Le reazioni allo strappo di Fini. Berlusconi: “Non mi dimetto”

ROMA – Sarà battaglia fra berlusconiani e finiani dopo lo strappo del Presidente della Camera d oggi a Bastia umbra.  Nessuna intenzione di rassegnare le dimissioni. Sarebbe questa la prima reazione di Silvio Berlusconi in risposta alle parole di Gianfranco Fini alla convention di Fli. Il premier, a chi ha avuto modo di sentirlo subito dopo l’intervento del presidente della Camera, avrebbe confermato l’impegno ad andare avanti.

Se Fini pensa che l’esperienza di governo sia finita deve prendersi la responsabilità di votare contro in Parlamento, avrebbe spiegato il premier ai suoi. La situazione comunque sarà analizzata più compiutamente nelle prossime ore e non si esclude la convocazione di una nuova direzione nazionale del Pdl al più presto. Nello stato maggiore del Pdl non si nasconde la sorpresa per l’affondo di Fini che, raccontano, ha ormai abbandonato del tutto la sua veste istituzionale. Adesso, «se i ministri di Fini escono, bisogna approvare la finanziaria e prima di fine anno, il 15-20 dicembre, chiedere la fiducia su un patto di legislatura», spiega Mario Valducci. A quel punto «se c’è la maggioranza bene, altrimenti si va a votare, non vedo alternative».

Bersani (Pd): “Fini, ci vuole coerenza”

Uno «sforzo autentico, difficile», ma «ci vuole coerenza». Pier Luigi Bersani non sembra particolarmente sedotto dal percorso politico fatto segnare oggi da Gianfranco Fini con il discorso di Perugia. «Ho colto dalle riflessioni di Fini il desiderio di avere un’altra destra, legata a valori di civiltà. Ma ci vuole coerenza -ha detto il leader del Pd a ‘In mezz’orà-. Le parole di Fini sugli immigrati sono belle, ma oggi in Italia abbiamo ancora la legge Bossi-Fini. Qualche accenno di autocritica sarebbe stato gradito, qualche strappo, bisognava strapparsi di più la giacca». Il fatto, ha proseguito Bersani, è che «il vintage in Italia può risultare nuovo. Oggi abbiamo risentito cose che Fini disse e ha ridetto, che oggi prendono spazio rispetto al conclamato fallimento del berlusconismo». Per il leader dem, la dimostrazione di tutto questo è la scelta di mettere il nome nel simbolo: «Mi è sembrata una piegatura, io se mi capita una cosa del genere il nome nel simbolo non lo metto. Abbiamo fatto troppa strada dalle democrazie che funzionano».

Ferrero (Fed. Sin.): “Mozione di sfiducia”

«Futuro e libertà presenti una mozione di sfiducia e tolga il proprio sostegno a questo governo giunto al capolinea». Questa l’esortazione rivolta dal segretario nazionale del Prc/Federazione della sinistra, Paolo Ferrero, al presidente della Camera Gianfranco Fini dopo il suo intervento alla convention di Perugia. «Fini è nel giusto quando afferma che il governo Berlusconi non è in condizione di continuare nella sua azione dissennata – sostiene Ferrero – Se le parole del presidente della camera sono sincere e non il solito chiacchiericcio, allora ci si attenderebbe la coerenza di presentare e votare la sfiducia a Berlusconi».

Rutelli (Api): “Fine di un’epoca”

«È finita un’ epoca». È il commento di Francesco Rutelli all’intervento di Gianfranco Fini oggi a Perugia. Secondo il leader di Alleanza per l’Italia, «la rottura tra Fini e Berlusconi riguarda il fallimento del governo che, nonostante la sua larga maggioranza parlamentare, non ha realizzato nulla di ciò che ha promesso». «Il punto politico che merita più attenzione – sottolinea Rutelli – è la rottura conclamata di Fini con la Lega e col suo rappresentante di punta, Tremonti. Su questo cambiamento strategico -conclude- si fonderà il Nuovo Polo, destinato a segnare il ciclo politico delle riforme e della stabilità».

Bossi: “Sto dietro il cespuglio”

Il leader della Lega Umberto Bossi, inseguito dai giornalisti, si è limitato a dichiarare: “Per ora sto dietro il cespuglio”. Bossi non ha voluto aggiungere altro, e si è limitato a rispolverare una sua vecchia battuta, fatta qualche anno fa. Rispolvera una tecnica degli albori della Lega, il leader del Carroccio, quando in momenti particolarmente tesi e difficili, dava vita a un vero e proprio black out informativo, arrivando a sparire dalla circolazione anche per uno o due giorni. Con le parole «sto dietro il cespuglio» Bossi oggi prende tempo ma fa capire che qualcosa dirà domani, quando i big della Lega, nel pomeriggio si riuniranno in via Bellerio. Per il resto, da parte degli esponenti di spicco del Carroccio, al momento la linea del silenzio è una sorta di ordine di scuderia. Del resto, in casa leghista, la prudenza negli ultimi tempi è stata all’ordine del giorno, per evitare possibili complicazioni, che potrebbero danneggiare il cammino del federalismo ormai alla stretta finale.

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