Referendum acqua: scattano le proteste

ROMA – Maroni ha deciso: il Referendum sarà il prossimo 12 Giugno.

Una data che lascia increduli sia i rappresentanti dell’opposizione, sia i promotori del referendum. Ad essere contestata è l’enorme facilità con cui si riescono a buttare dalla finestra soldi pubblici. Ci si aspettava infatti che il Referendum fosse associato alle prossime amministrative, una mossa per incentivare il voto e per risparmiare oltre 400 milioni di euro.

Non è stata proprio una scelta saggia quella di posizionare il Referendum il 12 Giugno. Sono nate critiche pesanti sia dall’opposizione sia da parte dei comitati di cittadini che hanno lottato per raccogliere 1 milione e 400 mila firme in favore del referendum per l’acqua pubblica.

Poiché il 28 Maggio ci sarà il voto per le Amministrative infatti, ci si aspettava che un politico che bada al bene del paese operasse in modo da raggiungere il massimo con il minimo sforzo e possibilmente risparmiando centinaia di milioni in tempo di crisi. Quale modo migliore di accorpare il Referendum al voto per le amministrative? Ma a quanto pare Maroni ha avuto un’idea diversa.

C’è chi dice che separare le due cose serva a scoraggiare il voto. Ma quale voto? Quello del Referendum o quello per le Amministrative? Nel primo caso infatti verrebbe seriamente compromessa ed ostacolata una grande opportunità per il nostro paese: quella di rendere pubblica la gestione dell’acqua che è un bene necessario ed indispensabile secondo la nostra Costituzione.

C’è anche la possibilità che ad essere scoraggiato sia invece il voto per le amministrative. Un assenteismo che non fa paura ai partiti perché in tempi come questi sono proprio i voti a fare paura. Una paura che ha portato all’ideazione di un meccanismo diabolico di manipolazione telematica dei voti come descritta nell’inchiesta giornalistica “Gli Imbroglioni”. Secondo quest’inchiesta i numeri che fanno la differenza sono proprio le schede bianche.

Per eliminare tutti i sospetti e le detrologie basterebbe che Maroni si dedicasse ad una politica che badi al contenimento delle spese più che agli sprechi. Unire Referendum e Amministrative corrisponde infatti ad un risparmio di oltre 400 milioni di euro.

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