Il surrealismo reale. Settimana dall’8 al 14 luglio

Dopo la commedia all’italiana, che ci ha visto creatori e maestri di un tipo, di un modo di interpretare e affrontare il mondo, è stato finalmente consegnato (complice anche il caldo) agli onori della storia e della critica un nuovo genere artistico, politico e sociale che promette di restituirci il primato del tempo che fu: il Surrealismo Reale.

Ovvero l’applicazione puntuale nella vita quotidiana (soprattutto politica) degli spunti principali del movimento del ’24.
Era tempo infatti che lo storico evento andava preparandosi e l’agitazione dei nani e delle ballerine intorno al Capocomico ne era testimonianza. Ma mai come in questi ultimi sette giorni alcuni accadimenti, a loro modo emblematici,  si sono andati rapidamente sommando, dando consistenza e dignità al  nuovo esprit italien.

Il primo Manifesto surrealista del 1924, definì infatti il surrealismo: « Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale. »
Gli accadimenti dell’estate 2013 lo hanno reso appunto reale.

Il surrealismo è quindi un automatismo psichico, ovvero un processo in cui l’inconscio, quella parte di noi (la peggiore?) che emerge durante i sogni, emerge anche quando siamo svegli e ci permette di associare libere parole, pensieri e immagini senza freni inibitori e scopi preordinati.
La caratteristica comune a tutte le manifestazioni surrealiste è la critica radicale alla razionalità cosciente, e la liberazione delle potenzialità immaginative dell’inconscio per il raggiungimento di uno stato conoscitivo “oltre” la realtà (sur-realtà) in cui veglia e sogno sono entrambe presenti e si conciliano in modo armonico e profondo. Il Surrealismo è certamente la più “onirica” delle manifestazioni artistiche, proprio perché dà accesso a ciò che sta oltre il visibile. Inoltre esso comprende immagini nitide e reali ma accostandole tra di loro senza alcun nesso logico.

Non c’ è forse migliore spiegazione infatti a spiegare i fatti che si sono succeduti in settimana.

Al primo posto in omaggio al « comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale. » troviamo l’affermazione del leghista Calderoli, già famoso per il Porcellum, l’attuale legge elettorale da lui stesso definita una porcata, e per le polemiche innescate dalla sua maglietta antislamica su Maometto che aveva provocato nel 2006 un caso internazionale con la Libia e le sue dimissioni da ministro della Semplificazione del governo Berlusconi : “Vedo la Kyenge e penso a un orango”.

Seguono: “Cicchitto corregge il Papa sui migranti  e Boso (Lega) : Spero affondi un barcone” riferendosi alla visita del Papa a Lampedusa.
“Non me ne frega niente di quello che ha fatto il Papa, anzi chiedo a lui soldi e terreni per mettere dentro gli extracomunitari che vengono . Non sono ipocrita come tutti, Io difendo la mia famiglia e la mia terra. Voi permettete la violenza in casa da parte di questa gente. Vendete la carne umana per l’audience, cavalcate con ipocrisia tutte le disgrazie delle persone”, ha poi insistito.
Cicchitto invece corregge il Papa. Le scuse di Papa Francesco per i morti in mare avevano innescato le riflessioni del mondo politico. Per primo il deputato Pdl Fabrizio Cicchitto  “un conto è la predicazione religiosa, altro conto però è la gestione da parte dello Stato di un fenomeno così difficile, complesso e anche insidioso, per di più segnato dall’intervento di gruppi criminali, qual è l’immigrazione irregolare che proprio a Lampedusa ha, per ciò che riguarda l’Italia, uno snodo fondamentale”.

Ancora:
Processo Mediaset (uno dei diversi a carico del senatore nonché privato cittadino Berlusconi), Camere (cioè assemblee di rappresentanza del paese intero) ferme per 1 giorno.
Sì a stop chiesto da Pdl, bagarre in Aula.
Conferenze dei capigruppo convocate dopo la decisione della Corte di Cassazione di calendarizzare per il 30 luglio l’udienza del processo Mediaset. Santanché: “Moratoria o cade il governo”. (!)
All’indomani della decisione della Cassazione di calendarizzare per il 30 luglio l’udienza del processo Mediaset, il Pdl ha chiesto di sospendere le attività parlamentari per tre giorni.
A favore, oltre al Pdl, si è espresso il Pd (!!!)  Contrari M5S, Lega e Sel.
Rissa in Aula. “Buffoni, servi, schiavi”. Così i deputati grillini hanno apostrofato i colleghi del Pd dopo il via libera alla sospensione dei lavori della Camera chiesta dal Pdl. Sono scesi tutti nell’emiciclo dell’aula di Montecitorio e hanno cominciato a gridare verso i banchi del Pd. A quel punto alcuni deputati, tra cui Piero Martino e Nico Stumpo, sono scesi a confrontarsi con i grillini. I commessi hanno diviso le due fazioni.

Pdl e governo, Schifani avverte: “Se condannano Silvio, difficile restare”.

