizzata al Comune di Como, dichiara di ritenere il contratto preliminare di compravendita dell’area Ticosa, risolto o comunque inefficace, per gravi adempimenti imputabili al Comune di Como, e per altri aspetti amministrativi riguardanti il progetto Ticosa.
In fine precisa: “Ci si riserva di esercitare in giudizio ogni azione a tutela dei propri diritti, ivi inclusa ogni possibile azione per accertare o dichiarare la risoluzione del contratto preliminare”
Il Comune di Como risponde l’8 ottobre 2010, con scritto, a firma dell’ing. Roberto Laria,  dicendo: “accettate una vostra comunicazione volta a consentire un incontro a stretto giro per un’ultima chiarificazione (…) si comunica che si procederà senza ulteriore preavviso all’escussione della fideiussione, così come previsto all’art. 10 del preliminare di che trattasi” . In definitiva si intima il pagamento di una penale per aver lasciato il progetto, penale che tradotta in cifra ammonta a 3 milioni di Euro. Tutto lascia intendere che la situazione volge verso una causa lunga e costosa. Nel frattempo, l’area Ticosa rimane congelata. Dopo 3 anni di annunci e finte risoluzioni, finisce con un fragoroso fallimento.
Da qui, il Pd di Como il 25 ottobre, presenta la sua mozione di sfiducia per il primo cittadino comasco.

Firmatari anche 4 liberal
Ma certo nessuno poteva prevedere che quattro consiglieri PDL dell’area liberal, defezionassero il Pdl per appoggiare la mozione. Perché passi la mozione di sfiducia occorrono 21 voti: 15 sono della minoranza, tre del gruppo misto, (sempre di maggioranza), più i 4 Liberal dissidenti, in totale 22 voti. Questo è al momento il quadro politico di Palazzo Cernezzi. Molti sperano nella caduta del Sindaco Bruni, però pochi ci credono. In effetti, la Lega Nord, potrebbe fare la differenza, perché grida, ma poi mette in sicurezza il sindaco, e lo puntella alla poltrona. Naturalmente i quattro consiglieri dimissionari Pdl, sono oggetto di attenzione del On. Butti che ha già annunciato “speranzoso” un possibile punto d’incontro.

L’affare Paratie
Intanto, continuano sempre i frastuoni per i cantieri delle paratie che sono a un punto morto, e per stessa dichiarazione del sindaco, non finiranno prima di 3 anni; causa, fine fondi. La notizia ha agitato non poco gli albergatori della cittadina che, chiedono la chiusura immediata dei cantieri, e la restituzione della “promenade” in riva al lago. Il danno per loro e la città di Como, è notevole. Probabile causa del prosciugamento dei fondi è l’abbattimento del muro/diga edificato in riva al lago, che impediva la vista dello stesso in passeggiata. Oggetto ingombrante, che la cittadinanza, a gran voce, ha ripudiato. Errore di progettazione? No! I cittadini non capiscono.   I cantieri,  al momento chiudono completamente la vista del lago, barriere che lasciano sbigottiti turisti e affranti i cittadini. I turisti scappano, e in tempo di crisi, è doloroso per incassi e posti di lavoro.
La politica delle Grandi Opere si sta rivelando, non solo a livello nazionale, ma anche nei territori, una bufala senza precedenti.

Grandi Opere, a Como è sinonimo di spreco di denaro pubblico e disagi spropositati per i cittadini, tutto in nome di faraoniche soluzioni.
Le scosse telluriche della giunta Bruni ci sono state, la poltrona del sindaco ne porta i segni, le domande sono: “resisterà anche l’8 novembre 2010?” “se cade, chi prenderà il suo posto?”

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