Referendum. Votare col fiato sospeso

ROMA – Questa mattina c’è un’aria nuova nelle strade della città. L’afflusso sembra buono, alla sera abbiamo visto i ragazzi in motorino girare per le vie con le bandiere dei 4  SI sulle spalle. Tutto sembra vada bene.

Probabilmente si diranno 4 SI per dire no ai poteri forti che vogliono sacrificare al ‘dio sviluppo’ la mente e il corpo di qualche milione di esseri umani, costringendoli nell’angoscia che non lascia pensare e costringe a credere: angoscia per il nucleare, angoscia, per l’acqua, angoscia per l’ingiustizia sociale, angoscia per il potere invisibile e strisciante delle particelle nucleari e di quelle della disumanità.

Eppure nonostante quest’aria nuova una sospensione invisibile aleggia, quasi palpabile, che non permette di respirare a pieni polmoni.
Vicino ai seggi, si sentono frasi smozzicate dentro e attorno allo spazio elettorale, che, come sempre, diventa anche un luogo d’incontro per incontri col vicino di casa con cui non si parla mai: “Sono venuta a votare presto, poi vado a messa …” e anche l’ateo impenitente, che di solito storce il naso, pensa “ Ma allora anche i cattolici praticanti vanno a votare, forse ce la facciamo”. Poi c’è il bambino che chiede alla mamma “Ma il papà non è venuto?” e lei “ C’ha da fare, viene dopo”. E il signore con qualche anno sulle spalle spiega ad un amico che sarà dura perché “C’è un zoccolo duro che non va mai a votare, il 30% per cento circa” dice.

Sono le nove del mattino l’aria è ancora fresca, fra un po’ c’è “cappuccino e cornetto”, la gente calma fluisce nelle scuole, che probabilmente ha frequentato da ragazzino, e questa volta sai che tutte quelle persone che incontri, oggi, la pensa come te su questi temi vitali per i cittadini, domani è un altro giorno, ma oggi ‘senti’ che la società civile si sta ricompattando, o forse è la speranza mai perduta, di una umanità possibile, che ti fa avere questa sensazione. Non lo sai, ma speri, e non respiri a pieni polmoni.
Non lo sai ma la tensione è forte, sai che starai col fiato sospeso ancora almeno altre trenta ore, e vorresti accelerare il tempo, per vedere in fretta oltre la linea d’ombra che il futuro ha innalzato davanti al tempo.

Domani si saprà. Si saprà se viviamo in un paese civile; si saprà se è veramente la fine della barbarie e della cecità,  annunciata quindici giorni fa con il voto di Milano e Napoli e Cagliari che non ha premiato  partiti ma ‘facce’, facce oneste. Nel libro ‘Cecità’, del premio Nobel per la letteratura Josè Saramago, la protagonista dice: “Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che non vedono, ciechi che pur vedendo non vedono.”
Lunedì sapremo se è finita l’era della cecità e della barbarie nella quale i ‘ciechi’ hanno costretto, per vent’anni, con il loro voti iniqui, anche i vedenti.

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