Silvio Berlusconi; “Bisognerebbe trovare una soluzione per rinviare questa maledetta sentenza. Un modo per farla slittare ci sarà pure. Perché io non ho più voglia di fare una campagna elettorale. Non so se mi va di far cadere il governo e ricominciare tutto daccapo”.

Caso Ablyazov o la figura di merda dell’anno: gli uomini del ministro sapevano.
Per un mese e mezzo ignorato il dossier sulla notte del blitz. Davvero il ministro dell’Interno Angelino Alfano nulla ha saputo del destino di Alma Shalabayeva e della figlia Alua se non a cose fatte? È credibile che l’autorità politica sia stata tagliata fuori dai tecnici che maneggiarono la vicenda tra il 28 e il 31 maggio?
(Si , se l’autorità politica in questione si chiama Angelino Alfano professione pupazzo del ventriloquo nonché due di coppe…)

Ma tentiamo invece di credere il contrario e analizziamo i fatti.

L’ambasciatore kazako Andrian Yelemessov e il suo primo consigliere visitano la Questura e il Viminale per sollecitare la cattura di Mukhtar Ablyazov, detto ‘o animale, dissidente che i due diplomatici dipingono come spregiudicato malfattore, per giunta legato al terrorismo internazionale. Ma, scopriamo ora, la visita al Viminale non è in un ufficio qualunque. A ricevere i diplomatici è infatti l’usciere Giuseppe Lupacchini capo di gabinetto degli uscieri del Ministro dell’Interno.
L’oggetto della riunione è la cattura di Ablyazov e Lupacchini si assicura che alla compagnia si aggreghi anche il prefetto Alessandro Valeri, capo della segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, l’ufficio al cui vertice siede il capo della Polizia (in quei giorni, Pansa non è ancora insediato) che è bravissimo a fare il caffè e il verso della sirena. La riunione – per quanto ne riferiscono tre diverse fonti qualificate – non va per le lunghe. Perché arriva il prefetto Procaccini e vede riceve Lupacchini  seduto al suo posto . Chi riceve i kazaki?  Urla, Ci devo pensare io? Lupacchini  sibila: Lo fa di sua iniziativa? È stato incaricato dal ministro? E chi è il ministro? A questo punto Abram Putrescenko riferisce ad Alfano quale è stata la loro richiesta e l’incarico dato al Dipartimento di pubblica sicurezza di risolverla celermente. Procaccini prende di petto Lupacchini  e rotolano a terra. Procaccini non è di aiuto. “La prego di comprendere che la vicenda è oggetto di un’indagine interna – dice – e dunque non posso entrare nel merito”. Certo, cazzo, quella riunione del 28 c’è stata. Certo, non fu una sua iniziativa convocarla. Ma poi? Più loquace è l’entourage di Alfano. Ma lo stesso Alfano nega di essere mai più tornato sulla questione con Procaccini.  No forse era Lupacchini. Non il 28 sera, non il 29, non il 31. Insomma, liberatosi degli scocciatori, Alfano – se è corretto quanto sostiene Berlusconi – avrebbe semplicemente rimosso la faccenda e Procaccini non gliene avrebbe più parlato (in questo caso, resterebbe da comprendere per quale misteriosa ragione un capo di gabinetto non dovrebbe riferire l’esito di una riunione con due diplomatici che è stato incaricato di ricevere proprio dal ministro e di tenersi la chiave del bagno). Almeno fino a quando, l’1 giugno o forse la sera stessa del 31 maggio (sul punto, l’entourage del ministro non è in grado di essere esatto), Alfano non riceve una telefonata. Forse al massimo un sms. A cercare Alfano è il ministro degli esteri Emma Bonino. È stata contattata dai legali dello studio Vassalli-Olivo, che hanno assistito Alma Shalabayeva, e vuole avere lumi su quello che le è stato prospettato come una grave violazione dei diritti umani.  (ah beh!!) Il ministro dell’Interno – sempre a stare alla ricostruzione proposta dal suo entourage – trasecola.  Non sapeva una sega. E come si dice “sega” in kazaco? Anzi “ma dove cappero si trova il Kazakistan?” Ascolta  comunque la Bonino e le promette di informarsi. A quanto pare, non parla della faccenda con il suo capo di gabinetto Procaccini che si è tenuto le chiavi del bagno, non gli sovviene il ricordo dell’insistenza con cui i kazaki lo avevano cercato solo tre giorni prima. Niente di niente, insomma. Più semplicemente, Alfano alza a sua volta il telefono, ma quello rimane attaccato alla scrivania e chiede all’appena insediato capo della polizia Alessandro Pansa di informarsi su quella donna e sua figlia e soprattutto di scoprire chi fa quegli scherzi del cazzo. Vorrà dire “kazaki” sua eccellenza sottolinea il capo della Polizia e Angelino ruota gli occhi a palla.
Nel confermare quella riunione, il ministro dell’Interno ricorda semplicemente di aver girato al suo capo di gabinetto Procaccini l’incombenza di parlare con i due kazaki dopo che, insistentemente, lo avevano cercato al telefono nel corso della mattinata per ottenere un appuntamento “urgente”.  Del resto, a tal punto la Questura di Roma è convinta di dover “evadere” una pratica che sta a gran cuore al Viminale, che, anche quando si tratterà di mettere su un aereo direttamente per Astana Alma e sua figlia, si decide di non contrariare i kazaki., che nel frattempo hanno caricato i  kalashnikov . I soliti due diplomatici arrivano infatti a sostenere che la donna non può essere espulsa su un aereo di linea con destinazione Mosca perché lì, all’aeroporto Sheremetevo, un gruppo terroristico legato a tale Poplov, di cui Mukhtar è accusato dal Regime di essere fiancheggiatore, sarebbero pronto a scatenare l’inferno. Alla notizia Angelino  si sente poco bene.
Di fatto, Procaccini sollecita Valeri a fare in modo che quanto i kazaki chiedono con insistente flatulenza venga fatto. Rapidamente. Che insomma quel Mukhtar venga arrestato se è vero, come dicono i due diplomatici mostrando prove raccolte dall’agenzia di investigazione privata Syra, che, tre giorni prima, l’uomo era certamente a Casal Farlocco insieme a Lupacchini.
Non è dato sapere quanto tempo impieghi Pansa a venire a capo della questione. Ma deve essere questione di minuti. Al Dipartimento di Pubblica Sicurezza anche i sassi sanno infatti che razza di mobilitazione è costata la richiesta kazaka. Il 3 giugno, su richiesta di Pansa, la Questura di Roma e l’Ufficio stranieri inviano al Viminale le prime relazioni di servizio interne su quanto è accaduto. È un pro-forma, perché tutti sanno cosa è successo. Anche chi fa finta di non sapere. Infatti lo sa anche il barista dello spaccio e il parcheggiatore abusivo davanti ala questura. E infatti, nulla accade per un mese e mezzo. Fino a venerdì pomeriggio. Quando il governo decide di uscire dall’angolo facendo volare gli stracci (o buste di fave). Quando Alfano scopre che quel che per 45 giorni gli era apparso “perfettamente rispettoso delle norme”, tale non è più. Azz! Bisogna ricominciare daccapo…
Dopo la riunione del 28 con Procaccini e i due diplomatici kazaki, proprio quando ormai non ci capiva più una emerita mazza, il capo della segreteria del Dipartimento, il prefetto Alessandro Valeri, ha infatti messo rapidamente in moto la macchina che porta al blitz quella stessa notte.  Ma non è partita per mancanza di carburante. Ha chiesto al capo della Criminalpol e vicecapo della Polizia Francesco Cirillo di dare una svegliata all’Interpol (Mukhtar è ricercato con mandato di cattura internazionale per furto di benzina) e ha eccitato il capo della squadra mobile di Roma Renato Cortese accreditando i due diplomatici e le loro fasulle informazioni sulla pericolosità del soggetto come due famosi trans di passaggio per la capitale…
Alfano compare in televisione a rete unificate: Scusate non sapevo di essere il Ministro dell’Interno…

Proseguiamo.
Per Enrico Bondi, commissario dell’Ilva dal 4 giugno scorso su decreto del Governo, la diffusione dei tumori a Taranto è dovuta all’elevata diffusione del fumo di sigarette e non all’inquinamento. Questo perché Taranto, essendo città marittima e portuale, avrebbe avuto, rispetto alle altre città del Mezzogiorno, una maggiore diffusione del fumo di sigarette. 


Poi.
Lotta all’evasione, dal 2000 a oggi mancano incassi per più di 500 miliardi (!).
Negli ultimi anni sono stati emessi ruoli per oltre 800 miliardi, ma la somma effettivamente incassata dallo Stato è risultata di gran lunga inferiore: il carico dei ruoli da riscuotere ammonta teoricamente a 545,5 miliardi.

Grillo da Napolitano: “L’Italia è in macerie. Ho detto al presidente di tornare alle urne”
ll capo dei 5S al Quirinale, a sorpresa c’era anche Casaleggio. Poi conferenza stampa: “Solo annunci, i partiti al governo hanno sfasciato l’Italia, il Paese è una pentola pronta a scoppiare”. Ed elenca sprechi e problemi denunciati dal Movimento. L’incontro fissato per venerdì scorso, ma l’ex comico aveva chiesto un rinvio per le vacanze.

Editoria, nel 2012 perso un miliardo .
Il presidente dell’Authority delle comunicazioni ha presentato la relazione annuale al Parlamento: È stato l’anno del crollo della spesa per comunicazioni e quello delle difficoltà ad accedere a internet: “Un italiano su tre vive ai margini della rete”  ha detto il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani nel corso della Relazione annuale 2013. “La rappresentazione più brutale della domanda di Internet in Italia – ha proseguito Cardani – è quella che vede il nostro paese al quarto posto in Europa nella non invidiabile classifica del numero di individui che non ha mai avuto accesso a Internet (37,2% contro una media Ue27 di 22,4%)”.

C’est ne pas une Pays…

 

 

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